Punto & Virgola

Il malsano gioco delle parti nella dimensione politica

Logica concreta dei fatti e logica astratta delle opinioni alla Bolognina


24/01/2016

di Andrea di Furia

Sintomaticamente, ricorre quasi il centenario della tragicommedia di Pirandello: dove la protagonista Silla, moglie di Leone, tresca per eliminare il marito e nel gioco delle parti, dove ognuno invade il ruolo dell’altro, finisce invece col far uccidere Guido, l’amante.

Il disastro per Silla nasce dalla logica astratta che la pervade, con la quale vuole condizionare la realtà: vuole la botte piena di un futuro con Guido e il marito… morto. Ma la logica dei fatti si oppone a questa pretesa, vive piuttosto del proverbiale “chi troppo vuole nulla stringe”: così la botte di Silla è vuota mentre Leone è vivo.

Nel sociale si sta vivendo con estrema chiarezza un altrettanto letale “gioco delle parti”.

Qui la logica delle opinioni astratte, che da due secoli e passa è vittima di uno scambio inosservato di ruoli, vorrebbe il Cittadino quale "soggetto" della dimensione politica e la Pubblica Amministrazione quale "mezzo" al suo servizio. La logica dei fatti ha invece sempre più reso "soggetto" della dimensione politica la Pubblica Amministrazione e trasformato in mezzo il Cittadino.

E questo è stato possibile per la semplice ragione che né l’uno né l’altra occupano il ruolo sociale che rispettivamente compete loro. Entrambi non sono i "soggetti" della dimensione politica, ruolo che spetta ad una terza Entità che ancora non si è enucleata ed emancipata dal perdurante pensiero ottocentesco monodimensionale, che tutt'ora domina il pensiero sociale nonostante sia l'epoca dei selfie.

Essendoci un vuoto, ecco che lo spazio che dovrebbe occupare il vero soggetto della dimensione politica viene conteso tra due pretendenti non qualificati. Pertanto è solo un rapporto di forza bruta che decide chi comanda, chi deve interpretare il Soggetto, tra Pubblica Amministrazione e Cittadino.

Che la Pubblica Amministrazione sia un "mezzo" e che usurpi con violenza il ruolo di "soggetto" è chiaro a tutti. Rammentiamo due esempi polarmente opposti che confermano l’osservazione: le multe stradali messe furbescamente a bilancio dai Comuni e la dittatoriale riforma delle pensioni del duo sfasato Monti-Fornero.



Che il Cittadino non sia il “soggetto” è già più difficile comprenderlo
, dato il secolare condizionamento propagandistico che fino ad ora ha affrontato il tema. Nella realtà dei fatti, il Cittadino è solo “l’oggetto” della dimensione politica: il fine, l’obiettivo da tutelare.

In assenza del vero “soggetto” - che per la verità sta facendo di tutto per emergere, ma ancora manca di una decisa presa di coscienza di sé – abbiamo due protagonisti per tre ruoli. Si crea uno spostamento continuo a seconda del tema da affrontare, e gli esiti sono sempre fuori norma, problematici e confusi.

Se infatti la Pubblica Amministrazione decide di spostarsi dal ruolo di “mezzo” a quello di “soggetto” e tratta come “mezzo” per i propri scopi il Cittadino, spostandolo dal suo ruolo di “oggetto” della dimensione politica… cosa succede?

Se mi passate il paragone è come chi, pur non avendo due sederi, ciononostante vuole occupare due o tre poltrone lo stesso. Nella logica astratta (dalla realtà) delle opinioni può anche essere un desiderio possibile, ma nella logica concreta dei fatti appena la Pubblica Amministrazione si siede sulla poltrona del “soggetto” lascia vuota la sua poltrona di “mezzo”.

Un vuoto che il Cittadino, trasformato in “mezzo” (dalla Pubblica Amministrazione), si sente allora in diritto di occupare… e agire!

Pensiamo alla sicurezza, un classico compito affidato alla Pubblica Amministrazione intesa correttamente come “mezzo”. Lasciando la sedia di “mezzo” e sedendosi su quella di “soggetto” la Pubblica Amministrazione non è più in rado di amministrare con piena efficienza, e si verificano allora quelle deficienze operative per cui si lascia libera la criminalità di organizzarsi al meglio e non si riesce ad intervenire per contrastarla.

Questo ad esempio, ma in tanti Comuni avviene, è il caso bolognese.

Il fatto: da anni il fenomeno è stato al centro di innumerevoli esposti inascoltati dei residenti nel quartiere Bolognina alle Autorità (nessuna esclusa, e tutte fanno parte della Pubblica Amministrazione che si preferisce “soggetto” rispetto a “mezzo”).

