Punto & Virgola

Dobbiamo passare dall'attuale esausto sistema antisociale a un ecosistema sociale

È il secondo gradino della Sociologia auspicato da Zygmunt Bauman


23/07/2019

di Andrea di Furia


Abbiamo richiamato varie volte l’attenzione del frequentatore di questa rubrica sulle parole scritte da Zygmunt Bauman, nel suo libro sintomaticamente intitolato Paura liquida, che invitavano la Sociologia moderna a salire, dal gradino attuale della critica ininfluente sulla realtà, su quello della concretezza incisiva della realtà.

Paura che oggi troviamo ovunque attorno a noi e che ci assale. Paura che ha diversi motivi per colpirci ma che infine è anche sintomo positivo di ciò che ancora non è stato fatto: di ciò che c’è ancora da fare.

Zygmunt Bauman: «La paura più temibile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare».

Il superamento di sé della Sociologia chiesto da Bauman, a ben vedere coincide con il passaggio concettuale epocale che trova un’inconsapevole e distratta Umanità moderna operare e vivere all’interno di un ecosistema sociale non ancora riconosciuto in quanto tale. Di fatto è sintomatico quanto ci stia stretto l'attuale sistema sociale!

Il concetto di sistema sociale che abbiamo, infatti, è un concetto indistinto su cui ognuno proietta le proprie opinioni personali, le proprie simpatie e antipatie emotive, le proprie individuali inclinazioni e paure. E ciascuno di noi può farlo perché questo concetto è ormai una parola vuota. È diventato oggi uno slogan, un comodo modo di dire utilizzato delle élite culturali, politiche ed economiche – ma, in ricaduta, anche dalle persone normali - per giustificare tutte le proprie insufficienze e deficienze.

Questo concetto di sistema sociale senza nerbo e deforme oggi possiamo paragonarlo a un uomo cui sia stato tolto lo scheletro: manca di struttura portante. Quella struttura tridimensionale portante, appunto, che ne fa un ecosistema sociale: un habitat altrettanto concreto come l’uomo che lo frequenta. Quella struttura tridimensionale che non si considera mai… e che proprio per questo si ˋvendicaˊ, trasformando prima in poco sociali e poi in antisociali tutte le nostre iniziative economiche, politiche e culturali.

Noi con la migliore volontà facciamo tutto per i nostri cittadini nella dimensione politica, tutto per i nostri consumatori nella dimensione economica, tutto per i nostri ragazzi nella dimensione culturale… ma quello che facciamo è costantemente un fallimento.

Fallimento annunciato che giustifichiamo con la complessità delle problematiche. Problematiche sociali che non ci accorgiamo di affrontare come il solutore di un puzzle di 3.000 pezzi che ritenesse comporlo considerandone 1.000 soltanto... o ancor meno.


Fallimento che stranamente non suscita domande, tipo: “Perché tutto quello che si fa nel Mercato, nello Stato, nella Scuola non centra mai l'obiettivo? non va mai a buon fine?”. Domanda che non si fa, ad esempio, un Emmanuel Macron in Francia neppure quando i Gilet gialli sono diventati un piaga domenicale. Domanda che, sui mille problemi italiani, non si fa nessun politico, nessun economista, nessun professore.

Domanda a cui il concetto di sistema sociale monodimensionale che abbiamo abitualmente non dà più nessuna risposta, e suscita tutte le nostre paure perché ignora la propria sana struttura tridimensionale. Risposta che viceversa dà il concetto di ecosistema sociale, che invece considera essenziale la propria struttura tridimensionale. L’ecosistema sociale infatti, se paragonato all’uomo, reintroduce in sé lo scheletro perduto dal sistema sociale. Approfondiamo il tema.

Cos’è un ecosistema naturale? È l'insieme degli organismi viventi (fattori biotici) e della materia non vivente (fattori abiotici) che interagiscono in un determinato ambiente (savana, palude, litorale) costituendo un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico (deserto, montagna, costa).

Cos’è un ecosistema sociale? È l'insieme degli organismi viventi (Uomini) e della materia non vivente (Istituzioni) che interagiscono in un determinato ambiente (Mercato, Stato, Scuola) costituendo un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico (le tre dimensioni sociali: Economia, Politica e Cultura).

Una Sociologia al primo gradino si occupa solo dei problemi di Uomini, Istituzioni, Mercato, Stato e Scuola all’interno della loro specifica dimensione sociale: senza tuttavia tener conto del triplice ambiente dimensionale politico, economico e culturale, e della sua sana necessità di trovarsi in sinergico equilibrio dinamico.

La Sociologia auspicata da Bauman invece, quella che sale al secondo gradino e può incidere sulla realtà sociale concreta, tiene primariamente conto – quale madre inosservata di tutte le problematiche sociali e antisociali moderne – della struttura scheletrica sociale: il triplice ambiente costituito dalle tre dimensioni sociali, considerate complessivamente come ecosistema in equilibrio dinamico, che viene degradato e contrastato dall'attuale sistema antisociale.

