Good Company-USA e Bad Company-UE: così è più chiara la ragione della guerra in Ucraina
20/02/2023
di Andrea di Furia
Al netto della propaganda NATO (Russia imperialista invasore cattivo, NATO difensore della democrazia senza se e senza ma), chi ha capito qualcosa delle motivazioni NATO sottostanti all’assistenza militare e al sostegno all’Ucraina? C’è molta confusione e uno dei problemi che si pone davanti all’osservatore spregiudicato e indipendente è l’aderenza del linguaggio comunemente utilizzato per trattare questa scottante “materia”.
Il nostro linguaggio non è più aderente alla realtà sociale attuale, in questo caso bellica, perché altrimenti la comprenderebbe anche senza il disturbo della ossessiva e martellante propaganda NATO H24.
Se fosse aderente alla realtà non ci sarebbe bisogno della tecnica della ripetizione pubblicitaria: che altera la realtà suscitando convinzioni inutili, ossia superflue alla vita davvero “sociale” dell’uomo e del Pianeta di inizio terzo millennio, ma utilissime a realizzare l’irrealizzabile e distruttiva (per uomo e Pianeta) antieconomia neoliberista: strumento principe delle attuali Élite economiche dominanti.
E l’ostacolo per comprendere la realtà geopolitica attuale è proprio il linguaggio “geopolitico” cui siamo abituati: un linguaggio che per gli over20 (e le generazioni precedenti) era promosso dal sistema allora in vigore… vigente fino agli inizi del terzo millennio.
Sistema che contro ogni evidenza ci ostiniamo a chiamare “sociale” – ulteriore dimostrazione del fuorviante problema lessicale - mentre è massimamente “antisociale” quando ci presenta la configurazione strutturale che vede una delle tre dimensioni sociali prendere il potere sulle altre due, parassitarle e paralizzare proprio la loro forza sociale.
Fino al 2000 il sistema [antisociale, perché UNIdimensionale a prevalenza della Politica, su Cultura e su Economia] ha promosso un linguaggio “politico” adatto alla Società liquida (Z. Bauman) di quel tempo, ma inadatto al massimo alla Società gassosa (A. di Furia) odierna [antisociale, perché UNIdimensionale a prevalenza della Economia, su Politica e Cultura] che ha sostituito allo Stato il Mercato.
Se il linguaggio “politico liquido” è, come in realtà è, inadatto a cogliere la realtà “gassosa economica” diventa evidente che se continuiamo a sentir parlare di “geopolitica” non facciamo altro che portare tutti fuori strada senza nessun bisogno di propaganda: dobbiamo parlare invece di geoeconomia!
Trattare l’argomento con un linguaggio inadatto a descrivere l’attuale realtà causa una confusione che… “la metà, basta”. Qual è l’obiettivo della NATO? E, al suo interno, qual è l’obiettivo della UE nel sostenere l’Ucraina invece della Russia? Tantissimi hanno notato che ai netti vantaggi USA corrispondono netti svantaggi UE.
E qui, facciamo un utile inciso, torna a bomba notare l’assenza fragorosa della Gran Bretagna dall’attuale UE: geopoliticamente ciò è stato astrattamente ritenuto un tafazziano autogol, geoeconomicamente invece è una concreta goleada… in presenza di una guerra che l’avrebbe coinvolta negativamente come ora accade ai nostri Paesi della UE.
Del referendum poi attivato nel 2016, in UK se ne parlava già nel 2012. Il Premier David Cameron, europeista convinto, resiste fino al termine del suo mandato, poi capitola e promuove appunto nel 2016 il referendum.
Contemporaneamente, nel 2016, cosa sta avvenendo in Ucraina a seguito del colpo di stato antirusso del 2014? In seguito alla fuga in Russia (avvenuta il 22 febbraio 2014) del presidente ucraino Viktor Janukovyč eletto democraticamente e la sua successiva rimozione, in Crimea iniziarono ad avere luogo alcune proteste filorusse e, al contempo, gruppi di soldati russi senza insegne presero il controllo delle principali infrastrutture e dei centri amministrativi della regione. A questi avvenimenti seguì l'invio ufficiale delle forze armate russe in Crimea e il 16 marzo, dopo un referendum ritenuto non valido dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con 100 voti favorevoli, 11 contrari e 58 astenuti, la Russia annesse la penisola alla Federazione.
Ad aprile di quello stesso anno nelle maggiori città del Donbass scoppiarono delle violente proteste filorusse che sfociarono in una guerra tra il governo ucraino e le forze secessioniste, nel frattempo costituitesi nelle repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, dichiaratesi indipendenti l'11 maggio in seguito a un referendum.
Quanto riportato sopra è un esempio di linguaggio geopoliticamente correct, ma che non collega in nessun modo la Brexit alla guerra in Ucraina. Linguaggio, ribadisco, non adatto a descrivere la realtà sottostante che è, nella Società gassosa attuale e per le Élite dominanti, principalmente “geoeconomica”.
Pensiamo ad esempio alla speculazione in Borsa, lo sport antieconomico e antisociale a diffusione planetaria, che ha portato a un deciso aggravamento della crisi energetica in Europa: quando lo speculatore gode di più? Quando ha in anteprima informazioni sensibili che lo orientano ad ottenere il maggior vantaggio e lo affrancano dal condividere con altri speculatori gli svantaggi di chi arriva dopo.
