Il capitalismo neoliberista รจ sano o malsano?
02/11/2021
di Andrea di Furia
La speranza è l’ultima a morire e il miracolo è sempre possibile. COP 26 a Glasgow vive certamente di queste aspettative, dato che le dichiarazioni del G20 hanno fatto un piccolo passettino in avanti sotto la sferza del movimento dei più giovani che hanno apertamente accusato di furto con destrezza del proprio futuro i Governi.
Rammentiamo per i più distratti e per i più giovani, che già dagli anni ’60 del secolo scorso il tema del riscaldamento del Pianeta per opera dell’uomo moderno aveva già previsto gli attuali e futuri cataclismi.
Eppure, i Governi dei Paesi più evoluti hanno fatto per almeno mezzo secolo orecchie da mercante, avvalendosi della consulenza di Comitati scientifici lobbisti, pagati profumatamente dalle Multinazionali inquinatrici.
Ora, però, il binomio Capitalismo neoliberista della crescita continua-benessere di persona, Comunità e Ambiente non è più sostenibile: non è più sufficiente colonizzare le Università e fondare i propri Movimenti; non è più sufficiente colonizzare le Istituzioni statali e sponsorizzare i propri Partiti; non è più sufficiente colonizzare il sistema delle Banche centrali e impadronirsi delle fonti di finanziamento planetario.
Di fronte a eventi ambientali come il riscaldamento globale, il peggioramento climatico, la spada di Damocle dello scioglimento dei ghiacci ai poli - tutti eventi che, diversamente dagli uomini posizionati nei posti chiave culturali, politici ed economici non si possono mettere a tacere col denaro - ecco che il binomio è diventato Capitalismo neoliberista della crescita continua-distruzione di Ambiente, Comunità e Persona.
Siamo giunti ad un ribaltamento evidente: il Capitalismo non è più apportatore di “benessere sano per tutti”, bensì di “malessere non sano” per tutti.
Il Capitalismo è diventato espressione di una malattia autoimmune: l’Economia che divora se stessa, come il Conte Ugolino i propri figli nell’Inferno dantesco.
Cosa è accaduto? Cosa ha reso il Capitalismo “malsano” per il Pianeta intero? Può tornare “sano” per tutti?
Sono, queste, alcune domande cui dobbiamo dare una risposta, se non vogliamo limitarci a togliere sterilmente il Capitalismo dalla colonna dei “buoni” e a segnarlo nella colonna dei “cattivi” alla lavagna.
Ripercorriamone prima i passi sociali. Poi, alla luce del rapporto tra Capitalismo e sistema sociale, ci sarà più facile comprendere i fatti accaduti e le trasformazioni avvenute: ad esempio perché le ragioni del conflitto Capitalismo-Comunismo sono ora diventate le ragioni del conflitto Neoliberismo americano-Neoliberismo cinese.
Tutto nasce dal fatto originario dell’emancipazione della dimensione Economia dal tutoraggio delle altre due. Prima era la dimensione Cultura, in particolare era la religione, a determinare sviluppo e obiettivi dell’Economia lasciando il pallino creativo all’iniziativa divina: le divinità locali determinavano i giorni fausti e infausti per seminare, allevare, commerciare ecc.
Poi, emancipatasi la dimensione Politica dalla Cultura, il pallino dell’iniziativa economica passa alla Comunità umana (tribù, popolo), da religioso confessionale diviene arte sociale collettiva e si orienta alla soddisfazione di esigenze sociali: vediamo per esempio la colossale opera romana per costruire migliaia di chilometri di strade che unissero le comunità amministrate e acquedotti che permettesse loro di vivere e prosperare.
Infine anche la dimensione Economia si emancipa, solo pochi secoli fa, e il pallino dell’iniziativa economica creativa passa nelle mani del singolo individuo, e qui l’approccio non è più religioso o artistico, bensì scientifico.
Immaginiamo un servo della gleba medievale, rifugiatosi in uno dei primi Comuni, che essendo abile nel cucinare produce alimenti che poi commercia. Una volta coperto con gli incassi il fabbisogno personale-famigliare si accorge di aver accumulato altro denaro che non gli serve se non a ingombrare la dispensa. Perciò decide di prestarlo all’amico fabbro, per ampliare la sua attività.
E’ nato il moderno Capitalista. E la cosa positiva da notare non è la quantità di denaro da lui accumulata, quanto piuttosto la nascita di un’iniziativa economica che va oltre il bisogno personale, che va in aiuto di altri e che si moltiplica attraverso la libera iniziativa personale degli altri.
