Quello che non vogliamo vedere nella realtà sociale moderna
Delusi sempre dopo, perché sempre illusi prima
12/06/2019
di Andrea di Furia
Immaginiamo di vedere a mezzogiorno un tizio che al Mercato compra un mucchio di cose buone (frutta, formaggi e pesce, ad esempio, o i milioni di combinazioni che piacciono a voi lettori di questa rubrica). Lo fa con una tal passione ed entusiasmo che ci avviciniamo per conoscerne il motivo: un buon pranzetto per la propria famiglia.
Ci complimentiamo, ma subito restiamo esterefatti. Quel tizio, sempre con il massimo entusiasmo e con la massima cura, deposita in buon ordine tutto quel ben di dio nel cassonetto della raccolta indifferenziata. Ci eravamo illusi, ci aveva fatto fantasticare su chissà quali manicaretti alla Masterchef, e ora siamo delusissimi perché il risultato è solo pattume, rumenta, rusco. Rifiuto urbano indifferenziato: neppure minimamente riciclabile!
Questa immagine è la realtà che non vogliamo vedere (ascoltare, discutere) nel sociale moderno. Ci illudiamo di essere in un sistema sociale “civile, mentre viviamo in un sistema antisociale “incivile”: per forza di cose ne siamo sempre delusi.
Tuttavia, siccome piace sempre più trovare il colpevole, la colpa non è del sistema – la cui onestissima antisocialità non vogliamo vedere (ascoltare, discutere), pur avendo occhi per farlo – bensì del nostro modo di pensare il sociale. Pensiero scientifico che nel sistema sociale invece del cassonetto per la raccolta indifferenziata si illude di vedere un frigorifero sociale A+++.
Oggi chiunque e ovunque nel Mondo cerca di immettersi nel sociale, onestamente e volenterosamente escogitando iniziative o teorizzando soluzioni alla bruciante questione sociale moderna, si comporta come quel tizio di cui sopra: promette prima pranzetti entusiasmanti, ma dopo butta tutto nel cassonetto della raccolta indifferenziata del sociale.
Chi ha almeno 30 anni di vita sociale – quindi parlo degli almeno over 48 – si interroghi se mai in Italia qualsiasi iniziativa portata avanti dal Parlamento, da un qualsiasi Partito, da un qualsiasi Politico, da un qualsiasi Sindacalista, da un qualsiasi Sociologo, da un qualsiasi Professore, da un qualsiasi Economista, sia mai stato in grado di rivelarsi, più prima che poi, qualcosa di diverso da una cocente delusione.
Banale e fin troppo facile il "lavoro" delle Opposizioni! Dobbiamo ammettere, anche a malincuore, che non ne troviamo neppure 1, dicasi una. Tutte finiscono per arrugginire, imputridire e decomporsi sterilmente nel cassonetto della raccolta indifferenziata: il nostro attuale sistema sociale.
Quindi bisogna avere il coraggio di comprendere che è inutile pensare a risanare il sistema sociale se prima non si capisce il ruolo del cassonetto, il ruolo del sistema sociale preso a sé… e che non dobbiamo soltanto considerarlo come l’utile capro espiatorio dell’incapacità di pensiero sociale dell’Umanità moderna e dei nostri costanti fallimenti (ONU, OMS, FAO, FMI, Sistema delle Banche Centrali, WTO, CETA, Unione Europea ecc. ecc. ecc.).
Pertanto il primo atto concreto, per venire fuori da un’involuzione antisociale sempre più incivile e disumana della nostra Società, è scendere dalla mongolfiera delle illusioni economiche, politiche e culturali su cui siamo tutti imbarcati da due secoli a questa parte - dal Paese dei Balocchi economico-politico-culturale, che ci rende tanti “asinelli” collodiani – e muovere i primi timidi passi sul terreno della realtà “antisociale” in cui viviamo. Ne descriverò, in breve due.
Il primo passo è vedere che ogni iniziativa sociale pur bellissima (la Pace nel Mondo? La lotta alla Povertà? La dignità dell’Uomo? La qualità della Vita? Le mille cose "pratiche" escogitabili da chiunque di noi) è destinata a imputridire e a non realizzarsi mai se non si passa dalla raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale (economico-politico-culturale) – da quel cassonetto unico del sistema sociale attuale che alcuni preferiscono sia ancora lo Stato e altri invece debba essere da ora in poi il Mercato, mentre altri vorrebbero che tornasse ad essere, come nel Medio-Evo, la Chiesa - alla raccolta differenziata del sociale tridimensionale.
Raccolta differenziata che consiste nell’istituire un sistema di 3 contenitori “separati e autonomi” del sociale tridimensionale (economico, politico, culturale):
1) tutto ciò che è circolazione di merci e servizi sul Territorio nel contenitore dedicato Mercato;
2) tutto ciò che è tutela dei diritti e doveri nella Comunità nel contenitore dedicato Stato;
3) tutto ciò che è sviluppo di talenti e qualità nella Persona nel contenitore dedicato Scuola.
Il secondo passo è quello che deve fare il pensiero sociale, la Sociologia, se vuole (come dice Zygmunt Bauman) uscire dalla sterile denuncia e cominciare ad incidere nella realtà sociale: cessare di essere unilateralmente, quindi sterilmente, scientifica e cominciare ad essere almeno scientifico-artistica. Detto altrimenti trasformare il malsano (nel sociale) pensiero cerebrale astratto in concreta e sana saggezza immaginativa del cuore.
Perché il pensiero scientifico solo cerebrale applicato al sociale:
a) sclerotizza le Persone, facendone utili idioti rispetto a interessi eterogenei
b) disgrega le Comunità, disperdendone la coesione e impedendone la missione specifica (bene comune)
c) inquina il Territorio, predandone e sfruttandone in modo esasperato le risorse ambientali.
Il terzo passo è comprensibile solo dopo aver compiuto i primi due: solo allora iniziative e progetti possono mettere radici e radicarsi nella realtà sociale/istituzionale e dare frutto:
chi il 30, chi il 60, chi il 100%.
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