Dal comportamento entusiasta (“li conoscerete da quello che fanno e non da quello che dicono”) della Gran Bretagna nei confronti dell’Ucraina e contro la Russia da quel momento in poi, si evince una preparazione certosina (propaganda, invio mercenari, consiglieri militari, armi, soldi ecc.) peraltro già attivata prima del 2016.
Storicamente la vicinanza UK e USA non si discute: in ogni scenario europeo e mondiale sono sempre dalla stessa parte quindi una “soffiata” americana, il “rumor” che avrebbe investito e fatto di tutto per la guerra e non per la pace in Europa, possiamo darla per inevitabile più che scontata.
Inoltre, sempre geoeconomicamente parlando, la BREXIT mette la Gran Bretagna dalla parte della Good company-USA e la sottrae dal precedente posizionamento nella Bad company-UE.
Stiamo parlando di una strategia normalmente messa in atto dalle società economiche, le quali nel passato hanno accumulato debiti e quindi possono fondersi (unione o incorporazione) con altre società trasferendo diritti e obblighi, come ad esempio quelli relativi alle perdite avute prima della fusione.
Con Bad company (traducibile in "impresa cattiva") si indica di norma una società che non ha più liquidità per poter sopravvivere sul mercato e che viene utilizzata per farle smaltire le attività "sofferenti" e, contemporaneamente, far confluire le attività “proficue” nella società parallela detta Good company ("impresa buona").
Con questo linguaggio più economico che politico la confusione che abbiamo sugli eventi nell’Europa dell’Est finisce di botto: la UE è un’impresa cattiva utile agli USA-impresa buona. E non deve sopravvivere sul mercato come competitor indipendente: ossia come competitor in grado di inserirsi al vertice dell’economia mondiale quale elemento equilibratore delle secolari ambizioni unilaterali estremoccidentali (USA) e delle emergenti ambizioni unilaterali estremorientali (CINA). Ossia un potenziale competitor in grado di perturbare, in questo momento storico, il monopolio americano del pianeta con inopportune alleanze (RUSSIA/CINA).
In questa logica geoeconomica di mercato, come sanno tutti coloro che si occupano di mercati finanziari e commerciali, mentre una concorrenza a due può sfociare in un dominio unilaterale (avendo sconfitto il competitor), quando si è in tre il mercato si equilibra: spontaneamente o tramite l’istituzione del monopolio, di fronte al quale ogni ulteriore terzo incomodo è un elemento da colonizzare assorbendolo nel monopolio, o da eliminare con le buone o con le cattive.
Ora nel temporaneamente benefico duopolio economico USA-CINA - benefico nella prospettiva della vittoria a stelle e strisce – non solo la UE non colonizzata è un fattore da eliminare, ma una UE unita alla Russia è per gli USA… il Diavolo! E per eliminare un potenziale concorrente non bada a spese, giusto? Sì, giusto.
Lo storico inglese Terry M. Bordman nel suo saggio The Anglo-Russian Antagonism ci informa che gli “investimenti” in TUTTE le guerre sul nostro disastrato pianeta fatti dagli USA dal 2011 al 2020 ammontano a circa 40/50 miliardi di dollari: 0,33/0,42 miliardi di dollari al mese.
Salta all’occhio che gli investimenti USA fatti nella guerra in Ucraina sono intorno agli 80 miliardi di dollari nei primi 5 mesi del 2022: da gennaio a maggio, fanno 16 miliardi di dollari al mese!
Oltre ai 5,6 mld in “assistenza e sicurezza” erogati dal febbraio 2022, Big Joe Biden ha chiesto il 28 aprile al congresso 33 mld sempre per l’assistenza all’Ucraina (di cui 20 mld per armi), e il 21 maggio è stata approvata una legge per ulteriori 40 mld in aiuti militari e umanitari all’Ucraina.
Cosa che non sorprende, essendo perfettamente in linea con la realtà “geoeconomica” della Società gassosa, ossia del sistema antisociale attuale.
Tali investimenti suggeriscono una “guerra per procura” degli USA contro la Russia, in cui gli Ucraini muoiono al posto degli americani dopo che gli USA-e-getta hanno lanciato il sasso nel 2014 e ritirato la mano: un copione ripetuto planetariamente più volte negli ultimi 150 anni.
E’ evidente che questi investimenti senza badare a spese sono nell’interesse del primato economico del monopolio planetario guidato dagli USA, e hanno l’obiettivo economico di far retrocedere dal ranking dei potenziali competitor la UE: in particolare impedendo nella maniera più assoluta l’unione della RUSSIA alla UE.
E, tra i Paesi della UE, è soprattutto alla Germania che si deve impedire il collegamento con la Russia: e l’attentato voluto dalla Good company-USA ai gasdotti russo-germanici Nord stream (scaricando tutte le perdite e i disagi, costi quello che costi, sulla Bad company-UE) toglie ogni confusione su quale sia davvero il tema del contendere.
Good company-USA e Bad company-UE: il linguaggio geoeconomico rende davvero molto più chiari gli eventi in cui viviamo e il bad-futuro dei Paesi aderenti alla UE... su cui gli USA, pokeristicamente parlando, stanno davvero andando all-in!
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