L'Editoriale

L'Italia, purtroppo, non sorride piĆ¹

L’economista americano Jeffrey Sachs afferma che il nostro Paese è il più bello al mondo, ma siamo diventati dei frustrati


08/04/2019

di Mario Pinzi


Le cause della nostra frustrazione sono il lavoro e l’incertezza finanziaria. 
Lo studio che è stato esteso a 156 Stati ha verificato il grado di felicità e benessere dei cittadini, e il conduttore della ricerca ha affermato che l’Italia si è posizionata al 36esimo posto e il podio è stato vinto dalla Finlandia. 
Una delle cause della nostra infelicità è dovuta alla esagerata burocrazia delle nostre amministrazioni pubbliche e alla disonestà governativa. 
La ricerca ha evidenziato che l’incertezza incide sensibilmente sulla felicità delle persone, e aldilà della disonestà economica pubblica anche il mancato sostegno alle famiglie è un elemento che deteriora la felicità. 
L’Italia, per la propria bellezza, è il paese più ambito al mondo, ma per viverci si posiziona al vertice solo per la qualità del cibo. 
Molti analisti affermano che solo la crescita economica può proteggere i risparmi e l’unione famigliare. 
Secondo Paolo Savona, il nostro denaro non viene indirizzato verso le attività produttive e questo è un elemento destabilizzante per la solidità di un Paese. 
L’Italia ha un eccesso di risparmio, ma per l’esagerata tassazione non viene investito verso lo sviluppo collettivo e questo crea uno stato di incertezza permanente che distrugge la felicita delle famiglie. 
Infatti, il boom di divorzi tra over 60 è in continua crescita, e queste strane separazioni vengono chiamate “divorzi grigi” come grigio sarà il nostro futuro se non cambiamo indirizzo. 
Secondo l’Istat, fra il 1991 e il 2018 i matrimoni cessati sono quadruplicati, passando da 376 mila a oltre un milione e 672 mila. 
Il boom è avvenuto tra le coppie che hanno raggiunto i 55 e i 64 anni, e la domanda che emerge è la seguente: perché i senior si lasciano? 
La risposta è semplice: la guerra contro la famiglia è in atto da diverso tempo, e quasi sempre l’iniziativa della separazione viene presa dalla donna che è stata irretita dalla finanza speculativa, che vede la famiglia come il vero ostacolo alla globalizzazione. 
I tempi sono cambiati, ma la donna, nel bene o nel male, resta al centro della collettività ed è provato che senza il suo consenso non c’è futuro. 
Oggi, nel nostro Paese, c’è un clima culturale talmente distruttivo che fa venire i brividi. 
La realizzazione personale ha preso il sopravvento su quella famigliare utile alla collettività. 
Purtroppo, le donne sono state spinte a interrogarsi se la scelta fatta in passato nel creare una famiglia sia stata una cosa giusta, e siccome i governi che si sono succeduti non hanno mai considerato con il dovuto rispetto il suo impegno, è stato facile convincerla a pensare a se stessa. 
In questo modo, le nuove generazioni perdono il valore della famiglia e il punto di riferimento per la propria crescita; e chi si è separato, oltre alla solitudine che, prima o poi, arriverà con una violenza inaudita, si ritroverà ad affrontare da solo la giungla della vita, dove la sopravvivenza non è mai stata semplice. 
Perdendo i valori che tengono unita la famiglia aumentano i tradimenti, e la voglia di mandare tutto a quel paese prende il sopravvento.  
Le aspettative di vita sono molto più lunghe di una volta, ed è stato facile convincere la donna che con qualche ritocco chirurgico poteva non vivere di soli ricordi. 
Quando si entra nella terza età, la cosa più importante è quella di non essere soli e di essere ascoltati da chi ha creduto in noi. 
Chi non ha compreso questa importante verità si è perso, perché un vero slancio di vita non lo si ottiene con una nuova persona ma con chi, nel bene o nel male, è sempre stato al nostro fianco, e questo è l’unico modo per dare forza ai ricordi del passato che riempiono il futuro. 
Senza la propria famiglia è facile essere frustrati, e se il Governo avesse un briciolo di saggezza dovrebbe prendere spunto dall’Ungheria che, con semplicità, ha trovato la chiave della crescita. 
Viktor Orbàn ha dimostrato che non servono grandi risorse per crescere, ma basta utilizzare quello che si possiede investendolo nella giusta direzione, che è la famiglia. 
In Ungheria, ogni coppia sposata, dove la moglie a tra i 18 e i 40 anni, ha diritto a un finanziamento che ammonta a circa 32.000 euro da risarcire in 20 anni senza interessi. 
Se entro 5 anni nasce un bimbo, la restituzione del debito è sospesa per tre anni, e se nasce il secondo figlio il finanziamento viene decurtato del 30%, al terzo il debito viene annullato.
Cari lettori, se il nostro governo avesse la saggezza di seguire la strategia famigliare di Viktor Orbàn torneremo a sorridere, e vi posso assicurare che alla prossima ricerca condotta dell’economista americano Jeffrey Sach, il podio della felicità passera dalla Finlandia all’Italia…

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