L’Italia al centro del nuovo ordine atlantico
Il piano USA per liberare l’Europa dall’austerity tedesca
22/04/2025
di Emanuele Pinzi

L’ultimo incontro tra Donald Trump e Giorgia Meloni non è stato un semplice scambio di cortesie diplomatiche. È stato, piuttosto, il segnale d’avvio di un progetto più profondo e strutturato, destinato a ridisegnare il rapporto tra l’Italia e l’Unione Europea, con il sostegno attivo degli Stati Uniti. La successiva visita del vicepresidente americano J.D. Vance in Italia, avvenuta proprio durante il periodo pasquale, ha confermato che qualcosa di storico sta accadendo: una nuova fase di cooperazione tra Roma e Washington, che potrebbe segnare l’inizio della fine di un’Europa costruita unicamente attorno agli interessi tedeschi, aprendo la strada a un’Unione Europea più giusta, più equilibrata, e finalmente a misura dei suoi popoli a partire da quello italiano.
L’Italia, ormai da anni, è prigioniera delle regole di austerità imposte da Bruxelles, che non le consentono di abbassare le tasse, aumentare gli stipendi o lanciare un vero piano di investimenti pubblici. Tutto ciò mentre l’export subisce il contraccolpo di dazi, crisi geopolitiche e rallentamenti internazionali. Il consumo interno, che potrebbe essere la vera leva per far ripartire la macchina economica, è soffocato dalla pressione fiscale e dalla stagnazione salariale. In questo scenario, il piano di azione congiunto USA-Italia si pone come un’alternativa concreta e dirompente.
Il prossimo passo, potrebbe essere la costruzione di un’alleanza strategica tra Stati Uniti e Italia per attrarre massicci investimenti americani nel nostro Paese. Settori strategici come energia, difesa, digitale e biotecnologie potrebbero attirare un crescente interesse da parte degli Stati Uniti. È plausibile che Washington sia pronta a puntare su un ruolo centrale dell’Italia nello scacchiere atlantico. Se gestiti con visione strategica, nuovi capitali americani non solo rafforzerebbero l’economia italiana, ma ne accrescerebbero anche il peso politico all’interno dell’Unione Europea.
In cambio, l’Italia potrebbe rivendicare con maggiore forza una più ampia autonomia fiscale, sostenendo che l’aumento degli investimenti stranieri contribuisce alla sostenibilità del debito pubblico. Il meccanismo è evidente: più l’Italia diventa cruciale per la NATO e per gli Stati Uniti, meno sarà vincolabile dalle regole dell’austerità. E a quel punto, anche l’Europa, pur di non perdere una pedina fondamentale, sarà costretta a fare concessioni.
Accanto a questa probabile manovra economica americana, si intravede una strategia più sottile, ma potenzialmente di grande impatto: la minaccia, credibile e ben orchestrata, di un’uscita coordinata soft dall’euro o quantomeno dai vincoli più rigidi dei trattati fiscali. Senza ipotizzare una rottura definitiva con l’Unione, l’Italia potrebbe iniziare a ventilare scenari alternativi, facendo capire che la permanenza nel sistema attuale ha un limite e che, senza flessibilità, l’alternativa sarà una ridefinizione radicale. Gli Stati Uniti, tradizionalmente poco inclini a sostenere un’Europa economicamente indipendente e germanocentrica, potrebbero offrire copertura politica a questa linea, aumentando la pressione su Berlino e Bruxelles.
Parallelamente, sta emergendo l’idea di un nuovo asse geopolitico Roma-Parigi-Washington se Emmanuel Macron dovesse perdere le prossime elezioni. La Francia, già più elastica sul fronte del bilancio rispetto alla Germania, potrebbe diventare un alleato chiave nel promuovere un’Europa diversa. Questo blocco sarebbe in grado di riformare il Patto di Stabilità, introdurre una vera “golden rule” per escludere gli investimenti pubblici dal calcolo del deficit, e spingere per una politica di bilancio comune a livello europeo, con strumenti come gli eurobond e una spesa anticiclica condivisa. Con l’appoggio degli Stati Uniti, questa coalizione avrebbe la forza politica e morale per cambiare i paradigmi attuali.
Non va poi sottovalutata la leva geopolitica rappresentata dalla NATO. L’Italia è uno dei pilastri fondamentali dell’Alleanza nel Mediterraneo, con un ruolo centrale in ambito militare, diplomatico ed energetico. Questa posizione può essere usata come merce di scambio per ottenere margini fiscali maggiori. Gli USA, in un mondo sempre più multipolare e instabile, cercano alleati affidabili. E un’Italia forte, autonoma e economicamente solida è una garanzia anche per la stabilità dell’area euro-atlantica. In questo scambio, Roma offrirebbe più cooperazione militare e strategica, e riceverebbe in cambio la libertà di fare politiche economiche più audaci.
Infine, non è da escludere che gli Stati Uniti, sia con una futura amministrazione Trump, sia con una prosecuzione del ciclo attuale, possano promuovere direttamente una nuova visione della politica industriale europea. L’obiettivo: un’Europa meno vincolata ai surplus commerciali tedeschi, più dinamica, produttiva e orientata alla domanda interna. In questo contesto, un’Italia capace di consumare di più, investire di più e liberarsi dal peso fiscale potrebbe diventare il partner commerciale perfetto per l’America. Un Paese in grado di assorbire più export statunitense e di offrire nuove opportunità al capitalismo americano.
In sintesi, il nuovo corso delle relazioni USA-Italia potrebbe concretizzarsi in una serie di mosse coordinate: costruzione di una narrazione strategica comune: crescita interna contro rigidità tedesca, utilizzo della posizione geostrategica italiana come leva diplomatica, attrazione di investimenti americani come base per un rilancio economico, spinta per la revisione delle regole europee sul bilancio e, se necessario, minacciare una rottura con il patto fiscale europeo per ottenere deroghe e libertà d’azione.
La storia ci insegna che i cambiamenti più profondi spesso nascono in silenzio, da incontri informali e scelte apparentemente marginali. Ma questa volta, i segnali sono troppo chiari per essere ignorati. Il rapporto privilegiato di Giorgia Meloni con Donald Trump e la visita di Vance all’Italia non sono casuali. E se davvero questo piano dovesse prendere forma, l’Italia potrebbe finalmente liberarsi dal vincolo dell’austerity, diventando il fulcro di una nuova Europa, più vicina ai cittadini e meno asservita ai contabili. Una Europa del lavoro, della dignità e della libertà. E tutto potrebbe iniziare proprio da Roma.
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