Punto & Virgola

Sistema sociale: "I suppose o i presume"?

Una famosa diatriba da applicare al sociale per capirlo davvero


01/10/2017

di Andrea di Furia

Poiché nei confronti dell’inosservata tridimensionalità sociale, così urgente per i nostri tempi a inizio terzo millennio, ci sentiamo come uno degli esploratori alla scoperta del Continente nero... partiamo da un famoso episodio avvenuto lì, un secolo e mezzo fa, per tentare di chiarire ancora da un altro punto di vista che c’è una grande differenza tra “forma” e “sostanza” in qualunque situazione, cosa o parola. E quindi a maggior ragione quando si tratta di quello slogan, altrimenti vuoto di concretezza e pericoloso per l’uomo, che è il sistema sociale attuale.

Nel 1871 il giornalista Henry Morton Stanley, gallese di nascita, famoso per le sue esplorazioni africane trovò finalmente presso le sponde del lago Tanganica un malconcio David Livingstone, lo scopritore delle Cascate Vittoria sullo Zambesi, che si era perso inseguendo le sorgenti del Nilo.

E la frase con cui esordì Stanley è oggetto di diatriba nella sua parte finale: “Doctor Livingstone, i presume” o “Doctor Livingstone, i suppose”. Ognuna ha i suoi agguerriti supporter.

Naturalmente per un analfabeta è indifferente che si dica “Il Doctor Livingstone, presumo” o “Il Doctor Livingstone, suppongo”. Ma per chi analfabeta non è la differenza è lampante: nel “presumo” c’è l’elemento della forma (l’aspetto “sociale”, il modo di comportarsi in Società tra due gentiluomini inglesi), mentre nel “suppongo” c’è l’elemento della “sostanza” (l’aspetto “personale”, il timbro emotivo dell’impazienza in Stanley di concludere la propria ricerca).

 


Con questa introduzione ci avviciniamo adesso al tema del nostro sistema sociale attuale di cui dobbiamo identificare l’aspetto sostanziale e quello formale, se vogliamo veramente comprenderlo secondo sana realtà e non secondo malata suggestione. Specie se vogliamo dirigerne l’evoluzione e non esserne invece, come accade da decenni ormai, tragicamente travolti mentre mentiamo a noi stessi fingendo di condurla avanti.

Occorre però una premessa ulteriore: essere consapevoli che uomo e sistema sociale sono due entità completamente diverse. Cosa che generalmente non è così chiara come sembra. Due sono infatti i punti di vista, errati, che i moderni analfabeti sociali di ritorno accettano ingenuamente:

  1. a) il sistema sociale è fatto di uomini (quindi è anch’esso “uomo”, per così dire), che è errore di carattere “sostanziale” dovuto al fatto che il pensiero religioso nell’ultimo millennio non è stato capace di saper distinguere “forma e sostanza” nel sistema sociale in evoluzione. Qui si ha una unilateralizzazione dell’elemento sostanziale dal punto di vista “culturale”: per cui si ritiene che gli uomini abbiano il potere – spontaneamente – di cambiare il sistema sociale, e si aspetta l’uomo del destino, il messia sociale che deve impadronirsene e gestirlo a nostro vantaggio. Questa posizione è una mezza verità, ossia una menzogna sociale che dalla realtà sociale concreta viene costantemente delusa: specialmente se l’uomo del destino va al potere indisturbato. Come è già avvenuto.
  2. b) il sistema sociale è fatto di istituzioni (quindi è anch’esso “apparato, meccanismo, cosa”, per così dire), che è errore di carattere “formale” dovuto al fatto che il pensiero scientifico non è capace di saper distinguere “forma e sostanza” nel sistema sociale in evoluzione. Qui si ha una unilateralizzazione dell’elemento sostanziale dal punto di vista “politico-economico”: per cui si ritiene che le istituzioni abbiano il potere – spontaneamente – di cambiare il sistema sociale, e si aspetta il “gruppo elitario”, l’apparato ideologico o tecnico, che deve impadronirsene e gestirlo a nostro vantaggio. Pure questa posizione è una mezza verità, ossia una menzogna sociale che dalla realtà sociale concreta viene costantemente delusa: specialmente quando il “gruppo elitario”, ideologico o tecnico, va al potere anch’esso indisturbato. Come è già avvenuto.

