Il ruolo, il fine e la "chiave" delle problematiche sociali moderne
In primis economia, politica e cultura, fra diritti e doveri
06/11/2018
di Andrea di Furia
Elenchiamo mai i mille scottanti problemi con cui conviviamo nel sistema sociale attuale? Fare questo sembra un esercizio sterile, non è vero? Preferibile piuttosto affrontarne solo due o tre alla volta? Sembrerebbe, quest’altro, un approccio più pratico. In realtà, purtroppo, anche questo è un esercizio sterile. Anzi, a inizio terzo millennio è decisamente più sterile del precedente. Perché?
Perché mentre dà l’impressione di poter fare qualcosa di concreto ci invischia ancor più in un marasma dentro il quale scopriamo che ogni problema trattato è connesso con decine di altri che – nell’impossibilità di affrontare anche quelli – rendono impossibile o illusorie le soluzioni proposte. Tutte!
Sicché scontiamo il paradosso che riconosce la nostra attuale Società umana come la più ricca della storia planetaria dall’epoca dell’ultima glaciazione e, al contempo, come quella in cui - fatte le debite proporzioni - la povertà è più diffusa e intollerabile che mai. E non è questione di sovrappopolazione.
Ritengo invece che esaminando i problemi sociali a migliaia alla volta, per poterli dominare si sia portati ad una visione che non è più puntuale [come quella che va di moda ora per insufficienza di capacità pensante] ma che, di necessità, diventa panoramica. A questo punto, per dominare la materia sociale, non si colgono più singole problematiche bensì macroaree: nelle quali confluiscono a centinaia e migliaia le problematiche in relazione a idee guida caratteristiche, a filoni ideali che li accomunano, a funzioni che le aggregano.
Abbiamo così ad esempio migliaia di problematiche sociali moderne che confluiscono nel filone “circolazione di merci e servizi sul Territorio locale, nazionale, internazionale, globale”. Altre migliaia di problematiche sociali, che con tale circolazione non hanno nulla a che fare, ma sono invece accomunate dal filone “tutela dei diritti e doveri nella Comunità nazionale e nelle sue componenti”. E altre migliaia di problematiche sociali che sono accomunate da un diverso filone ancora: quello dello “sviluppo di talenti e qualità nelle Persone”.
Sorprende anche voi scoprire che questi tre filoni, a ben guadare, racchiudono la totalità della vita sociale moderna? Inoltre essi corrispondono alle tre dimensioni sociali classiche in base alla loro funzione specifica: nell’ordine Economia, Politica e Cultura. E persino alle tre leggi intrinseche, alle tre idee guida del sistema sociale, che riconosciamo espresse dal motto rivoluzionario francese se ne invertiamo la sequenza solita così: Fraternità, Uguaglianza e Libertà.
Fatta questa premessa di metodo, non risulta adesso chiaro come mai nel caotico sistema sociale attuale invece di Libertà troviamo Arbitrio? invece di Uguaglianza troviamo Disuguaglianza? e invece di Fraternità troviamo Sopraffazione?
Viceversa, riuscite a trovare una risposta univoca affrontando i singoli problemi col metodo “puntuale”? Assolutamente no. Darsi una risposta diventa possibile solo approcciando il problema dal punto di vista “panoramico” che include contemporaneamente le tre dimensioni sociali. Diventa possibile una risposta ai brucianti problemi posti dalla crescente antisocialità del sistema attuale solo dal punto di vista di un pensiero sociale “tridimensionale”. Questo pensiero è la chiave per la comprensione del sociale complessivo.
Già storicamente si nota sùbito il prevalere di un pensiero sociale unilaterale e settario nelle vicende, ad esempio, avvenute nell’Europa geografica. Se infatti intendiamo con il termine “sociale” tutto ciò che è economico, politico e culturale, cosa si è fatto finora dal punto di vista sociale?