Ecco allora che viene in primo piano l’equilibrata struttura tridimensionale dell’ecosistema sociale con le sue dinamiche e le sue leggi intrinseche:

  1. la Libertà nella dimensione culturale, dimensione sociale oggi antisocialmente asservita alla Politica e sempre più all’Economia
  2. l’Uguaglianza nella dimensione politica, dimensione sociale oggi antisocialmente succube dell’Economia
  3. la Fraternità nella dimensione economica, dimensione sociale oggi antisocialmente dominatrice incontrastata sia della Politica che della Cultura

Equilibrio sociale che si ottiene e si persegue impedendo – mentre oggi chi si approfitta della malsana situazione presente favorisce lo squilibrio antisociale direttamente, e chi la ignora indirettamente – a una sola dimensione sociale di fagocitare le altre due, e rispettando come un faro il triplice corretto posizionamento specifico [vedi 1., 2., 3., sopra] del motto rivoluzionario.


Nell’attuale malsano sistema sociale il motto rivoluzionario è parola vuota, aria fritta:
a) non ha diritto politico di cittadinanza,
b) non è sentito come un bisogno economico da soddisfare
c) non è portatore di valori culturali solidi.

Cosa che nella realtà concreta si manifesta inizialmente come anomalia, poi come caricatura di sé e infine come automatismo antisociale sottratto al controllo dell’Uomo in tantissime situazioni sociali.

Freschi di elezioni europee pensiamo all’anomalia conclamata di una Commissione europea: organo politicamente esecutivo che ha anche la massima potestà di iniziativa legislativa… che invece spetterebbe in esclusiva al Parlamento europeo. Oppure pensiamo alla caricatura di sé che è diventato il Parlamento europeo: organo democratico in cui la maggioranza può escludere totalmente le minoranze tramite il cosiddetto “cordone sanitario”, realizzando la totale mancanza di democraticità al proprio interno. Pensiamo infine all’automatismo antisociale causato dai cicli elettorali sfasati dei Paesi membri che paralizzano per anni/decenni qualsiasi scelta a vantaggio di tutti i Paesi membri della UE, perché rispetto agli interessi nazionali farebbe perdere voti ai Partiti.

Paralisi da ciclo elettorale già in atto a proposito della riformulazione del Regolamento di Dublino sulle migrazioni (fermo per questo motivo all’esame del Consiglio europeo). Paralisi che stancamente vedremo ripetersi per ogni e qualsiasi iniziativa a venire.

La UE è figlia dello squilibrio strutturale di un sistema antisociale che si è definitivamente esaurito nelle lotte tra le tre dimensioni sociali per accaparrarsene il predominio. Serve invece un equilibrio dinamico, dato dal passaggio all’ecosistema sociale tridimensionale, che deve essere correttamente indirizzato a stemperare quelle inevitabili unilateralità antisociali presenti nello specifico orientamento sociale di ciascuna delle tre dimensioni.

Dimensioni sociali che oggi si esprimono nelle tre malsane tipologie in cui domina strutturalmente una dimensione sulle altre due. Tipologie unilaterali, e fonti costanti di squilibrio antisociale, che abbiamo caratterizzato come:

  • Società solida a predominio culturale, ad esempio la Società medievale in cui la Chiesa spadroneggia su Stato e Mercato;
  • Società liquida, ad esempio la Società risorgimentale in cui lo Stato spadroneggia su Mercato e Scuola [nel termine Scuola ora ricomprendiamo sia la Chiesa, come scuola religiosa antica tutt’ora operante anche ai massimi livelli, sia la Scuola laica moderna che si è via via affrancata da essa];
  • Società gassosa, che in questo momento storico è la forma di sistema sociale squilibrato e malsano in cui il Mercato spadroneggia su Stato e Scuola.

Nelle tre strutture unidimensionali che definiamo in maniera ancora sognante e autolesionistica sistema "sociale” – per poi lamentarcene in continuazione, alla prova dei fatti – la legge intrinseca e specifica di ogni dimensione sociale (Libertà culturale, Uguaglianza politica e Fraternità economica) si trova delocalizzata:

  1. Libertà antisociale nella dimensione economica [la Libertà è sociale solo in ambito culturale]
  2. Uguaglianza antisociale nella dimensione culturale [l'Uguaglianza è sociale solo in ambito politico]
  3. Fraternità antisociale nella dimensione politica [la Fraternità è sociale solo in ambito economico]

Perché la Libertà è anche istituzionalmente sociale soltanto nella dimensione culturale? Perché si riferisce alla Persona in formazione e non alla Comunità politica, né al Territorio economico;

Perché l’Uguaglianza è anche istituzionalmente sociale soltanto nella dimensione politica? Perché si riferisce alla Comunità dei Cittadini e non alla Persona in formazione, né al Territorio economico;

Perché la Fraternità è anche istituzionalmente sociale soltanto nella dimensione economica? Perché si riferisce al Territorio con le sue materie prime e non alla Comunità politica, né alla Persona in formazione.

Senza porsi queste domande e verificare la correttezza di queste risposte - e perciò senza rendersi ancora conto dell’urgenza di strutturare in senso ecosistemico tridimensionale l’attuale sistema monodimensionale - possiamo solo rassegnarci a vivere in un sistema geneticamente antisociale involuto a cui chiediamo illusoriamente soluzioni possibili soltanto in un sano e dinamicamente equilibrato ecosistema sociale evoluto.

La forma sana dell’ecosistema sociale l’abbiamo caratterizzata come Società calorica, dove la struttura è concretamente tridimensionale. Il che porta a riorganizzare le Istituzioni e a rendere finalmente sinergici tra loro, invece che antagonisti feroci, un Mercato fraterno, uno Stato egalitario e una Scuola finalmente libera da tutoraggi politici e/o economici.

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