L'Editoriale

Ribelliamoci all’ingratitudine europea

L’Unione ha senso solo se l’appartenenza ci fa sentire suoi cittadini e non soltanto dei sudditi


30/03/2020

di Mario Pinzi


Gli ultra europeisti con il piattello in mano continuano a chiedere la carità alla Ue e la presidente Von der Leyen, per ordine della Merkel, rifiuta con sdegno la richiesta italiana degli eurobond anti-Coronavirus. 
Cari lettori, in segno di ringraziamento vi invito ad applaudire ai personaggi che hanno trascinato l’Italia nella prigione europea e siccome il presidente Conte ha affermato che faremo da soli, facciamolo veramente. 
Senza garanzie non si ottiene nulla e l’unica soluzione che ci resta è quella di tornare alla sovranità monetaria. 
Se vogliamo salvarci dobbiamo pensare al dopo Virus e, salvando il settore produttivo che non ha nessuna colpa di questo choc economico, la ripresa potrà essere immediata.      
In questo momento impedire alla gente di lavorare forse è una misura utile, ma se questa decisione si prolunga troppo fa saltare il coperchio dell’economia. 
Da un articolo di Paolo Becchi su Libero ho letto che John Ioannidis, illustre epidemiologo di Stanford, ha pubblicato un testo dove afferma che questa pandemia spaventa, ma la sua efficacia potrebbe rivelarsi come tante altre che abbiamo già vissuto. 
In un baratro sanitario, creare anche un baratro economico fermando le imprese vi assicuro che serve molta prudenza, perché far ripartire l’economia di un Paese non è facile.  
Il Coronavirus si diffonde per via aerea o toccando le “goccioline” di uno starnuto emesse da un ammalato, e ospedali, carceri e stadi sono i luoghi più pericolosi. 
Quando ancora nessuno ne parlava, l’esistenza del miracoloso farmaco “Avigan” che sta salvando il Giappone dall’attacco del Virus l’ho appresa dal dottor Achille Contedini, un carissimo amico farmacista di Castenaso (BO). 
La comunità scientifica italiana conosceva il farmaco e nonostante i risultati raggiunti dal Sol Levante l’ha ignorato. 
La domanda che sorge è la seguente: come mai il Governo non ha sollecitato il Consiglio Superiore di Sanita a intervenire con studi clinici appropriati? 
Le risposte possono essere tante, ma è meglio tornare alle proprietà del farmaco. 
Se viene somministrato in tempo, l’Antivirale giapponese ha la forza di sconfiggere il contagio del Covid-19 e tutta l’Europa dovrebbe verificare se questo medicinale crea danni collaterali. 
Cari lettori, ho citato l’Europa che non c’è, mi sono distratto, scusatemi.  
Il ministro degli Esteri giapponese, Toshimitsu Motegi, ha dichiarato che è un farmaco venduto in farmacia e quando alcuni ammalati hanno avuto i primi sintomi è stato utilizzato guarendo il 91% dei pazienti. 
Questo medicinale fu usato contro l’ebola e il direttore del Centro nazionale per lo sviluppo della biotecnologia di Pechino, Zhang Xinmin, ha affermato che l’Avigan è efficace nel trattamento del Coronavirus. 
A fronte di questi risultati, penso che il dovere di un governo sia quello di riunire un gruppo di scienziati per stabilire se il farmaco può essere utilizzato senza rischi. 
Se questo non avviene, tutti i dubbi che sorgono sono validi, anche i più strani.  
Con il blocco fino a giugno, l’Italia collassa e il prodotto interno lordo scenderà oltre il 10%. 
A fronte di questo disastro occorre attuare un piano Marshall, ma Ursula von der Leven ci ha concesso il permesso di fare del debito con la finalità di farlo rientrare nel programma del MES.  
Siamo in guerra e gli imprenditori lo stanno dimostrando con la riconversione produttiva come avveniva nelle guerre tradizionali.  
Fca è passata dalle auto alle mascherine e la stessa cosa sta avvenendo in altri settori merceologici. 
Per questa emergenza economica serve ottimismo e non si deve dimenticare che nel ‘300 la peste modernizzò la società, nel ‘600 diede concretezza all’Illuminismo e ora, se siamo intelligenti, il Coronavirus ci porterà la libertà dall’Unione europea. 