Storicamente si è utilizzata in via esclusiva e dominante “una sola” delle tre dimensioni sociali per affrontare un problema che, via via queste si sono reciprocamente emancipate, si è rivelato essere eminentemente tridimensionale. Per dominare il sistema sociale si è ad esempio usata unilateralmente nel Medio-Evo la dimensione Cultura, mentre nel Risorgimento si è usata unilateralmente la dimensione Politica; e adesso si sta usando unilateralmente la dimensione Economia. Per risolvere i problemi della Società umana, però, con questa metodologia unilaterale si è sempre fallito. Perché?
Perché ogni dimensione tende ad affrontare il sociale complessivo a modo suo, ma sempre in maniera unilaterale: privilegiando il proprio filone funzionale specifico sugli altri due e assoggettando le dinamiche e i gruppi caratteristici delle altre due dimensioni sociali a proprio vantaggio. Col risultato di soffocarle.
Così nel Medio Evo invece della Libertà (scientifica, artistica e religiosa) si è sviluppato nelle Persone quell’Arbitrio che oggi vediamo esteso sia alla dimensione politica che a quella economica.
Così nel Risorgimento invece del riconoscimento dell’Uguaglianza tra gli appartenenti alle Comunità che compongono quella nazionale da parte di Legislatori, Tribunali e Amministrazioni si è sempre promossa quella Disuguaglianza sociale classista che oggi vediamo estesa sia alla dimensione culturale che a quella economica.
Così a inizio terzo millennio invece della Fraternità umana che sempre deve vigere sui Territori economici si è imposta quella Sopraffazione disumana che oggi vediamo estesa sia alla dimensione politica che a quella culturale.
In concreto ci si accorge, attraverso questo sguardo tridimensionale, che si è privilegiata ottusamente una struttura monodimensionale del sistema sociale, solo funzionale a quella sola dimensione sociale che, di volta in volta, ha conquistato il dominio sulle altre due. Sicché persino quella dimensione sociale dominante è diventata “antisociale” e ha inquinato e corrotto profondamente anche le altre due.
Questa strutturazione monodimensionale unilaterale - e perciò malsana e antisociale - precisando l’intuizione di Zygmunt Bauman l’abbiamo caratterizzata nelle sue tre forme rispettivamente come Società “solida” (causa la prevalenza della dimensione sociale culturale nel Medio Evo); Società “liquida” (causa la prevalenza della dimensione sociale politica nei secoli XVIII-XIX-XX); Società “gassosa” (causa la prevalenza della dimensione sociale economica a inizio terzo millennio).
Prevalenza che abbiamo caratterizzato ulteriormente la scorsa settimana, cogliendo una suggestione del Professor Stefano Zamagni, quando abbiamo osservato come questa Società gassosa abbia inquinato l’economia in base al proprio credo utilitaristico: identificando la massimizzazione del valore dell’azione per l’Azionista come unico scopo contrattuale dell’Impresa sia alla luce della decisione della Corte Suprema del Michigan sulla controversia Dodge contro Ford del 1916, sia alla luce dell’articolo 2247 nel codice civile fascista del 1932.
In base a queste considerazioni aver legalizzato gli utili come scopo unilateralmente economico del fare Impresa sul Territorio, rispetto allo scopo politico di fare bene le cose a vantaggio della Comunità nazionale e rispetto allo scopo culturale di farle a vantaggio di ogni singola Persona [e quindi dell’intera Umanità], così come l’attribuzione usuale della colpa dell’antisocialità crescente sul Pianeta, per se correttamente attribuita alle azioni e alle omissioni dell’1% sul totale dei residenti, diventano solo questioni “secondarie”.
Intendiamoci sulle parole con un’immagine: entrambi questi aspetti negativi del sociale sono la punta emersa dell’iceberg sociale, ossia sono un effetto collaterale, un “derivato tossico sociale” causato dalla specifica struttura monodimensionale antisociale a prevalenza economica del sistema attuale. E’ questa in realtà, è questa strutturazione unilaterale la parte immersa dell’Iceberg sociale che ne orienta movimenti e direzione. E’ qui che dobbiamo incidere tutti, Sociologia compresa, se non vogliamo decadere e involvere.
