Parliamo sempre di sistema sociale: lo conosciamo davvero?
Necessita una sua caratterizzazione accessibile a tutti
19/06/2018
Quando sentiamo dai Politici italiani parole del tipo “Ce lo chiede il Mercato” o “Non dobbiamo disturbare il Mercato” o addirittura, come nelle ultime elezioni, “I Mercati insegnano come si vota al Popolo italiano”: cosa significa? Significa che il Mercato ha preso il posto dello Stato come riferimento, come "contenitore" unico ed esclusivo di tutto quanto riguarda il sistema sociale.
Se prima nel sociale complessivo fatto di Cultura, Politica ed Economia potevamo tutti dire che “non si muove foglia che lo Stato non voglia”, adesso la musica è cambiata e ormai possiamo dire che “non si muove foglia che il Mercato non voglia”.
Questo cambiamento avvenuto dal 1981 nel sistema sociale italiano non è stato senza conseguenze, e per meglio afferrarlo dobbiamo prima capire cosa è per noi il sistema sociale. Ci siamo mai chiesto cos’è un sistema sociale? o ci siamo solo riferiti ad esso come al Barbablu o allo tsunami imprevisto e che nessuno conosce quando colpirà e come? e che serve però a giustificare qualsiasi “ignoranza” o “cappella” o “malefatta” o “impotenza a risolvere le brucianti questioni sociali - precarietà, disoccupazione, diseguaglianze sociali, Paesi ricchi e Paesi Poveri, overdose di tecnologia, decadenza culturale-politica-economica, caos antisociale nel sociale - del nostro tempo”?
Parafrasando un caro amico, abbiamo inventato la voce “sistema sociale” per dar corpo a tutte le ipotesi possibili e immaginabili, abbiamo sintetizzato in essa tutto quello in cui c’era da sperare e da temere, senza avere in cambio la certezza di un loro verificarsi. E tuttavia adoperiamo con stolida ripetitività tale vocabolo proprio ad indicare, in via definitiva, la causa futura inevitabile di quanto crediamo incombere sulle nostre teste. È il paradosso del cosiddetto “possibilismo assoluto”: una costellazione di contraddizioni, cui non manca nulla, adattata a riempire il vuoto concettuale - relativo alla realtà del sistema sociale – con fantasie oniriche, una più impegnativa dell’altra. Alla base di tutto ciò, di fatto, c’è la promozione dello squilibrio antisociale e del caos sociale perché si spera pochissimo e si teme moltissimo.
O siamo come quelli che sono vittime della loro stessa specializzazione? Quelli che pensano in merito così: “Io capisco e parlo solo di quello in cui mi sono specializzato. Chi si è specializzato in Sociologia ne sa certo più di me e quindi se voglio capire qualcosa del sistema sociale mi fido della loro autorità accademica e della loro chiarezza in merito”?
Sembra buffo, ma sulla chiarezza dei Sociologi circa il cos’è un “sistema sociale” stenderei un velo pietoso. Senza voler infierire, ma solo per capire meglio come stanno le cose in realtà, vediamo come la Sociologia lo definisce, tuttavia senza afferrarlo, in molteplici modi:
Enciclopedia Treccani: “sistema sociale - Nella tradizione analitica delle scienze sociali l’espressione indica l’organizzazione complessiva dei rapporti e delle istituzioni collettive e, più in generale, le interazioni che in questa si stabiliscono secondo la logica compositiva che lega le parti al tutto. Ma le accezioni che il termine assume nelle teorie sociologiche sono molteplici, passando in particolare da modelli di riferimento di tipo analogico ad altri di tipo logico e formale.
- Il modello analogico di s.s. consiste nel rappresentare una realtà complessa attraverso il confronto con una realtà più semplice, descritte entrambe in termini di s.s., che si presume possa avere alcune proprietà simili a quelle che sono state scelte come oggetto di studio. In questo senso, l’idea di società elaborata dalla «protosociologia» (da autori come A. Comte, H. Spencer, É. Durkheim, che si situano in una linea di continuità con la filosofia sociale) è spesso basata sul ricorso alla metafora dell’organismo vivente, in quanto sistema biologico, e in seguito sul ricorso alla similitudine con i sistemi meccanici (la piramide, la scala, la bilancia, l’orologio) come, per es., nelle teorie sull’equilibrio sociale che V. Pareto trae dalla scienza economica. È in ogni caso diffusa, in questa accezione, la tesi che il s.s., al pari degli altri sistemi, costituisca una realtà concretamente osservabile.
- il modello formale di sistema, a differenza del modello analogico, è una costruzione logica e simbolica di una situazione reale, elaborata mentalmente, che non ricorre al paragone con realtà di altra natura né presume di valere essa stessa come realtà distinta. La ricostruzione teoricamente più sofisticata in questo senso della nozione di sistema in sociologia si deve a T. Parsons e alla scuola struttural-funzionalista americana degli anni Cinquanta del 20° sec., secondo i quali il punto di partenza di ogni analisi della società è dato dallo studio dell’azione sociale, considerata appunto come s.s., nel contesto delle interdipendenze che la legano ad altri sistemi sottordinati (o sottosistemi: il sistema biologico, il sistema psichico, il s.s. e il sistema culturale) attraverso un ordine di controllo cibernetico che procede, in linea ascendente, per contenuto di informazione e, in linea discendente, per contenuto di energia. L’analisi sistemica della società costituisce, in questa chiave, un modello di astrazione logica che serve a organizzare il dato empirico in proposizioni generali, che abbiano a loro volta la proprietà di essere connesse secondo relazioni di interdipendenza funzionale”
Vi sembra chiaro? Direi che nel caso a) (approccio analogico) balza immediatamente agli occhi che da una originaria visione ancora “vivente-biologica”, peraltro più aderente alla concreta realtà sociale, siamo passati ad una successiva visione “morta-meccanica”: il che non porta evoluzione sociale da nessuna parte, ma solo decadenza e confusione; ma anche il caso b) (approccio sistemico) non porta evoluzione sociale da nessuna parte, ma solo decadenza e confusione. Però, per non essere di parte, ce lo facciamo dire dai Sociologi stessi.