Cosa che va di pari passo con la “divisione del lavoro”, che via via si afferma a causa del dna altruistico universale e incondizionato della dimensione Economia: molto più forte di quello condizionato della Politica e della Cultura.
Ieri ci si produceva lo stuzzicadenti da soli, con un rametto e un coltellino; oggi invece lo troviamo al supermercato. Con al “divisione del lavoro”, che è economicamente più vantaggiosa, nessuno fa più (salvo rare eccezioni) ciò che gli serve, ma lo riceve fatto da altri.
Fino a qui il Capitalismo è sano, anzi molto sano: perché la libera iniziativa economica è anche il presupposto per qualsiasi libertà personale. Un esempio di Capitalista “sano” è stato Adriano Olivetti.
Se adesso osserviamo il rapporto tra sistema sociale e Capitalismo possiamo renderci conto delle ragioni del suo inquinarsi, corrompersi e degenerare nelle forme malate, addirittura criminali verso l’Umanità, del Capitalismo moderno. Esempio di Capitalisti malsani ne abbiamo a iosa (Bill Gates, Zuckemberg ecc.).
Il sistema sociale, in cui il Capitalismo si trova ad operare di necessità, ha una struttura monodimensionale: privilegia una sola delle tre dimensioni sulle altre due. Quell’una nutre e sviluppa, le altre due affama e opprime.
Quando privilegia la dimensione Economia, come ora, il sistema è caraterizzabile come Società gassosa economica e condiziona lo sviluppo del Capitalismo: o esaltando e rendendo unilateralmente predominante l’iniziativa individuale dal punto di vista culturale (Capitalismo individualistico), o esaltando e rendendo unilateralmente predominante l’iniziativa collettiva dal punto di vista politico (Capitalismo collettivistico), o esaltando e rendendo unilateralmente predominante l’iniziativa planetaria (Capitalismo della sorveglianza) dal punto di vista economico.
Nell’ultimo secolo abbiamo visto confrontarsi tra loro Capitalismo e Comunismo perché il focus sistemico era la Politica: vivevamo nella Società liquida politica dove le esigenze sociali si posavano bene (a inizio XX secolo) con l’iniziativa collettiva specie in Europa dell’Est; mentre in America del Nord si andava affermando incontrastato un diverso tipo di Capitalismo a libera iniziativa individuale (più in linea con la nascente Società gassosa economica, che si affermerà decisamente a fine XX secolo) che utilizzerà la Politica sia in casa, con il maccartismo, sia in trasferta con la seconda Guerra mondiale, le alleanze militari e la Guerra fredda, gli interventi in Asia minore e in Asia per il controllo di petrolio e altre materie prime.
Poi si è affermata la Società gassosa economica e il contrasto tra iniziativa individuale e iniziativa collettiva si sposta dalla dimensione politica alla dimensione economica. Qui, però, il conflitto non è più tra Capitalismo e Comunismo perché nel frattempo (grazie al cambiamento strutturale del sistema) anche le Società collettive indiana e cinese si aprono all’iniziativa individuale: diventano capitaliste e in particolare capitaliste neoliberiste. Come mai?
Perché nel frattempo la cultura economica dominante è diventata quella neoliberista, per la quale ognuno di noi è imprenditore di se stesso. E gli Estremorientali sono stati indottrinati dal neoliberismo degli Imprenditori Estremoccidentali, che delocalizzavano in quelle aree la più costosa produzione nazionale per minimizzare i costi del lavoro e per massimizzare il valore dell’azione agli azionisti.
Il problema sorge quando il neoliberismo deve conciliare l’individuo singolo con la famiglia. E’ evidente che se è l’individuo imprenditore di se stesso la pietra angolare di questo credo economico, allora anche la Famiglia viene eliminata nei suoi singoli componenti. Come evitare questo? Ecco presentarsi un fenomeno che ha sconcertato i Sociologi: l’apparentamento negli USA del neoliberismo scientifico con il fanatismo cristiano più integralista che ci sia.
Tuttavia, comprendendo che il neoliberismo americano è un fanatismo dogmatico scientifico (slittato per legge di Gravità sociale nella dimensione Economia), lo si trova essenzialmente identico al fanatismo religioso talebano in Afghanistan. Se fosse nato in Estremoriente il neoliberismo si sarebbe tranquillamente imparentato con i fanatici integralisti Afghani, mentre essendo nato in Estremoccidente si è tranquillamente imparentato con i fanatici integralisti cristiani Americani.
