Protesta del latte: il sintomo ignorato
Ci risiamo. L’usuale “pensiero antisociale” viene ancora scambiato per “sociale”
18/02/2019
di Andrea di Furia
Il sintomo ignorato?!? Già immagino i commenti, anche di chi non è favorevole a questo Governo.
Commentatore: «Ma che dici! Non vedi come il Governo si è sùbito attivato? Il problema (nel bene o nel male si vedrà presto) è stato affrontato, ed è scaturita una proposta concreta. 72 centesimi al litro, Iva compresa, per febbraio marzo e aprile come acconto per il conferimento del prodotto: in attesa che si definiscano i dettagli per arrivare al prezzo di 1 euro richiesto dai Pastori - e anche oltre l’euro, secondo le intenzioni del Governo - attraverso l’intervento di fondi statali e regionali. Si può essere d’accordo o meno con la proposta uscita fuori, dopo 9 ore, dal tavolo del prezzo del latte tra Industriali e Allevatori a Cagliari, ma non si può assolutamente sostenere che il sintomo è stato ignorato».
Ottima osservazione. Ma “vera” solo da parte di un pensare “antisociale” che si presenta con la maschera del “sociale”. Allo stesso modo del pensiero politico “antisociale” che si presenta con la maschera “sociale” del politically correct: che non è vera politica, bensì vera ipocrisia.
Ad un pensare davvero “sociale” questa proposta, ed eventualmente la sua futura evoluzione, appare nella sua manifesta “antisocialità” sistemica. Questo se ci pensiamo con la sufficiente energia. Se invece rimaniamo fermi al comodo pensare “antisociale” che va di gran moda da almeno 2 secoli... questo non vede nessuna intenzione discriminatoria al di là del suo “puntuale” naso, quanto piuttosto una riuscita partecipazione corale.
Commentatore: «Ma che dici! A Cagliari con i produttori e i trasformatori del latte c’erano tutti: il ministro dell'Agricoltura Gianmarco Centinaio, il presidente della Giunta regionale, l'assessore all'Agricoltura e le Associazioni agricole (Coldiretti, Copagri, Legacoop, Confagricoltura). Lo scrive anche la stampa!».
Tutti? Ecco: già con questo tutti (che in realtà esclude tantissimi interlocutori… non ultimi i Consumatori) l’antisocialità di questo modo malsano di pensare il sociale, e soprattutto la dimensioine economica, si palesa nella maniera più elementare e comprensibile: si occupa solo del contingente e del microscopico “punto” – beninteso, se ne occupa solo dopo gli spettacolari flash mob di protesta dei Pastori – e non allarga mai lo sguardo al “panorama” complessivo.
Si occupa, con un pensare addirittura micragnoso, di un di un singolo problema alla volta che – come le miriadi che ci attanagliano sul Pianeta (es. muro di Trump antimigrazioni, Gilet gialli in Francia, Populismi in Europa, proteste a Tirana, in Polonia e via dicendo) – è in realtà sintomo di un gravissimo e “macroscopico” dissesto del sistema. Sistema complessivo che è antisociale! Perché? Perché è stato pensato con un pensiero puntuale e microscopico che “sociale” non è! Mai.
Il pensare davvero “sociale” non vede il problema dei produttori di latte disgiunto dall’ambito complessivo in cui si esprime: quello dell'intera dimensione economica. Ed essendo questa malata e antisociale NON PUÒ CHE PRODURRE SEMPRE E SOLO ANTISOCIALITÀ DIFFUSA: OVUNQUE E CON CHIUNQUE OPERI AL SUO INTERNO. Le poche eccezioni confermano la regola.
Non è forse vero che il problema dei Pastori sardi relativo al pecorino - la profittevole remunerazione che rende sostenibile la propria attività economica - è lo stesso problema quotidiano dei coltivatori di pomodoro, o di verdure o di frutta?
E non è lo stesso degli allevatori di galline, maiali, mucche? E non è lo stesso degli Artigiani? E non è lo stesso in tutti i settori merceologici interni all'intera dimensione economica?
Quindi, per un sano pensare “sociale”, il problema dei Pastori sardi è il problema della complessiva dimensione economica: un panoramico problema di “sistema”. Non un singolo ristretto e puntuale problema di categoria disagiata, o di semplice filiera. Tutti, questi, sono in concreto punti di vista PARZIALI e quindi naturalmente DIVISIVI. In una parola? Antisociali!
È la dimensione economica nella sua complessità, dove protagonisti sono 3 - Produttori, Distributori, Consumatori - che il Governo deve sanare! Non il singolo problema, e con il mezzo più semplice: il solito denaro.
Strumento che è la proverbiale “coperta corta” e che, inevitabilmente, se viene data ad alcuni è tolta ad altri. In definitiva un’apparente soluzione sociale, che in realtà continua a rimandare alle future generazioni la concreta soluzione di un problema "sistemico" già risolvibile da questa generazione: ora!
La dimensione economica è così malata e antisociale, oggi, che a breve, nonostante la pezza governativa, riprodurrà lo stesso problema… però aggravandolo. Così come il problema presente, per i Pastori, è di fatto più grave dell'ultimo simile già vissuto nel passato.
Mancano (al solito) nelle parti sociali e nel Governo - al di là della patente di esperto che non si nega a nessuno, come quella automobilistica - i concetti relativi alla strutturazione tridimensionale del sistema, la conoscenza della legge intrinseca della dimensione sociale Economia e quindi delle corrette dinamiche tra i suoi protagonisti che - ribadiamolo per i sordastri o cecati al potere - sono 3: Produttori, Distributori, Consumatori.
E in un sano sistema economico - nel quale non viene quotidianamente messa in pericolo la sopravvivenza di chicchessia, per intenderci - devono essere rispettate e armonizzate le ragioni di tutti e 3: non solo di 1 o di 2. Pena l'antisocialità progressiva e le relative legittime proteste. Che - se guardiamo anche oltre i nostri confini - sono per numero e intensità in costante aumento.
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