Va notato, come da sempre cerchiamo di far notare, che né il pensiero religioso, né quello scientifico sono adatti in quest’epoca postindustriale a “leggere e scrivere il sociale”: ci riesce bene solo il pensiero artistico! Paradossale, vero? Ma questo purtroppo non s’insegna nelle Università sempre più arroccate sul mero gradino scientifico. Cosa che ha però una conseguenza spiacevole, per noi tutti.

 


In un momento storico com’è quello degli ultimi 3 secoli, in cui il pensiero scientifico spadroneggia fino a lasciarsi degenerare esplodendo nel pensiero scientifico-tecnologico persino applicato al sociale, occorre saper vedere chiaramente che la sua salute e resurrezione in quell’ambito (e non solo) è portarlo ad evolvere in pensiero scientifico-artistico.

Quel pensiero scientifico-artistico che possiamo concretamente ritrovare esistente e applicato al sociale retrocedendo orizzontalmente nel tempo e risalendo verticalmente verso il nord-Europa

1) nel 1945 dall’italiano Adriano Olivetti col suo l’Ordine politico delle Comunità snobbato dai Padri “affondatori” della Repubblica italiana (quella stessa in cui viviamo male oggi, a causa del loro gran rifiuto) in cui pone la gestione della dimensione politica nell’ottica di una strutturazione sociale tridimensionale in cui Cultura ed Economia sono autonome e sinergiche alla Politica stessa

2) nel 1919 dall’austriaco Rudolf Steiner col suo saggio I punti essenziali della questione sociale in cui (incompreso dai Sociologi solo scientifici che, come dice Zygmunt Bauman, si arrestano al primo gradino della loro materia) tratta della concretezza strutturale della Tridimensionalità sociale, vista come necessaria già da un secolo per non far deragliare il sistema nell’antisocialità montante

3) nel 1795 dal tedesco Jochann Wolfgang von Goethe col suo testamento socio-politico La favola del Serpente verde e la bella Lilia. Opera in cui, da grandissimo scienziato-artista qual era, identifica (nei 3 Re puri) la chiave strutturale tridimensionale per realizzare sanamente un sistema sociale all’altezza del triplice motto rivoluzionario (Liberté, Égalité, Fraternité); e nel quarto Re, il Re composito, prefigura il fallimentare destino rovesciato [e destinato a collassarecome stiamo iniziando a vedere ora!], ossia antisociale del sistema stesso se lasciato nella sua “strutturazione a una dimensione”. Ciò che appunto si è poi realizzato in pieno ai tempi nostri con il malsano e disumano sistema attuale: di cui viviamo i primi tragici inizi.

Il cui motto [Mail da Furbonia] dieci anni fa ho correlativamente rovesciato in Fr-égali-té: la sintesi scientifico-artistica onnicomprensiva cui si perviene se consideriamo l’intero Pianeta non solo nei secoli scorsi [totalitarismi, colonialismo, finta democratizzazione ecc.] ma anche in quello appena iniziato [globalizzazione finanziaria, integralismi, terrorismi (anche di Stato) ecc.] che è infatti ricchissimo di esempi fallimentari dell’inosservata unilateralità antisociale promossa inconsapevolmente dal tipo a) e dal tipo b).


Unilateralità qualitativamente diverse, ma egualmente complici nel condurre il Pianeta allo stesso risultato: il sistema antisociale attuale. Malsano in senso antiumano e contemporaneamente anti-istituzionale (non è vero?) perché ancora strutturato “a 1D” e non ancora “a 3D” come dovrebbe già essere.

Dobbiamo infatti cessare di denominare con la parola “sociale”, che è ormai uno slogan vuoto di realtà, il sistema attuale e cominciare a caratterizzarlo con la parola “antisociale”: che ne disegna la realtà corrente veridica, incapace di distinguere tra “forma” e “sostanza” sociale.

