Alla Società umana serve fiducia in Economia, Politica e Cultura: cosa ci viene offerto dal macello-marketing mondiale?
06/10/2024
di Andrea di Furia
Dal punto di vista sociale alle Persone serve fiducia: nel senso però di ‘fiducia in se stesse’ ovvero nelle proprie qualità, talenti e creatività: non nel senso di quella fiducia nell’Autorità esterna (Chiesa, Stato, Mercato) che rende tragicamente passivi e ‘dipendenti’ (nel senso di ‘drogati’) ognuno di noi.
Anche alle Comunità serve fiducia: nel senso della ‘fiducia reciproca e coesiva tra i suoi appartenenti’: non nel senso della martellante propaganda (quella stessa che si aborrisce scandalizzati e rabbiosi se fatta da Comunisti, Fascisti, Nazisti, Dittatori ecc.) offerta dai Governi per fingere l’esistenza di quella sicurezza e coesione (contemporaneamente negate alle singole Persone) con cui viene giustificata l’escalation terroristico-militare.
Persino all’Ambiente, serve fiducia: nel senso dell’armonica sinergia economica dei vari territori planetari e non nel senso dell’incertezza ludopatica delle Borse valori mondiali in mano ai Mercati telematici (essi stessi diventati merci, su cui vogliamo scommettere fino alla morte del Pianeta/Umanità) e neppure nel senso di quella fiducia comperata lobbisticamente con quattro soldi, ossia con le briciole che cadono dal tavolo dei Neoliberisti di tutto il mondo, accumulati a prezzo delle miserie e dei dolori di tutti noi terrestri.
Dunque, ci viene offerto di tutto meno quello che realmente serve (la fiducia personale, comunitaria e territoriale) per avere una Società umana (planetaria e locale) sinergica e armonica.
Ci viene offerto il chaos sociale più ‘mirato’: al ritmo di emergenze (culturali, politiche ed economiche) che rendono difficile comprendere sia da dove provengano sia come risolverle.
Eppure, se si sa dove osservare davvero e si sta attenti, le cose divengono chiare nonostante ci si sforzi di renderle oscure. Prendiamo ad esempio la quasi secolare questione della Palestina, che in realtà ora è diventata l'ossessione del Governo israeliano (non degli Israeliani).
Esaminiamo i fatti: il Governo Israeliano (non gli Israeliani) sono l’alleato di ferro degli Stati Uniti d’America: il loro gendarme prima, il loro carnefice ora.
Dovrebbero essere in perfetta linea d’azione, ma ci viene proposto un sottile distinguo che mette in dubbio l’obiettivo comune: forse gli USA (che guardano all’Iran) non hanno lo stesso obiettivo del Governo israeliano (che guarda a Gaza)?
Vediamo che ora in America - dopo la strage degli Innocenti palestinesi no-Hamas: oltre 41.000 morti (di cui il 70%, ovvero 28.000 morti, sono donne e bambini) sacrificati sull’altare del Moloch Netanyahu, e dopo oltre 95.000 feriti (fonte ANSA) accertati - si indietreggia su Gaza… ma ci si spinge col precedente entusiasmo verso l’Iran: Big Joe Biden dice di essere moderati (bontà sua, forse sta invecchiando e si è rammollito si chiede qualche suo oppositore?) e di non bombardare i pozzi petroliferi iraniani, mentre Big Donald con la sua solita ‘cortesia’ consiglia di approfittare di questo assist per eliminare ogni possibile concorrenza locale bombardando con decisione i centri nucleari iraniani.
Sembra quasi di sentir parlare due mega-Lobby del macello-marketing mondiale (quella del Petrolio e quella delle Armi) attraverso i propri testimonial di riferimento.
Vediamo che questo obiettivo diverso tra USA e il Governo israeliano nel Medio-Oriente ha messo in confusione gli esperti di fronte alla reazione iraniana. Ma se osserviamo, non è così.
Interessante cosa riporta Matteo Castagna su Affari Italiani: «La Notiziagiornale sul web informa che la Guida Suprema a Teheran, Ayatollah Alì Khamenei ha messo in guardia Israele: "La pazienza strategica dell'Iran è finita e se attaccati, reagiremo". Ma Netanyahu gli ha risposto picche, perché vuole “far pagare un duro prezzo all’Iran”. Secondo Khamenei, “l’asse della Resistenza non si tirerà indietro: bisogna continuare fino all’eliminazione della vergognosa esistenza dei sionisti (…) oggi il nemico dell’Iran è il nemico della Palestina, del Libano, dell’Iraq, dell’Egitto, della Siria e dello Yemen” e, per questo, il mondo arabo farebbe bene “a fare fronte comune contro Israele". Netanyahu non sembra particolarmente intimorito, e studia [come una vera e propria Intelligenza Artificiale biochimica disumana, diremmo noi ] il prossimo raid con gli Stati Uniti».
Interessanti le ultime due frasi: quella che vuole l’unità del mondo arabo e quella che dipinge il Moloch Netanyahu pronto al prossimo sacrificio umano sul proprio demoniaco altare.
