Nel ricordo di Fulvio Di Lieto, testimone vero della parola
Un artista poliedrico capace di suonare tutti i registri della Poesia e della Prosa
02/11/2020
di Andrea di Furia
In un mondo assalito da luci, suoni, percezioni, rumori che continuamente distraggono e allontanano dal senso della vita, c’è sempre chi invece sa continuamente perseguirlo senza perdere se stesso e neppure il mondo.
Fulvio Di Lieto è stato in questa vita uno di tali rari uomini: un testimone della Parola.
E la parola “Poeta” forse lo tratteggia meglio di tante altre con cui potrebbe essere descritto dai fortunati che lo hanno conosciuto anche di persona.
In suo ricordo, e come caldo abbraccio a tutti suoi cari, saranno perciò le sue parole a parlare di Lui.
Parole che in questi giorni a Roma, come tante piume di ali luminose e colorate, l’hanno riportato in alto volo alla Casa del Padre.
LA CASA DEL PADRE
La casa del padre non ha porte:
puoi entrare quando vuoi.
Troverai sempre acqua nella giara,
fuoco nel camino,
il pane fresco e il sale,
un angolo quieto dove riposare,
dimenticare l’inverno
che ti ha fustigato
con grandine e pioggia.
La casa del padre ha molte stanze
e una è per te, sempre pronta,
sempre pulita.
Potrai venire nell’ora piú buia,
nella stagione piú avversa
allegro o triste, vestito o nudo.
Potrai dire chi sei o tacere,
avere senza pregare,
andare senza pagare.
Potrai non chiedere di lui,
e partire senza salutare.
Il padre starà lí a spiare
il cuore nella mano;
ti darà anche quello se lo chiedi.
Perché tutto quello che ha
è tuo.
Artista magistrale e poliedrico - Fulvio era capace di suonare tutti i registri della Poesia e della Prosa - per chi ancora ama la luminosa leggerezza, il metro e la misura della lingua del bel Paese dove l’Sì suona la sua opera è un’oasi preziosa che vale la pena frequentare più volte per ritrovare occhi nel buio, parole nel silenzio.
Vera acqua di fonte nel deserto riarso soprattutto oggi per noi, che stiamo viaggiando in questo deserto sociale di separati in casa ai domiciliari. Deserto che si allarga giorno dopo giorno nella confusione isterica causata da chi dovrebbe avere invece nervi saldi e ricuorarci... ma più di noi ha paura.
Nato a Maiori, al confine tra terra e mare, come tutti i più grandi Poeti sapeva guardare al visibile e all’invisibile.
Fulvio aveva i piedi ben piantati a terra, era attentissimo all’attualità, ma era anche capace di preziosi lampi profetici. Ne sottolineo uno, scritto a metà degli anni novanta, oggi attualissimo.
PREGHIERA
Ascoltaci, Signore, t’imploriamo!
Nella temperie di congiure e lutti
noi siamo senza guida né tutela,
il ferro tra l’incudine e il martello,
la carne da cannone, i derelitti
di cui si fa l’impiego che si vuole.
Sia pace o guerra, distensione o crisi,
noi siamo i vermi, strame della terra,
che umettano e concimano le zolle
dei latifondi finanziari, il grasso
per l’ingranaggio che frantuma il mondo
nel giro delle Borse e delle usure.
In alto, dove siedono i governi
sodali con le lobby e le congreghe,
si tessono le trame e le combine
spacciate, quando giungono alle masse,
per ideali, patriottismo e fede.
In cambio di osservanza e dedizione
ci scavano le fosse, ci imboniscono
con la promessa di medaglie e buoni
da spendere all’emporio consumistico
che vende sesso, droghe e distillati.
Ma Tu che sai le regole del gioco
e leggi in fondo al cuore della gente,
aiutaci a spezzare questo giogo
che ci ricatta, ci dissangua e annienta.
Accendi nella notte la Tua stella
per noi che siamo soli a navigare
su barche rimediate, prese a nolo
da chi gestisce fari, porti e bussole
e ci concede rotte che alla fine
conducono agli approdi già decisi.
Soccorrici Signore, siamo giunti
al fondo nero di una strada chiusa
e non possiamo camminare oltre,
né ci è permesso di tornare indietro.
Ripristina i valori del Tuo regno:
smarriti, stanchi, paventiamo il peggio,
mancando l’equità della giustizia.
Raduna questo gregge sparpagliato,
Signore, che non venga utilizzato
soltanto per l’arrosto e per la lana,
ma viva in libertà, riguadagnando
l’umana dignità, il trascendentale
anelito ed il posto che gli spetta
nei pascoli di un Eden ritrovato.
E in un periodo duro come l'attuale, in cui alla dogmatica Scienza piace rimanere pigramente alla superficie dei secondari sintomi storici, sociali, medici - troppo svogliata per indagare i veri fattori primari della Storia, del Sociale tridimensionale e della Medicina, ossia le loro profonde e vere cause originarie sottostanti – vale la pena fare un bagno di profondità risanante e rinvigorente più di farmaci e vaccini, “fulvianamente” condotti a riveder le Stelle dalle potenti energie terapeutiche delle sue parole.
SOLTANTO IL CUORE
Soltanto il cuore
ci potrà salvare
costruendo per noi
arche leggere
per navigare
i mari dell’inverno.
O costruirà per noi
ali di piuma
per farci trasmigrare
da stagioni di brume
verso pascoli verdi.
Sarà brace ardente
dentro di noi
se fuori è gelo,
acqua pura di fonte
nel deserto riarso,
ci darà occhi nel buio,
parole nel silenzio.
Soltanto il cuore
ci terrà legati
quando turbine e vento
squasseranno il mondo
cancellando la vita;
soltanto lui potrà farla tornare,
seme dentro di noi.
Sulle aride bocche
degli uomini superbi
soltanto il cuore
potrà far sbocciare
l’umiltà di un sorriso.
Soltanto il cuore, soltanto il cuore ci tiene legati.
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