Entrambi questi aspetti negativi sono “a valle” il segno di quella dinamica unilaterale antisociale che è permessa e suscitata “a monte” dalla unilaterale raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale (economico, politico e culturale) nello stesso contenitore unico: ora il Mercato.
Questa unilateralizzazione antisociale si rende concretamente evidente nel fatto che una sola delle tre dimensioni classiche [Cultura, Politica, Economia] ha il predominio sulle altre due. Ed è palese che sarà diverso il risultato (di qualsiasi cosa e in qualunque àmbito) se la dimensione sociale dominante le altre due è ad esempio quella Politica, il cui contenitore unico per la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale complessivo è lo Stato, o se il contenitore unico (sempre per la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale complessivo) è il Mercato.
Nel caso della controversia legale Fratelli Dodge contro Ford se la strutturazione unilaterale dominante del sistema sociale fosse stata negli USA del 1916 effettivamente quella Politica con il suo contenitore Stato avrebbe certamente vinto Ford, paladino del benessere della sua Comunità di dipendenti.
Viceversa il fatto che invece di “Pippo” Ford abbia vinto la “Banda Bassotti” Dodge, pardon… abbiano vinto i Soci di minoranza, dimostra che già da allora la struttura unilaterale del sistema sociale negli USA è diventata quella in cui domina, sulle altre due, la dimensione Economia: che si serve del Mercato (non più dello Stato) come suo specifico contenitore unico per la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale complessivo.
Economia che diversamente dalla Politica non ha a cuore la Comunità, bensì specificamente il Territorio [rappresentato correttamente dalle materie prime che le Imprese poi trasformano] che gli Imprenditori - resi ossessi dall’ambiente strutturale unilaterale e dalle dinamiche antisociali prodotte da questa tipologia squilibrata di sistema (la Società gassosa a traino economico), e confermati dal dettato della legge (ad esempio dall’art.2247 Codice civile italiano) - interpretano in modo altrettanto unilaterale e personalistico quale “Territorio degli utili d’Impresa ad esclusivo vantaggio degli Azionisti”.
Nell’Italia fascista del 1932, l’articolo 2247 (tutt'ora vigente) del codice civile che fa degli utili lo scopo del contratto societario è il sintomo dell’avvenuto avvicendamento della Società umana da liquida a gassosa anche a casa nostra.
Avvicendamento che è poi compiutamente maturato non immediatamente, ma nel giro di pochi decenni: 1981 divorzio della Banca d’Italia dal Ministero del Tesoro; 1990 legge Amato sulla privatizzazione degli Istituti di credito controllati dallo Stato; mancata modifica dell’art. 2247 codice civile di cui sopra da parte di un certo Mario Draghi - allora presidente della Commissione che si occupava di aggiornare il nostro Diritto societario e oggi (la cosa non sorprende) al vertice della BCE; 1998 ingresso dell’Italia nella Zona euro; 2011 colpo di Stato economico in Italia da parte della BCE e di Governi al vertice dell’Unione Europea a botte di spread; 2012 accettazione del Fiscal compact da parte del Parlamento italiano che ha di fatto incaprettato le nostre generazioni future.
Iniziative, si badi bene, che dal punto di vista della montante Società gassosa a traino economico-finanziario-mercantile sono tutte sacrosante: il non plus ultra dell’utilità necessaria a mantenere ed allargare il proprio unilaterale potere. Ma che dal punto di vista della precedente Società liquida a traino politico-statale sono equivalenti (dopo il passaggio parlamentare che le legalizza) all’auto-castrazione.
