L'Editoriale

Quando muore un anziano alziamo le spalle, ma sbagliamo

Non è infatti con il Coronavirus che l’Inps potrà rimettere in equilibrio i propri conti


02/03/2020

di Mario Pinzi


Con soddisfazione ho appreso di non essere il solo che è rimasto sconvolto dall’aggressione che i nostri anziani hanno ricevuto con l’avvento del Coronavirus. 
Vittorio Feltri e Alessandro Sallustri, sui rispettivi giornali, hanno evidenziato quanto siamo cinici con i nostri anziani che, infettati da questa nuova peste, muoiono aiutando l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale a non sborsare i risparmi di una vita. 
Se muore un giovane ci spaventiamo, ma se crepa un anziano che ancora ci mantiene non ce ne frega nulla, e se attraverso questo vile comportamento pensiamo di essere delle persone civili si può comprendere quanto è diffusa l’imbecillità. 
Con l’apertura dei porti siamo diventati una Nazione infetta e per questo motivo possiamo ringraziare l’Europa e il Governo giallorosso che prende gli ordini senza fiatare. 
Debito elevato, bassa crescita, alto tasso di disoccupazione e Coronavirus sono le leve che ci porteranno al cimitero. 
In sostanza, se l’Italia vuole salvarsi deve fare alcune riforme urgenti: abbassare le tasse, investire a debito in opere pubbliche, obbligare la giustizia a dare sentenze in tempi brevi, fornire all’industria manifatturiera incentivi finalizzati a facilitare le assunzioni stabili e soprattutto far ripartire i consumi interni. 
Per concretizzare queste riforme occorre un nuovo Governo svincolato dall’asse franco-tedesco che proceda con determinazione contro il volere dell’Unione. 
L’Italia deve fare di tutto per riprendersi dallo choc del Coronavirus e tornare alla normalità. 
Per non vivere alla giornata servirebbe una parola autorevole del Governo che non arriva, perché è privo di una leadership autonoma. 
Milano è la Capitale economica dell’Italia e lo è perché ha sempre dimostrato di avere dei ritmi lavorativi che, riportati alle altre città italiane, sono irraggiungibili. 
La Lombardia, con le sue capacità imprenditoriale e commerciali, evidenzia una leadership internazionale unica al mondo e prima che sia troppo tardi ha il dovere di tornare alla normalità. 
Ogni giorno le perdite si fanno sempre più grandi e il panico che è stato divulgato sta causando un disastro senza precedenti.  
Confindustria e i sindacati incalzano l’Esecutivo giallorosso chiedendo una rapida normalizzazione che consenta di riavviare le attività del made in Italy. 
Purtroppo, il loro appello contiene in sé una forma di ipocrisia che sconcerta e faccio questa affermazione perché è impossibile non capire che l’Italia si può riprendere solo se si torna alle urne per eleggere un nuovo leader capace di difendere gli interessi del Paese. 
L’appello, quindi, contiene in sé una falsità che turba e offende il buon senso. 
Le indecisioni mettono in difficoltà il Paese e non ci si può meravigliare se la Borsa continua a calare. 
Salvini, per evitare il peggio, ha proposto al Colle di creare un governo provvisorio senza Conte che porti l’Italia al voto in autunno, ma Sergio Mattarella ha affermato che la sua richiesta è inaccettabile. 
Purtroppo, prima di andare alle urne dovrà essere rieletto il nuovo Presidente, ma il Coronavirus ci ha insegnato una strada per convincere i politi ad utilizzare il buon senso. 
Se creiamo il deserto nelle città mettendoci in quarantena, le luci di negozi, bar, teatri, musei e fabbriche si spegneranno e l’Esecutivo sarà costretto a prendere atto dell’urlo silenzioso del popolo che chiede di andare alle urne per salvare il Paese. 
Un’ultima osservazione. 
La domanda che molti di noi si fanno è sempre la stessa: l’Europa a cosa ci serve?
Se creiamo uno scenario da incubo, l’Unione e il mondo capiranno che con l’Italia non si può più scherzare…

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