Cos’è dunque “sostanza sociale”? Le tre dimensioni sociali (Cultura, Politica ed Economia) del sistema, ossia l’ambiente in cui sia l’uomo che le istituzioni dovrebbero vivere e progredire.

Cos’è invece “forma sociale”? La struttura del sistema sociale, ossia l’ambiente in cui le tre dimensioni sociali di cui sopra dovrebbero vivere e progredire.

Il posizionamento di uomo e istituzioni, che gli analfabeti sociali di ritorno moderni di tipo a) e b) pongono al primo posto dei loro interessi, identificandolo con il sistema sociale, in realtà dovrebbe essere riconosciuto rispettivamente al terzo e al quarto posto.

Come la vita sulla terra non esisterebbe se non ci fosse un regno minerale che la supporta e che consente anche l’esistenza di animali e uomo, così la sostanza sociale del sistema non esisterebbe se non ci fosse una struttura sociale che la supporta e che consente anche l’esistenza delle Istituzioni e dell’uomo.

Le delusioni continue che subiamo derivano dal fatto che il pensiero scientifico e quello religioso non distinguono rispettivamente le istituzioni e l’uomo uomo dalla “sostanza sociale” (le tre dimensioni) e conseguentemente quindi non arrivano neppure a considerare la “forma sociale”: la struttura del sistema sociale che così passa inosservata.

La strutturazione del sistema sociale, invece, è ciò che impedisce oggi al sistema di essere davvero sociale, anzi lo rende sempre più antisociale ogni giorno che passa: impedendo a Istituzioni e all’uomo del tempo presente di operare secondo le intenzioni degli analfabeti sociali di tipo a) e di tipo b).

Quale dev’essere la strutturazione adatta al momento presente? Dev’essere tridimensionale, ossia capace di separare in tre ambiti diversi e autonomi l’uno dall’altro la triplice sostanza sociale (Economia, Politica e Cultura) che nell’attuale strutturazione “a una dimensione prevalente sulle altre due” (ove nessuna separazione è possibile delle tre dimensioni sociali) viene invece portata all’inquinamento reciproco.

Il cui risultato inevitabile è il dilagare della corruzione nello Stato, della predazione nel Mercato e dell’incapacità di educare nella Scuola. Risultato che se dovesse essere illustrato nei minimi dettagli dal pensiero scientifico avrebbe bisogno di chilometri di trattazione e di miliardi di iniziative “sostanziali” economiche, politiche e culturali per tentare illusoriamente di risanarlo.

Questa è la via al sistema sociale scelta dai volenterosi sognatori, di tipo a) e b), che tuttavia con le loro soluzioni solo rivolte alla “sostanza sociale” alimentano i nostri incubi quotidiani.

Oggi gli uomini che cercano la via concreta al sistema sociale devono imparare a collaborare coscientemente con il divenire del Mondo, e la soluzione della strutturazione tridimensionale del sistema sociale deve imprimersi nei loro pensieri, nei loro sentimenti e nei loro atti volitivi.

Diversamente avviene infatti con la soluzione rivolta alla “forma sociale” – quella che vuole strutturare a 3D il sistema sociale attuale e che è “una” (rispetto ai miliardi delle possibili “non soluzioni” sostanziali) e deve ricorrere al pensiero scientifico che però si è elevato di un grado, diventando scientifico-artistico – la quale coglie immediatamente la differenza tra una struttura del sistema sociale tridimensionale (a 3D) e sana in cui può respirare e vivere il motto rivoluzionario (Fraternité nel Mercato, Égalité nello Stato e Liberté nella Scuola) e tra una struttura del sistema sociale monodimensionale (a 1D) e malata come l’attuale dove tutto vuol essere solo Stato della corruzione o tutto vuol essere solo Mercato della predazione.

Struttura a 1D in cui, presentandosi ovunque nel Mondo la commistione indifferenziata e inquinata delle tre dimensioni sociali, si soffoca nel ricatto continuo perché il motto rivoluzionario si è sclerotizzato e rovesciato nel planetario Fr-égali-té.

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