Il punto da non perdere mai di vista, soprattutto inusuale per un pensiero sociale non all’altezza, è che anche l’unilateralità strutturale del sistema a dominanza politico-statale è stato ed è antisociale ovunque lo si voglia osservare (Brasile, Russia, Cina se l’esempio italiano non è abbastanza chiaro a tutti): pensiamo solo al parassitismo dei Partiti (gruppo dominante nella Società liquida) e al loro pedissequo conformarsi alle leggi del Mercato globale. Partiti che hanno mutilato il Mercato interno e il benessere della Comunità nazionale pensando che il Mercato fosse una soluzione migliore rispetto alla loro degradata e corrotta capacità di pensiero sociale: di cui hanno definitivamente perso la chiave strutturale.
Dopo queste considerazioni “strutturali” è evidente che non serve il ritorno nostalgico ad una squilibrata e unilaterale Società liquida a traino politico-statale produttrice inevitabile di antisocialità nonostante tutte le chiacchiere sulla bontà della Democrazia, né il persistere malsano sulla bontà del Mercato nella speranza/opportunismo che la Società gassosa a traino economico-mercantile non sia produttrice anch’essa di antisocialità ma solo di benessere.
Perché? Perché quando fai la raccolta indifferenziata del sociale tridimensionale (economico, politico, culturale) in un unico contenitore… che tu sia lo Stato o il Mercato (o la Chiesa o la Scuola) non conta: il prodotto finale è sempre l’antisocialità più evidente e malsana: che ogni strutturazione unilaterale “monodimensionale” del sistema sociale ha, identica, nel suo unilaterale dna.
Società solida (a predominio culturale), Società liquida (a predominio politico) e Società gassosa (a predominio economico) - riconosciamolo dopo tutti questi fallimenti unilaterali - non sono sistemi “sociali” bensì sono realtà squilibrate, sono in concreto “sistemi antisociali”: generatori delle disuguaglianze sempre più spinte e disumane nelle tre dimensioni.
Solo la Società concretamente tridimensionale - che di contenitori ne ha 3 (non uno buono per tutto): ossia Mercato solo per circolazione di merci e servizi economici sul Territorio, Stato per la tutela dei diritti e doveri politici nella Comunità nazionale, e Scuola per lo sviluppo culturale di talenti e qualità nelle Persone – può dirsi, dal punto di vista strutturale (ma anche sostanziale), un sistema veramente sano, equilibrato e in concreto “sociale”.
Società umana all'altezza dei nostri tempi, in cui le tre dimensioni sociali classiche non competono più ossessivamente per il predominio, perché ciascuna ha la sua area di intervento discrezionale propria: esclusiva delle altre due.
Cosa occorre per realizzarla? Una semplice legge di qualsiasi Parlamento che tolga allo Stato non il corretto e giustificato controllo dall’esterno (a tutela dei diritti e doveri nella Comunità nazionale) della dimensione culturale e di quella economica, bensì la sua attuale inopportuna gestione interna di Scuola e Mercato. Controllo dall’esterno che oggi, nell’attuale Società gassosa a traino economico, è ormai palesemente gestito dal Mercato attraverso la costante sponsorizzazione di Parlamentari sensibili alle sue utili sirene.
Questa Legge dello Stato, che concretizza la Società tridimensionale equilibrata e sana adatta ai nostri tempi, rende autonoma la Scuola nel determinare l’educazione delle singole Persone, con propri organi e istituzioni; rende autonomo il Mercato nel raccogliere e soddisfare i bisogni sul Territorio (locale, internazionale, mondiale) con propri organi e parametri; rende autonomo (quindi non corruttibile di default da Mafie economiche e criminali) lo Stato nell’occuparsi esclusivamente di sicurezza e tutela di diritti e doveri nelle Comunità (di qualsiasi genere e origine) amministrate.
Società tridimensionale equilibrata e sana che sostituisce alla lotta per il potere dimensionale dominante la sinergia reciproca delle tre dimensioni sociali: con ciò essendo l’unica Società umana capace di essere garante di quel futuro generazionale che le altre tre strutture unilaterali del sistema sociale (Società solida a traino culturale; Società liquida a traino politico; Società gassosa di inizio terzo millennio a traino economico) hanno già - salvo a chiacchiere, non ci si faccia illusioni - definitivamente ucciso.
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