Enciclopedia Treccani: “Secondo le numerose critiche rivolte all’approccio sistemico in sociologia, da vari punti di vista, questo si risolve troppo spesso in un’analisi statica, astorica e ideologicamente orientata alla conservazione dello status quo, perciò sostanzialmente incapace di dar conto dei conflitti e dei processi di mutamento che interessano la vita sociale. Inoltre, ed è la critica più diffusa nell’ambito dell’individualismo metodologico, quand’anche assunto in una prospettiva rigorosamente euristica, il concetto di s.s. non sembra potersi liberare dal presupposto olistico, secondo il quale il tutto non è il risultato della semplice somma delle parti che lo compongono, ma rappresenta sempre qualcosa di qualitativamente diverso rispetto a esse”.
Possiamo quindi partire dal dato di fatto che chi osserva il Sistema sociale ne vede solo la scoria morta: il guscio della noce sociale. Per intenderci vorrebbe scoprire le dinamiche del “contenuto sociale vivente” agendo sul “guscio sociale morto” destinato a decomporsi. Avendo l’idea del diverso risultato che si ha nutrendosi della noce o del guscio possiamo avere anche un’idea del perché il cosiddetto sistema sociale attuale crea più danni che benefici… salvo avere lo stomaco dello struzzo.
Ulteriore aggravante è stata lo sviluppo della tecnologia in tutte le sue forme, che ha ristretto sempre più l’orizzonte dei Sociologi. Tanto che il loro operato è sempre più rivolto al micro e sempre meno capace di afferrare il macro: perché la tecnologia può aiutare solo lo sguardo sul micro, mentre solo il pensiero tridimensionale sociale “sano” (ossia non unilateralmente o culturale o politico o economico) può occuparsi efficacemente sia del Macro, sia del Micro. Che è l’approccio che ancora manca alla moderna Sociologia.
Esistono certo anche altre definizioni del sistema sociale, sempre tuttavia riferibili alla propria specializzazione. Ad esempio quelle degli Psicologi che si differenziano da quelle dei Sociologi per il diverso punto di vista, vediamone una:
“Un sistema sociale è una struttura rigida, nella quale gli individui coinvolti non agiscono in assoluta libertà e le loro azioni sono influenzate dal vortice in cui sono inseriti. Un sistema sociale "cammina da solo" e può andare avanti nonostante uno degli individui che è inserito in esso non riesca a sostenere tale situazione. Un sistema sociale dal punto di vista psicologico può essere definito come quell'ambiente in cui interagiscono tra loro gli individui, ognuno dei quali presenta un proprio "spazio di vita" o ambiente psicologico. Dal punto di vista sociologico invece, potremmo dire la stessa cosa del sistema sociale però dando maggior peso all'ambiente sociale e non a quello psicologico...la psicologia si differenzia dalla sociologia perché mentre gli eventi che colpiscono i soggetti in sociologia vengono ricondotti al sistema sociale quindi all’extra-personale, in psicologia tutto viene ricondotto a destrutturazioni psichiche presenti all'interno dell'uomo”.
Come vedete l’approccio “specializzato” impedisce di vedere l’interazione tra dentro e fuori, tra esterno e interno nel sistema sociale perché viene separata l’interazione tra Uomo e Società. Per cui si crea la lotta sterile tra due concezioni unilaterali, tra chi afferma essere l’uomo a determinare la Società e chi afferma che sono le Istituzioni sociali a determinare l’uomo.
A queste due concezioni, “teoriche” anche quando affermano di essere pratiche, e alle loro varie declinazioni dobbiamo in particolare l’attuale caos sociale. In realtà entrambe non si rendono conto che “l’uomo preso a sé” – che sta evolvendo verso più alti livelli di coscienza - è una cosa e “l’uomo nel sistema sociale” – che partecipa in modo diversificato alla vita sociale in quelle tre dimensioni che costituiscono e qualificano la struttura del sistema sociale umano attuale – è tutt’un’altra cosa: nel primo caso è un’unità indifferenziata, nel secondo è una triplicità differenziata.
Tenendo conto anche di questa distinzione concreta, la più basilare e chiara caratterizzazione del sistema sociale (comprensibile a qualunque livello di conoscenza ed esperienza dell’ambito trattato) ritengo possa essere questa:
“Una struttura organica vivente risultante dalla reciproca interazione delle sue tre dimensioni sociali tra loro (Cultura, Politica, Economia) mediante le proprie specifiche istituzioni e il triplice specifico caratteristico vivere dell’uomo che evolve in esse: rispettivamente come Persona autocosciente che si educa e forma (nella dimensione culturale), come Cittadino solidale che si relaziona con la Comunità (nella dimensione politica), come Consumatore responsabile che si prende cura del Territorio (nella dimensione economica)”.
Questa conoscenza concreta, estranea alla confusa gergalità sociologica e alla vuota opinione astratta dominante, è sempre più necessaria se vogliamo che il “sistema” non sia più quel malsano e squilibrato automatismo astratto antisociale, strutturalmente monodimensionale (a 1D), che vediamo crescere ogni giorno attraverso disuguaglianze sociali sempre più profonde e disumane.
In particolare se vogliamo che il sistema in cui viviamo sia realmente equilibrato e socialmente sano: ovvero strutturalmente tridimensionale (a 3D) e, in quanto tale, adatto allo sviluppo umano.
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