Punto & Virgola

Pensare sociale riflesso e pensare sociale vivente


06/03/2023

di Andrea di Furia

Chi ha vissuto almeno due decenni dopo la maggiore età si è accorto, per forza di cose, che il sistema sociale in cui viviamo non funziona. Il sistema sociale ci appare come un gioco di specchi a riflesso infinito: con tutti i suoi problemi sociali mai risolti, sempre riproposti, sempre più acutizzati o cronicizzati.

Se riflettiamo oggettivamente, troviamo che ogni soluzione astrattamente proposta risulta illusoria: come se fosse studiata per curare il riflesso nello specchio del sistema sociale… e non “ciò che in esso si riflette”: la realtà sociale concreta.

Ora questo atteggiamento (curiamo l’immagine nello specchio, non cosa in esso si riflette) è un difetto che possiamo riscontrare sia nei rivoluzionari, sia nei conservatori: e ciò viene confermato anche dall’evoluzione dei giovani rivoluzionari antigovernativi (ad esempio da noi quelli del ‘68) negli anziani conservatori oggi filogovernativi (ad esempio da noi quelli del ‘68), secondo il detto “si nasce incendiari e si diventa pompieri”.

Cos’è che non cambia? Non cambia il pensiero con cui rivoluzionari e conservatori si approcciano al “sociale tridimensionale”: ossia al sociale economico, politico, culturale.

Pensiero, dunque, non adeguato al sociale, perché il problema sociale che di volta in volta vorrebbe risanare non è che la sua immagine riflessa nello specchio del sistema: qualcosa che tale pensiero insufficiente postula come reale e già acquisito, mentre non guarda mai nella sua reale posizione… fuori dallo specchio.

Così tutta la realtà sociale che il linguaggio ha acquisito diventa vuoto slogan: vuota chiacchiera da talk-show.

Questo sta diventando sempre più chiaro alla scienza che indaga il sociale. Zygmunt Bauman, a fine carriera, lo dichiara esplicitamente: la Sociologia è solo al suo primo gradino, alla critica più esaustiva che vede tutto, ma che non incide in nulla nel sociale.

Tradotto nell’immagine dello specchio del sistema sociale, è come se la Sociologia (ma tutti noi usiamo lo stesso pensiero inadeguato al sociale) sapesse descrivere perfettamente il quadro realizzato dal Pittore-sistema, ma invece di curarsi del Pittore-sistema pensasse di farlo… restaurando il quadro.

Chiariamo ancora con un’immagine: a destra vediamo lo specchio con l’immagine sociale riflessa (il problema sociale), a sinistra non vediamo ciò che si riflette e in mezzo ci poniamo noi osservatori che, però, guardiamo solo a destra e vediamo solo l’immagine riflessa del problema sociale.


Volendo risolvere il problema a partire dal riflesso, non facciamo altro che moltiplicarlo all’infinito: generazione dopo generazione. E così l’ultima generazione (oggi la chiamiamo Zeta, prima Millennial, prima ancora Boomer) si trova di fronte un’immagine sociale riflessa che è il riflesso del riflesso del riflesso del riflesso del riflesso di ciò che hanno pensato le generazioni precedenti. E così via all’infinito.

Per forza nessuno è più in grado di trovare una soluzione: tutti guardano a destra il riflesso del riflesso del riflesso e nessuno guarda a sinistra, dove la reale causa del problema sociale può essere vista senza essere il riflesso di nulla che non sia se stessa.

Quindi qualsiasi problema sociale diventa un gioco di immagini riflesse, su cui si interviene… senza poter incidere in nulla riguardo al problema sociale vivo, bensì moltiplicandone il riflesso morto.

Se i quattro pazienti lettori di questa rubrica sono arrivati fin qui, potranno concordare che il problema sociale irrisolto non è così a causa di se stesso, ma di chi usa il pensiero solo rivolgendolo a destra dell’immagine proposta (lo specchio della realtà sociale) e mai a sinistra (la realtà sociale che, per il pensiero inadeguato che applichiamo al sociale, resta fuori dalla nostra vista).



Essere solo convinti e coscienti del riflesso a destra e non della causa riflettente a sinistra,
è un punto di vista che ho argomentato ampiamente nel mio ultimo saggio: spostando ad esempio lo sguardo, ossia il pensiero sociale, dalle migliaia di problematiche sostanziali economiche, politiche e culturali (ossia dall’infinito riflesso del riflesso del riflesso a destra) alla realtà causante (a sinistra): che è la struttura UNIdimensionale parassitaria del sistema sociale.

