Il virus che ha contagiato le fabbriche italiane
Povertà per i popoli e ricchezza per le élite di sinistra
09/06/2025
di Francesco Galvani

La globalizzazione viene spesso raccontata come un fenomeno inevitabile, quasi una legge della natura. Ma la verità è che è una scelta politica, e come tutte le scelte, ha vincitori e vinti. Se sei uno Stato come l'Italia, con stipendi tra i più bassi d'Europa e un consumo interno ridotto all'osso rispetto a Paesi come Germania, Francia o Paesi nordici, la globalizzazione non è un'opportunità: è una condanna.
Le aziende italiane, con un mercato interno debole, sono costrette a vivere di export. Il loro fatturato dipende quasi tutto dall'estero. Ma se il sistema è costruito per favorire l'importazione senza dazi, perché mai dovrebbero continuare a produrre in Italia? Conviene di più spostare la produzione in un Paese del Terzo Mondo dove i salari sono più bassi, le tutele inesistenti e la pressione fiscale è minima. Poi si torna a vendere i prodotti nei mercati dove il potere d'acquisto è alto. Il risultato? In Italia restano disoccupazione, desertificazione industriale e perdita di know-how.
Così si distrugge un Paese. E questo le sinistre non te lo raccontano. Preferiscono dire che Trump è pazzo, che difendere i confini economici è anacronistico, che i dazi sono il male assoluto. Ma la realtà è che esiste una narrazione imposta, forse anche finanziata, che ha come obiettivo quello di mantenere lo status quo. Una narrazione dove chi è già ricco diventa sempre più ricco e chi è povero viene condannato a restare tale.
In questo sistema, l'imprenditore che sposta la produzione all'estero non fa nulla di illegale. Ma toglie posti di lavoro in patria, paga le tasse altrove e contribuisce a svuotare la classe media italiana. Nel frattempo le sinistre, da anni ormai più attente ai salotti internazionali che ai mercati rionali, difendono questa globalizzazione acritica, annientando il nostro tessuto produttivo.
Ma dobbiamo svegliarci. Dobbiamo capire che non si tratta solo di economia: è una lotta per la sopravvivenza. Difendere le nostre imprese, i nostri lavoratori, il nostro sistema fiscale non è populismo. È semplice buon senso.
Giulio Tremonti, uno dei pochi a dirlo chiaramente: “La globalizzazione ha arricchito le multinazionali e impoverito gli Stati.”
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