Un “peccato mortale economico” di tutti i Governi oggi operanti nel mondo? L’inflazione
04/05/2023
di Andrea di Furia
L’usuale pensiero scientifico applicato al sociale, in particolare all’Economia, è talmente debole e insufficiente ad affrontare il tema da produrre convincimenti e opinioni nocivi assolutamente estranei alla realtà. Al posto della realtà sociale, non percepita nella sua interezza, operano automatismi endogeni in assoluta indipendenza rispetto alle attese dell’uomo e tali da indurlo in errore.
L’impossibilità di cogliere l’errore porta l’uomo che si occupa di sociale (come studioso, come governante, come economista) a ripeterlo generazione dopo generazione fino a farlo apparire (sempre al debole pensiero sociale di tutti) una realtà stabile come una montagna, inaffrontabile come uno tsunami: pensiamo alla povertà o all’inflazione.
“Errare è umano, ma perseverare è diabolico”: un proverbio di altri tempi, più adatti al dominio della dimensione culturale, dove era obbligatorio “avere fede nella religione” come avveniva nelle Teocrazie orientali (Antico Egitto), e che oggi avrebbe bisogno di un aggiornamento, visto che viviamo in un tempo dove la religione sembra passata di moda, mentre ha solo cambiato pelle divenendo di moda “avere fede nella la scienza”. Di nuovo, ciò evidenzia la debolezza dell’attuale pensiero concettuale astratto.
Sappiamo che quando una dimensione sociale domina sulle altre due siamo immersi in un sistema a struttura UNIdimensionale che lo rende parassitario e, per ciò stesso, lo sperimentiamo come antisociale.
Sappiamo che all’UNIdimensionalità strutturale culturale è succeduta nel tempo l’UNIdimensionalità strutturale politica e, per essa, il proverbio sopracitato diventa: “Errare è umano, perseverare è criminale”.
Infine, ora è il tempo dell’UNIdimensionalità strutturale economica e, per essa, il proverbio sopracitato diventa: “Errare è umano, perseverare è truffaldino”.
Il passaggio storico-geografico strutturale UNIdimensionale che trasforma il perseverare nell’errore sociale come “diabolico”, “criminale” e infine “truffaldino” potremmo riassumerlo nel termine “peccato mortale culturale” e nelle sue ulteriori due evoluzioni come “abuso di potere politico” e “sfruttamento disumano economico”.
Per chiarire il concetto prendiamo l’Inflazione… che è un peccato mortale/abuso di potere/sfruttamento disumano a seconda della struttura UNIdimensionale parassitaria che è al potere (culturale o solida, politica o liquida, economica o gassosa).
L’inflazione non è una casualità naturale come un terremoto uno tsunami o un tornado: è un processo matematico che impoverisce il potere d’acquisto del denaro a causa del denaro stesso: per come è considerato da chi ha il potere di gestirlo.
Il peccato mortale culturale è quello di considerare “immortale” il denaro, quasi fosse un Idolo, contravvenendo alla realtà dei fatti alla sua nascita: il denaro nasce come “rappresentante equivalente delle merci”. Se è equivalente alle merci deve finire come le merci che rappresenta: consumato, e come le merci hanno una loro scadenza, così deve averla anche il denaro.
Altrimenti, se il denaro sopravvive alle merci che rappresenta, crea automaticamente inflazione: ossia fa perdere potere d’acquisto a se stesso.
Chiariamolo con un esempio: oggi compro con 1 moneta 1 tazzina di caffè, domani faccio lo stesso. Le 2 tazzine di caffè (merce) vengono consumate, le 2 monete, no: si mantengono in circolazione perché non hanno scadenza.
Quando compro la terza tazzina di caffè, invece di 1 moneta… me ne occorrono 2 = inflazione del 100%. Non è la merce tazzina di caffè che è raddoppiata diventando una "tazzona di caffone", ma è il denaro in circolazione che è raddoppiato... dimezzando il suo potere d'acquisto!
Matematicamente, il rapporto che mantiene il potere d’acquisto del denaro è 1:1 (1 tazzina di caffè per 1 moneta), ma col denaro immortale il rapporto diventa 1:2 (1 tazzina di caffè per 2 monete).
Vale a dire che il mio stipendio mensile nel tempo vale la metà: compero la metà delle cose che comperavo prima.
I Governi che perseverano nell’errore di non mettere una scadenza al denaro coniato/stampato in una certa data (a esempio il 2020, per il denaro emesso nel 2000) - e che così scientemente (non abbiamo deficienti al Governo in nessun Paese del mondo, anche se talvolta ad uno sguardo distratto paiono esserlo), volutamente impoveriscono la gente sapendo di impoverirla – tali Governi di tutto il mondo vengono correttamente definiti dal proverbio come “diabolici” (in tutto il mondo le religioni hanno i loro diavoli).
Ora, un Politico che non vuole riflettere sulla realtà, ma vuole imporre la sua ideologia approfittando della situazione… che fa?
Proclama strumentalmente di voler combattere l’inflazione – ma non vuole debellarla perché lui è una élite, diversamente dalle masse amministrate, è entusiasta dei privilegi che ciò comporta e a cui non vuol rinunciare- e afferma che ha il mezzo per combattere l’inflazione... e, con ciò, accumula voti elettorali utili.
Qual è il mezzo che ha escogitato, una volta arrivato al potere? La banca centrale!
Buffo: la banca centrale (ad esempio la BCE europea, ma la stessa cosa era la Banca d’Italia, la BoE ecc.) ha il compito di governare il denaro per contrastare l’inflazione eppure, proprio con la sua attività di emissione del denaro, produce anch’essa inflazione.