Struttura del sistema che fa la raccolta indifferenziata del sociale economico, politico, culturale trasformando nel breve medio periodo le illusioni rivoluzionarie e conservatrici, su qualsiasi problema sociale, in tossica spazzatura antisociale... generosamente donata alle generazioni future.

Spostare da destra a sinistra lo sguardo sociale non è qualcosa che ha a che fare con la Politica, o L’Economia o la Cultura (che sono il riflesso del riflesso a destra), ma ha a che fare con il pensiero stesso quale strumento del conoscere: l’utensile conoscitivo di tutta la realtà percepibile dall’uomo (naturale, sociale, scientifica, religiosa, artistica ecc.).

Il male (umano, sociale ecc.) è perché una volta usato il pensiero per organizzare la realtà percepita noi restiamo legati ad essa sì coscientemente, ma al prezzo di perdere coscienza non solo dell’attività pensante viva con cui cogliamo la realtà percepita, ma anche di perdere coscienza di chi è il soggetto che pensa: di noi stessi.

Questo lo possiamo verificare:

  1. nel sociale non c’è più l’uomo (ossia il Soggetto, lo Spirito che sa pensare il pensiero), ma l’algoritmo (il numero, la materia); e dall’Umanesimo siamo passati al Trash-umanesimo: la spazzatura sociale economica, politica e culturale in cui l’uomo degrada fino a diventare rifiuto sociale tossico anch’esso
  2. sono cosciente solo nel “pensiero pensato” (il tema, l’oggetto, il riflesso del riflesso), ma non so come lo conosco: devo prima “pensare”, per conoscere il mio pensiero su qualsiasi cosa… ma non conosco il “pensare”: l’attività con cui trasformo l’ignoto nel conosciuto.

E’ come essere coscienti del prodotto finito della fonderia (la barra di acciaio), ma senza essere coscienti di tutto il processo industriale (materie prime usate, colata ecc.) che ha preceduto l’oggetto finito: reale anch'esso!

Per forza i problemi sociali e umani si amplificano a dismisura: non essere coscienti nella parte predialettica del pensiero (o pensare vivente) ed essere coscienti solo nel suo prodotto terminale (o pensiero riflesso) ci confina nel riflesso infinito di ogni problema sociale.

Il che non ha come conseguenza la socialità, bensì l’antisocialità più assoluta e unilaterale.

Dovremmo parlare piuttosto di sistema antisociale conflittuale, perché alle decine di migliaia di problemi riflessi all’infinito rispondono decine di migliaia di rivoluzionari e conservatori in perenne conflitto tra di loro circa le priorità da affrontare.

Il che pone le masse ingenue - ancora fiduciose consumatrici di “pensati sociali” (Stato, Mercato, Scuola) che a forza di riflettersi all’infinito sono ormai diventati vuota chiacchiera (vedi salute pubblica, pace, ambiente) – in mano ai Pochi Oligarchi sovranazionali (che non sono solo i Russi orientali, ora messi sotto accusa dai colleghi Oligarchi occidentali) che di riflesso in riflesso trasformano il loro mentale sano in sub-mentale malsano… per tutti.

Ora dal punto di vista dell’uomo il suo problema cardine (1, non migliaia) è diventare cosciente dell’originario potere di vita del pensiero, sottraendosi al potere morto del pensiero pensato o riflesso che chiacchierando di sociale diviene sterile e vuoto slogan elettorale.

Dal punto di vista del sistema sociale, il problema (1, non migliaia) è cambiare struttura al sistema sociale: da UNIdimensionale (quando una dimensione sociale, ad esempio ora l’economia, domina sulle altre due e le parassita) a TRIdimensionale, dove le tre dimensioni sociali (Cultura, Politica, Economia) sono autonome ma sinergiche.

E’ il passaggio dalle tre antisociali società umane parassitarie UNIdimensionali (Società solida culturale, Società liquida politica, Società gassosa economica) ora presenti sulla scena storica e geografica planetaria, alla Società umana TRIdimensionale equilibrata (Società calorica sinergica).

E i due punti di vista (dell’Uomo e della Società umana), apparentemente distanti, in realtà sono le due facce della stessa medaglia Umanità: un’Umanità che passi da astratto ideale (pensare sociale riflesso) a realtà concreta (pensare sociale vivente).

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