Sono ben quattro le zone di spaccio racchiuse dal quadrilatero delle vie Bolognese, Dall’Arca, Albani e Ferrarese. Business della ‘Ndrangheta che degli emigranti valorizza il ruolo di manovalanza, con alcuni Bar ritrovo degli spacciatori.

Testimonia Galeazzo Bignami al Resto del Carlino: «Tutti i giorni, qualcuno mi chiama per segnalare spacciatori, siringhe e risse. L’altro giorno uno correva per strada col machete. Un tizio in via Albani con una pietra ha aperto la testa a un altro. Tutta la zona è esasperata».

E poiché piove sempre sul bagnato oltre al rissoso ipermercato della droga a cielo aperto si è aggiunto una nuova specializzazione meno stanziale e più sportiva: una raffica di “spaccate” alle vetrine dei negozi della Bolognina.

Il fattaccio: la settimana scorsa, giovedì, in via Bolognese un gruppo di 7-8 italiani hanno aggredito alcuni spacciatori africani con mazze, tirapugni e spray al peperoncino. Non sembra una vendetta di concorrenti criminali, ma una vera e propria azione di “messa in sicurezza del perimetro” da parte di residenti esasperati (specialmente dall’inattività della Pubblica Amministrazione, cui competerebbe agire).

Ora [premesso che chi è titolato a esternare dovrebbe essere il “soggetto” vero della dimensione politica – ossia quell’Entità che ancora non c’è, e di cui parleremo alla fine – il quale può giustamente tirare le orecchie alla Pubblica Amministrazione che latita ed esprime troppa colpevole inerzia come “mezzo” per tutelare la pubblica sicurezza] cosa è successo?

Le reazioni: unanime condanna del raid da parte del Presidente del quartiere, del Presidente Ascom di zona, dell’Assessore Malagoli, della Procura e del Questore.

La Pubblica Amministrazione che dovrebbe scusarsi per l’inefficienza in quanto “mezzo”, quale “soggetto” usurpatore spara a palle incatenate contro il Cittadini che si sono sentiti l’unico “mezzo” - in mezzo a tanta inescusabile inerzia, verrebbe da dire – rimasto a poter agire prima di soccombere definitivamente al malaffare organizzato.

In sintesi: ognuno occupa il posto dell’altro [la Pubblica Amministrazione quello del “soggetto”, il Cittadino quello del “mezzo” e lascia vuoto quello dell’”oggetto”] sicché ogni volta si crea il caos dello scaricabarile e si va fuori norma.

Il “peccato originale” della Pubblica Amministrazione è quello di voler decidere tutto lei, quindi di voler indossare i panni del “soggetto” Padrone della dimensione politica, mentre dovrebbe accettare il ruolo di Servitore, di “mezzo” e farlo bene.

Il “peccato originale” del Cittadino è quello di credersi il “soggetto” Padrone della dimensione politica e quindi disconosce di essere l’obiettivo, “l’oggetto” dimensionale.


Chi è allora il vero “soggetto” della dimensione politica? Chi è quell’Entità che sta emergendo a fatica dopo due secoli di monodimensionalità strutturale sociale malsana?

Per la logica dei fatti, per un pensiero sociale tridimensionale quell’Entità - il concreto “soggetto” che deve decidere nella dimensione politica - è la Comunità; “l’oggetto” è il singolo Cittadino, quale riflesso culturale della Persona nella dimensione politica; il “mezzo” è la Pubblica Amministrazione quale riflesso economico del Territorio in quella politica.

È la Comunità concreta, come aveva intuito Adriano Olivetti, il “soggetto” che impartisce (ascoltata!) l’ordine alla Pubblica Amministrazione (il “mezzo” che obbedisce!) di mettere il perimetro minacciato della Bolognina in sicurezza, al fine di tutelare il diritto del Cittadino ad una vita protetta e sicura.

Se tale Comunità organizzata fosse emersa già, sarebbe la titolare delle esternazioni contro una Pubblica Amministrazione che per voler fare l’asso piglia tutto [decido tutto io! Sono io il soggetto e il mezzo e perché no anche l’oggetto della dimensione politica] non è più in grado di mettere in atto i comportamenti necessari; e il Cittadino non si troverebbe in una situazione di sopravvivenza da legge della jungla nella quale i distinguo, le condanne e i moralismi di chi è al sicuro nei propri uffici [ma fino a quando?] sono carta igienica… di fronte al rischio concreto della propria pelle.

Sarebbe il caso, perciò, di finirla col gioco delle parti di pirandelliana memoria. Alimentato, inosservatamente dai più, dalla malsana strutturazione a una dimensione sociale prevaricante invalsa fino ad oggi.

Passiamo, nel sociale, alla Società tridimensionale equilibrata e sana dei nuovi tempi: pensiamo il sociale a tre dimensioni, facciamo emergere la Comunità che è il vero soggetto della dimensione politica… specialmente se vogliamo che cessi di escludere l’uomo e si risani.

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