La ricetta del neoliberismo individualista americano, però, in Estremoriente è più adatto al sentire coreano che a quello cinese. In quest’ultimo Paese viene interiorizzato dal Partito Comunista, che lo interpreta a modo suo. E con un successo planetario, tanto che diventa la seconda economia mondiale dopo gli USA e si avvia a togliergli il primato. Iattura che gli USA stanno da anni contrastando anche col rafforzamento della propria presenza militare nell’area, con accordi come l’ultimo con l’Australia e il Canada e il proprio attivismo a sostegno delle ragioni di Taiwan in funzione anticinese.
La lotta tra Capitalismo contro Comunismo, oggi e diventata tra Capitalismo neoliberista americano e Capitalismo neoliberista cinese. Qual è il Capitalismo migliore? Se guardiamo ai risultati ambientali della loro azione, possiamo bocciarli serenamente tutti e due: sia il neoliberismo americano con forte retrogusto religioso, sia il neoliberismo cinese a forte retrogusto politico sono particolarmente nocivi. E inevitabilmente destinati a confliggere, perché entrambi viventi dentro il bidone unico della spazzatura sociale indifferenziata (politica, economica e culturale) Mercato.
Nel cassonetto dell’indifferenziata Mercato l’impulso religioso, quello politico e quello economico non possono che colorare della propria unilateralità il Capitalismo, ma al prezzo di una lotta continua con gli altri due impulsi.
La soluzione migliore è quella di permettere ai tre impulsi di respirare ed esprimersi all’interno di un proprio specifico contenitore dedicato, senza scontrarsi gli uni con gli altri. Occorre fare la raccolta differenziata dei tre impulsi in tre contenitori separati: Scuola, Stato e Mercato.
Rilocalizzata nel contenitore Scuola la dottrina della crescita continua neoliberista torna ad essere un impulso positivo per l'evoluzione culturale della singola Persona; tolta dal contenitore Mercato tale dottrina cessa di essere deleteria per l’ambiente planetario; applicata indirettamente al contenitore Stato mediante la libera iniziativa economica, gli effetti unilaterali di tale dottrina neoliberista possono essere moderati e controllati, indirizzandola alla soddisfazione delle esigenze sociali e ambientali della Comunità di riferimento: locale, nazionale, mondiale.
Una tale situazione - per cui un “male sociale” come il neoliberismo economico torna ad essere un “bene sociale” - è solo possibile nella Società calorica sinergica, che pratica la raccolta differenziata del sociale tridimensionale nei tre contenitori, funzionalmente separati per legge: Mercato, Stato, Scuola.
Purtroppo, non abbiamo ancora istituito questo sistema sociale così strutturato in tre, viviamo ancora in un sistema monodimensionale a dominio economico-finanziario-commerciale: ossia nella Società gassosa economica in cui tutto è determinato dal denaro.
Ora torniamo a COP 26 a Glasgow: a fronte delle speranze troviamo la richiesta urgente alla realtà economica che ha fondato il suo incredibile successo sulla devastazione del Pianeta di smettere di martoriarlo; una realtà che fa dire ai Politici sul suo libro paga, ad ogni TG, che dobbiamo perseguire la crescita della green economy; una realtà che per iniziare l’utilizzo delle energie rinnovabili ha dovuto trasformarle prima in un business; una realtà che ha bisogno dell’aria inquinata delle megalopoli per vendere negli Oxigen Bar (a Nuova Delh in India) un menù di aria buona (alla menta, alla lavanda, alle erbe di montagna ecc.) fino a 7 dollari in bombolette con mascherina monouso, imbottigliate nelle località più famose e salubri del mondo.
Nel medioevo avremmo attribuito al diavolo uno scenario infernale come quello che ci troveremo da qui a un decennio ad affrontare, cosi che - al di là delle più ovvie previsioni già espresse dagli attivisti ambientalisti (“Da quelli là non possiamo aspettarci nulla di positivo, solo bla bla bla”) e dell’accordo dilazionante dei Paesi inquinatori che non possono fermare la crescita proprio sul più bello – se da una parte non ci sottraiamo nel condividere la speranza nel classico miracolo; dall’altra speriamo, soprattutto, che al di là delle illusioni e delle opinioni ci si accorga tutti che alla pentola neoliberista manca il proverbiale coperchio.
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