Visione, apprezzamento, valorizzazione
Cosa si è perso nel sociale e come va riconquistato
15/05/2016
di Andrea di Furia
Il più bruciante paradosso della moderna società umana è che mentre ci sono voluti almeno “7 millenni” per conquistare alcuni principi etici di base condivisi, sono bastati “7 decenni” per unificare nelle mani di ca. 80 persone la metà della ricchezza mondiale.
Un centomilionesimo della popolazione mondiale possiede la ricchezza del 50% dell’Umanità attuale, pari a ca. 4 miliardi di persone. Dal punto di vista della logica dei fatti 4 miliardi di uomini e donne dipendono, sono letteralmente schiavi, da 80 persone… che neppure conoscono.
Facile osservare che questo è dovuto al tragico analfabetismo sociale di ritorno dell’uomo di inizio terzo millennio, alla sua immaturità e inadeguatezza, oltre alla totale cecità culturale, giuridica ed economica di chi ha fino ad ora guidato i Popoli della Terra.
Si è persa letteralmente quella capacità di visione del futuro evolutivo dell'uomo che ha caratterizzato l’umanità precristiana e cristiana delle origini e che va riconquistata, se vogliamo uscire dal vicolo cieco in cui ci ha portato la religione del capitalismo privato materialistico.
E qui il problema è tutto nell'attributo "materialistico" - ossia nella mancanza di una visione spirituale moderna - che declina il capitale [elemento indispensabile e necessario dell'economia moderna] in senso egoistico, speculativo e predadorio.
Religione inversa e avversa all’uomo, il materialismo scientifico ha preso il posto di quanto prima era occupato da un’etica, una religione e una spiritualità che avevano perduto la loro autonomia sociale nel secolare processo di emancipazione della dimensione politica e della dimensione economica dalla onnipervasiva dimensione culturale.
Poiché infatti la “materia” ammantata di scientificità naturalistica – in realtà un’illusoria astrazione – non considera l’uomo, se ne separa, lo disprezza, lo svilisce fino a renderlo “economicamente” cosa tra le cose, utile ingranaggio e nulla più.
Ancora pochi secoli fa principi etici come l’onore di fare bene le cose univano l’uomo-artigiano al prodotto economico della sua arte, mentre con l’avvento della grande industria internazionale e multinazionale questa unione si è dissolta: ora è l’accumulo del capitale, registrato dal profitto, ciò che importa.
L’uomo non conta più: né come soggetto né come oggetto dell'Economia. Residua ormai solo come "mezzo" per registrare malsani e sterili profitti, per accumulare materialistico e distruttivo capitale privato autoreferenziale.
Ma questo significa che l’uomo ha perso il controllo di un capitale che diventa sempre più autonomo grazie alla tecnologia: ecco l’origine inevitabile degli 80 schiavisti in pectore non previsti da nessuno.
Un vero e proprio abuso di potere è stato perpetrato dal mondo bancario internazionale attraverso le Banche centrali a favore di pochi depositari della ricchezza: con la complicità della Partitocrazia sopravvissuta a due Guerre mondiali che hanno spazzato via il vecchio concetto di Stato unitario, sostituendolo con quello unitario del Mercato.
Ma il prodotto "strutturale unitario" non cambia mutando l’ordine sociale dei fattori: il risultato resta sempre l'attuale squilibrato e annaspante sistema sociale malato.
E questa persistente “unitarietà strutturale” - che alla Chiesa medievale ha sostituito lo Stato ottocentesco e a quest’ultimo, adesso, il Mercato di inizio terzo millennio - denuncia da un altro punto di vista l’esclusione dell’uomo dal processo sociale evolutivo.
Ai 3 macro-contenuti sociali emancipati (Cultura, Politica, Economia), tra loro autonomi, non corrispondono 3 macro-contenitori funzionali emancipati (Scuola, Stato, Mercato) autonomi tra loro: ce n’è uno solo! Fino a ieri lo Stato, oggi il Mercato.
Riconquistare la visione sociale con al centro l’uomo, apprezzare come motore sociale quel miracolo che è l’uomo, riferire e valorizzare tutto ciò che lo attornia all’uomo... rimane vuota e ipocrita chiacchiera in un sistema sociale dove alla tridimensionalità emancipata dei contenuti sociali (Economia, Politica, Cultura) corrisponde oggi solo uno sterile contenitore-Mercato unitario.
Ove i contenitori sociali, tra loro autonomi, fossero davvero 3 (e non solo 1 fagocitante gli altri due) diventerebbe evidente come l’Etica culturale rivolta all’uomo del contenitore Scuola avrebbe possibilità di trasformarsi nella Giustizia legale nel contenitore Stato, e poi divenire corretta Distribuzione economica della ricchezza nel contenitore Mercato.
Se invece il contenitore sociale è solo lo Stato, come fino a pochi anni fa, l’Etica diventa giustizialismo e la Distribuzione clientelismo; se poi, come sta ora avvenendo, il contenitore sociale è solo il Mercato, la Giustizia diventa lobbismo e l’Etica predazione: e qui torniamo a quegli 80 padroni di 4 miliardi di schiavi.
Ciò che andrebbe fatto urgentemente è riequilibrare strutturalmente questi squilibri dando totale autonomia e forza, al terzo incomodo. Al "contenitore" sociale che ormai non si considera più: la Scuola.
Per tornare ad avere quella visione del futuro che serve, perché in seno ha l’uomo, per tornare ad apprezzare l’uomo, per tornare a riconsiderare ogni cosa che lo attornia in funzione dell’uomo... che occorre fare?
Serve emancipare i tre contenitori sociali (Scuola, Stato e Mercato) separandoli nettamente, prioritariamente permettendo a tutto ciò che orbita nella dimensione culturale di autodeterminarsi: senza più sottostare ai malsani e cortomiranti tutoraggi di Stato e Mercato.
Solo così potremo risanare l'attuale glaucoma sociale che acceca e impedisce di vedere i nessi immediati tra Etica e Realtà quotidiana, così come quest'ultima si presenta oggi sotto forma di concrete esigenze sociali (culturali, relazionali ed economiche) a livello locale, nazionale e planetario.
Solo una Società tridimensionale emancipata e autonoma "anche" nei contenitori sociali (oltre che nei contenuti) può equilibrare le violente derive autoritarie inosservate già in atto:
una Società tridimensionale "concreta".
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