Infatti, ogni emissione di denaro viene prestata con interessi. Quindi la successiva deve comprendere l’emissione1+i suoi interessi; la successiva deve comprendere l’emissione2+i suoi interessi e così via). Perciò, automaticamente, ogni emissione successiva alla prima crea inflazione crescente: toglie continuamente potere d’acquisto al denaro: aumenta automaticamente la povertà.
Questa produzione di inflazione legalizzata, anch’essa matematicamente accertata, è perciò un prodotto della dimensione politica dominante: la quale caratterizza l’ambito giuridico e, seguendo il proverbio aggiornato, non può che essere definita “criminale”.
Adesso viene il bello, anzi il brutto, perché apparentemente la dimensione economica viene in soccorso ai Governi. In realtà all’inizio sono i Governi a farsi aiutare dalla dimensione economica imponendo tasse che giustificano con l’obiettivo di aiutare i più poveri, i più socialmente deboli.
I Politici infatti, avendo la coda di paglia ogni volta che si affronta il problema della povertà, si fanno belli annunciando che, come Robin Hood, tasseranno i ricchi per dare i soldi ai poveri. Fantastico!
Purtroppo… le tasse sulle merci, sui redditi, su lavoro (che vengono scaricate sui consumatori, ricchi o poveri non importa) sono anch’esse produttrici di inflazione (ossia tolgono automaticamente potere d’acquisto al denaro) facendo aumentare i prezzi delle merci.
Immaginiamo che il Governo decida di abolire tutte le tasse: 1 tazzina di caffè ora costa sempre 1 moneta. Adesso il Governo mette l’IVA del 22% sulla tazzina di caffè, questa costerà 1 moneta + il 22%. Vale a dire che il potere d’acquisto del denaro è diminuito di questo 22%.
Questa tassazione merceologica è un'insulto all'intelligenza dell'uomo, perché invece di essere l’aiuto dichiarato per i poveri li costringe ad una sempre maggiore povertà.
Ma è lo stesso per il lavoro, la sua tassazione crea inflazione che si scarica sul consumatore: ossia diminuisce il potere d’acquisto del denaro (dunque, della remunerazione) e costringe i lavoratori a protestare per avere un aumento del salario… che viene scaricato sul consumatore (lo stesso lavoratore, lo stesso povero) causando ulteriore aumento della povertà per tutti... Stato compreso!
Un autogol evitabile non eliminando le tasse, ma banalmente delocalizzando le tasse: togliendole dalle merci, dai rediti, dal lavoro. Non provvedendo in tal senso, questa attività fiscale che fa aumentare automaticamente i prezzi e incide negativamente sui più poveri nella dimensione economica e che appesantisce i conti dello stesso Stato, seguendo il proverbio aggiornato, non può che essere definita “criminale e/o truffaldina”.
Riflettiamo: le tasse hanno una loro motivazione duplice: far funzionare la macchina (oggi il caro armato?) dello Stato e aiutare i più deboli (bambini, anziani, poveri, disoccupati ecc.). Da questo punto di vista chi può negare che non servano? Nessuno.
Tutto sta nel rilocalizzarle sulla Massa monetaria (ca. 2.000 mld sui conti correnti, investiti in azioni, obbligazioni, derivati, speculazioni sui futures ecc): cosa che, assieme alla scadenza messa al denaro, ha l’effetto di consumare il denaro allo stesso modo delle merci che rappresenta: ha l'effetto di contrastare davvero la perdita di potere d’acquisto del denaro stesso.
Rendere mortale il denaro come le merci, ad esempio in un ventennio, trasformerebbe l'azione diabolica dei Governi in angelica; togliere alle banche centrali “private” il potere di emissione trasformerebbe l’azione criminale in azione lecita; spostare la fiscalità dalle merci/redditi/lavoro/pensioni alla massa monetaria che non circola economicamente - non quella che esce dalle nostre tasche per sostenerci, ma quella giacente inutilizzata nelle nostre tasche: sui conti correnti, sugli investimenti azionari, obbligazionari, sulle speculazioni dei futures, sui derivati ecc. - trasformerebbe "il peccato mortale" dei Governi in azione soccorrevole e fraterna.
Il fatto che nessun paladino degli elettori muova un dito in questa direzione, che avvantaggia tutti, ci dice 2 cose.
La prima è che la situazione di precarietà che crea un’inflazione continua è voluta... di fatto rende indispensabili Politici e Partiti che la combattano: scusa perfetta per la loro omissione a favore degli amministrati. Siamo di fronte al fenomeno, spesso lamentato nelle cronache giornalistiche del Paese, di chi per salvaguardare il proprio lavoro di spegnitore di incendi, a volte dà un aiutino alla natura…
E se poi rammentiamo che hanno giurato qualcosa, al momento della nomina a ministri, possiamo ben dire che di fronte al fenomeno della riduzione del potere d’acquisto del denaro (definita inflazione per distogliere l’attenzione dal fenomeno reale) si realizza davvero un “peccato mortale”.
La seconda osservazione è che non ci si accorge di vivere in automatismi e in illusioni generazionali da cui il pensiero scientifico applicato al sociale, troppo debole rispetto alla materia trattata, non sa distinguersi: un poco come il pesce che vive nell’acqua non si distingue dell’acqua in cui nuota.
Questo, però, è vero solo finché il pesce... non si evolve in anfibio.
(riproduzione riservata)