Come cambia l’Europa. Fra errori, prese di posizione sbagliate e qualche mea culpa
Causa pandemia l’Unione si è complicata la vita puntando su strategie vaccinali colabrodo. E anche la Merkel, la cancelliera di ferro, ne sta pagando le conseguenze
19/04/2021
di Mauro Castelli
Non è che noi italiani, per come ci siamo comportati in questi quindici mesi di pandemia, possiamo impartire lezioni urbi et orbi. Di errori e di scivolate, a partire dai soloni di turno (i politici, per intenderci, in abbinata ai tanti professoroni, alias epidemiologi, virologi e ricercatori), ne abbiano commessi sin troppi. Ma anche a livello europeo nessuno può scagliare la prima pietra, in quanto nessun Paese si è distinto in termini di corretto decisionismo. Nessuno che abbia adottato azioni adeguate a regalare concrete soddisfazioni alla gente. In quanto purtroppo manca una lungimiranza operativa volta al bene comune, visto che nei miracoli da tempo non ci crede più nessuno.
Prendiamo ad esempio la campagna acquisti sbagliata sui vaccini da parte di Bruxelles, nel senso che i contratti sottoscritti, con consegne trimestrali, sono stati firmati lasciandoci in balìa delle aziende produttrici, che evidentemente (ferme restando le ultime aperture-ravvedimento della Pfizer) sanno come ci si deve muovere nel campo delle vendite. Le quali aziende in buona sostanza ci hanno messo la cavezza come si fa, o meglio come si faceva, con le mucche. E se qualcuno ha osato pronunciare, magari a bassa voce, che ci si poteva anche rivolgere alla Russia e alla Cina per tappare le falle vaccinali, apriti cielo. Non nominate questi Paesi invano, anche se di mezzo c’è la salute dei cittadini.
Inoltre di errori a man bassa ne sono stati commessi anche nella gestione delle emergenze, tutti convinti di essere nel vero, sicuri di aver imboccato la strada giusta delle restrizioni (ma i risultati si stanno vedendo nelle arroganti quanto comprensibili manifestazioni di piazza); tutti sicuri di aver messo all’angolo questo maledetto virus che ci ha travolto rendendoci più poveri. Nonostante le statistiche ci dicano che, per contro, i nostri risparmi sono lievitati in maniera esponenziale. E questo è vero, anche perché non potendo più spendere, i quattrini incassati dalla classe media sono rimasti inutilizzati nei conti correnti, oppure nei dossier a custodia e nei caveau delle banche.
Che altro? Prendiamo il caso della Germania, la Grande Germania che tutto può e tutto impone. E che ora si ritrova smarrita, con la sua lady di ferro, la cancelliera Angela Merkel in carica dal 2005 e apprezzata per i suoi toni mai sopra le righe, verso l’uscita di scena che sarà scandita dalle elezioni del prossimo 26 settembre. La quale Merkel non ha mancato di prendere decisioni sbagliate sul lockdown, per poi dover fare una clamorosa quanto umiliante marcia indietro.
Dimostrando quindi che tutti, a questo mondo, sono fallibili. Da qui il momento difficile per Berlino, fra misure sanitarie contraddittorie, “birichinate” nelle forniture di materiali anti-virus, insofferenza alle imposizioni, un calo costante dei consensi legati a una serie di scandali politici che hanno interessato sia la Cdu che la sorellina Csu. Una brutta pagella per un Paese che vuole, o quanto meno vorrebbe, continuare a proporsi come guida indiscussa dell’Europa a ventisette. Fermo restando che la corsa con la Cina e gli Stati Uniti (e mettiamoci pure l’Inghilterra) sembra essere già persa - numeri alla mano - in partenza.
E per quanto ci riguarda? Dalla padella nelle braci: con un Governo dai larghi numeri solo perché c’è Mario Draghi, uomo di portata internazionale, con la Lega pronta a scalpitare per non riuscire a far ingurgitare i propri dettami (cosa pensava, Matteo Salvini, di poter andare a dettare legge a Palazzo Chigi?).
E che dire di Enrico Letta, entrato in scena sperando di cambiare il Pd, per rendersi ben presto conto che non è poi così facile ammorbidire e indurre a più miti consigli le correnti del suo partito. Mentre la battagliera Giorgia Meloni ritiene di far convergere su di lei tutta la marea degli scontenti. Salvo poi vedersi bocciare a furor di popolo l’idea di cestinare la tanto decantata lotteria degli scontrini, ovvero i pagamenti elettronici volti a combattere l’evasione e che, con scarsi risultati, ci costano diversi miliardi di euro. Sì, avete capito bene, miliardi.
Insomma, aspetta e spera che le cose cambino. In effetti, come sosteneva Sant’Agostino, la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. Ma ne saremo capaci? Ci sia concesso dubitarne.
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