Il professor Massimo Galli, direttore responsabile del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, in una intervista sul Coronavirus rilasciata al collega Alessandro Gonzato, alla domanda “siamo intervenuti tardi?”, ha risposto in questo modo: “Diciamo che non ci siamo accorti che il Virus era arrivato dalla Germania, dov’è stato visto e isolato, ma che per qualche ragione è stato portato in Italia”. 
Cari lettori, questa è una risposta che sciocca e lascio ad ognuno di voi il compito di capire quale può essere questa ragione. 
Il crollo del Pil creerà una depressione economica mai vista e tutti noi abbiamo il dovere di comprendere da dove era nata la prosperità.    
Purtroppo, le prospettive future della media borghesia, espressione massima della democrazia, sono tragiche e tutti hanno compreso che i nostri politici hanno governato il Paese cedendo a entità straniere il motore del progresso.  
Questo motore è nella nostra sovranità e se in fretta non troviamo l’antidoto al Virus, l’unico modo che abbiamo per spegnere l’incendio è riappropriarci del nostro futuro varando un piano Marshall utile a finanziare sanita e rinascita. 
L’Europa che tutti noi abbiamo sognato non c’è mai stata, ma c’è stata un’Unione finalizzata a concretizzare la smania autoritaria di alcuni a scapito di altri. 
Prima di chiudere, credo che sia interessante riportare alcuni concetti di Mario Draghi rilasciati in una intervista con il Financial Times dove suggerisce ai governi di intervenire immediatamente in sostegno dell’economia. 
Questa pandemia la giudica una tragedia di proporzioni bibliche e afferma che i governi se non vogliono morire devono impegnare tutte le risorse disponibili in sostegno del settore produttivo, perché la distruzione dell’industria manifatturiera, professionale e del commercio sarebbe molto più dannosa dell’aumento del debito pubblico. 
L’ex presidente della Bce, senza dirlo, afferma che madame Lagarde è una Yes-Girl che dovrebbe essere rimossa dall’incarico ricevuto, perché per affrontare questa tragedia si deve agire subito e senza remore. 
Una profonda recessione sarà inevitabile e il costo economico enorme, ma quello che conta è non perdere il settore produttivo. 
Qui viene il bello di una delle sue affermazioni: “Il debito privato deve essere cancellato, perché non è responsabile di questo shock e l’Europa ha una struttura finanziaria capace di far confluire fondi in ogni parte dell’economia”. 
Mario Draghi ha detto delle cose sacrosante, ma non ha avuto il coraggio di dire che l’Europa è nata per servire lasse franco-tedesco e la sua proposta non verrà realizzata, ma contrastata. 
Proprio per questo motivo l’Italia deve uscire dall’euro e tornare alla lira per assorbire il mancato reddito del settore produttivo. 
La riflessione che un esecutivo serio deve farsi è la seguente: per la tenuta del Paese, se non riacquistiamo la sovranità monetaria non si può assorbire il debito delle imprese produttive, i bilanci diventeranno negativi e il fallimento sarà assicurato. 
Se invece torniamo alla lira, la capacità produttiva che non è responsabile dello choc economico sarà finanziata a fondo perso e senza debiti arretrati la nostra ripresa sarà immediata. 
Se avremo questo coraggio, lo squalo Draghi dovrà prenderne atto e, se vorrà continuare a contare nel proprio Paese, dovrà appoggiare la coraggiosa scelta. 
L’Italia, per la sua posizione geografica e le proprie potenzialità produttive, ha le leve per tenere calmi i contendenti del mondo e ricostruire l’Europa.   
Caro presidente, ho apprezzato molto quello che hai detto, ma hai dimenticato di dire la verità sull’Unione e posso assicurarti che questa tua dimenticanza non ha deluso solo me, ma tutta l’Italia…     

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