Quest'ultimo “non sembra particolarmente intimorito”, ma neppure gli USA, dalla minaccia di coagulare col proprio comportamento terroristico un’Unione del mondo Arabo contro il suo Popolo - (visto che sa benissimo che questa differenza che noi facciamo tra un Governo disumano e i suoi indifesi sudditi impossibilitati a rovesciarlo, nonostante ci stiano provando da mesi, non viene colta dalla maggioranza del Mondo Arabo) – e come in un videogioco studia il prossimo sacrificio di sangue con gli alleati Stati Uniti.
La domanda che si pone, allora, è questa: se il Moloch è tranquillo significa che ha l’appoggio degli USA (e getta il Medio-Oriente, e non solo, nel Chaos antisociale). E allora qual è l’obiettivo dei principali mandanti che hanno un sguardo globale e non solo locale?
Ad esso ci avvicineremo per tappe: intanto va capito ‘il metodo’ con cui gli USA (e getta) hanno esercitato ed esercitano la loro spregiudicata volontà di potenza imperiale mondiale dal punto di vista geopolitico.
Se si osserva lo svolgimento dei fatti storici in cui gli USA sono stati attivamente coinvolti, a partire dalla nascita degli Stati Uniti d’America si vede come il loro agire geopolitico, specialmente dalla guerra ispano-americana a fine ‘800, è paragonabile all’agire di un qualsiasi scienziato moderno che usa il metodo scientifico: si crea o si sfrutta una situazione per fare un esperimento geopolitico e poi osservare cosa succede.
Se l’esperimento va bene si fa un altro passetto geopolitico in avanti, mentre se invece non è stato soddisfacente ci si ferma o si fa un passo indietro: che in realtà è solo fumo negli occhi per poi testardamente, ferocemente, riprovarci: è la logica implacabile dell’escalation.
La possiamo vedere invariata, in tempi più ristretti, nei confronti della RUSSIA: dalla caduta del muro di Berlino alla guerra per procura della NATO in Ucraina: qui c’è un bell’esempio di situazione geopolitica provocata con la caduta del Governo filorusso di Viktor Yanukovych che nel 2014 fu cacciato via al momento giusto: quando la preparazione televisiva di Volodymyr Zelenzky a Presidente e il condizionamento mediatico dei teleutenti ucraini erano ormai terminati positivamente.
La possiamo vedere invariata, in tempi ancora più ristretti, in Medio Oriente: nell’attuale ping pong Palestina-Iran, esempio calzante di ‘sfruttamento di situazione’ che si viene a creare a Ovest (Palestina) per coinvolgere nuovamente l’Est (Iran).
Se ritorniamo a fine ‘800 non c’era ancora Nilla Pizzi che cantava “Avanti e indrè, avanti e indrè che bel divertimento”, ma la geopolitica americana è andata ‘avanti e indrè che bel divertimento’ con questo implacabile ritmo, che tutt’ora è il ritmo delle escalation dei nillapizziani Neocon americani al potere.
La cui alterigia e sicurezza di impunità è così serendipica che ci hanno già anticipato su un famoso magazine americano, allora ancora stampato su carta, nel settembre del 1990 - comunicato nella maniera più utile al condizionamento attivabile con il sapiente supporto del macello marketing mediatico mondiale – i loro veri obiettivi geopolitici relativamente al presente e al prossimo futuro.
Ne ho scritto già due settenni fa, nel mio saggio scientifico-artistico dal titolo Daily Horror Chronicle – Corrispondenze diaboliche online dal paludoso fronte terrestre, e non solo tali obiettivi non sono cambiati, ma si trovano in fase di deciso avanzamento rispetto all’anticipazione dataci 33 anni prima.
Un caso di scuola che deve farci riflettere: non per polemizzare sterilmente, ma per comprendere la realtà fuori dalle descrizioni fumogene del moralismo mediatico geopolitico che giustifica sacrifici di sangue che non hanno nulla a che vedere con l’attuale civiltà occidentale se non nel senso di una sua decadenza, e che ci riporta al tempo dei sacrifici umani sugli altari degli Aztechi, oggi riposizionati in Palestina.
Non si tratta di attribuire colpe o polemizzare sterilmente, ma di comprendere almeno 2 dinamiche sottostanti: l’inconscio e pragmatico impulso imperialista del mondo anglo-americano, ovvero la spettrale riedizione di quello romano ormai morto e sepolto; e la struttura antisociale parassitaria e conflittuale del cosiddetto sistema che ormai ha ammorbato la Civiltà occidentale (quella che si diceva portatrice dei diritti umani e della libertà dell’essere umano) rendendola una Inciviltà terroristico-sovversiva che si sorregge solo coi sacrifici umani dei propri sudditi-schiavi.
Conoscenze che, fatte emergere, possono innescare un impulso positivo e attivo verso nuovi ideali di libertà, nuove istituzioni sociali, nuove visioni di futuro per una Umanità planetaria davvero sociale.
(riproduzione riservata)