Punto & Virgola

Uomo preso a sé e Uomo nella società: le due relative cause dell'antisocialità

Spunti freschi di stampa


29/04/2018

di Andrea Di Furia

Docente nel Dipartimento di Scienze Politiche alla Columbia University - e facendo riferimento ad uno studio comparativo del voto elettorale in tre Paesi (USA, Regno Unito e Francia) di Thomas Piketty dal titolo Sinistra di Bramini contro Destra di mercanti: la crescita delle diseguaglianze e la mutata struttura del conflitto pubblico - Nadia Urbinati ci fa notare su La Repubblica del 27 scorso diverse cose interessanti fin dall’inizio del suo commento.

Nadia Urbinati: «Il segno più eclatante delle ultime consultazioni elettorali è stato da molti analisti sintetizzato così: la sinistra vince in centro e perde nelle periferie, dove vince il populismo nazionalistico e il gentismo anti-partitico. Il fenomeno non è solo italiano. Si è verificato con l’elezione di Trump, con Brexit e con l’arrivo di Macron all’Eliseo. Per la prima volta da quando la democrazia è rinata, dopo la seconda guerra mondiale, l’andamento delle relazioni tra classi e forze politiche ha subito un mutamento profondo che cambia il significato dei termini “destra” e “sinistra”. Se fino agli anni ’80 il voto ai partiti di sinistra o centro-sinistra era associato a basso tenore di vita, meno cultura e minor reddito, dalla fine del secolo si è sempre più associato alle élite con alta educazione e buoni redditi».

Consiglio di leggere per intero l’articolo, e tuttavia non troverete in esso la reale causa di questo rivolgimento. Sulla linea di demarcazione degli anni ’80 del secolo scorso Urbinati/Piketty denunciano altri effetti [aumento e moltiplicazione delle diseguaglianze, masse più povere e meno acculturate, sottrazione con destrezza da parte delle élite dei rappresentanti della moderna plebe] e traggono da questi effetti altri effetti ancora [populismo e antipartitismo come reazione alla sottrazione della rappresentanza da parte delle élite, perdita di punti di riferimento a sinistra da quando il lavoro non è più segno di valore sociale ma di precarietà, perdita della qualità nella Scuola pubblica, negli ospedali e in genere della qualità della vita] senza mai giungere alle cause reali.

La prima causa reale, relativa all’uomo in quanto tale e preso a sé (quale agente del proprio cambiamento interiore), è intuita da tutti ma non viene svolta con il pensiero di largo respiro che le servirebbe. È sintetizzabile nella frase: “Scarsità, povertà e pena sono solo la conseguenza dell’egoismo”. Frase che si riverbera anche altrove, nel sociale.

Ne diamo due esempi:

  1. a) nel fatto della precarietà attuale del lavoro che è una diretta conseguenza del farsi remunerare la propria prestazione di lavoro: perché il lavoro dovrebbe essere una fraterna offerta dell’uomo alla comunità e non un’offerta egoistica a se stesso. Problematica altre volte trattata in questa rubrica.
  2. b) nel fatto della sempre più astratta e demagogica veste che in sede elettorale assumono i punti programmatici politici per evitare di inciampare sull’egoismo degli elettori, come nota sul Corriere della Sera di ieri un altro acuto commentatore nel suo I Partiti e le promesse. Cambiare è facile (a parole).

 


Ernesto Galli della Loggia: «…per quale ragione le proposte di cambiamento che si fanno in Italia da parte di quelli che si presentano intenzionati a cambiare tutto non riguardano mai, ad esempio, modi diversi di spendere o magari di risparmiare, ovvero di organizzare e controllare ciò che già esiste? Perché non prevedono mai semplificazioni o abolizione di norme in vigore, mai l’attribuzione di nuovi poteri di controllo ai cittadini? Per quale motivo, insomma, da noi la radicalità politica prende più o meno sempre una veste astratta e demagogica? La risposta non è difficile: perché i novatori radicali sanno che se le loro proposte di cambiamento non si librassero nei cieli delle fantasie più o meno irrealizzabili o delle spese più o meno avventurose, se fossero proposte pratiche e ragionevoli, dovrebbero vedersela con un fortissimo numero di oppositori. Cioè di tutti coloro che da quelle loro proposte in un modo o nell’altro ne avrebbero uno svantaggio, e che nelle urne farebbero quindi pesare il loro voto contrario: interessi economici danneggiati, dipendenti di uffici inutili da chiudere, corporazioni colpite nei loro privilegi, interi mansionari da rivedere, burocrazie inviperite obbligate a cambiare forme e comportamenti, ecc. ecc.».

La seconda causa reale, relativa all’uomo nella Società (quale agente di ogni cambiamento al di fuori di lui), la indichiamo da anni: è la malsana “strutturazione monodimensionale” del sistema sociale attuale. Sistema dunque già malato a livello “strutturale”: livello purtroppo sempre inosservato dalla Sociologia, di cui Urbinati e Piketty (come Bauman e tanti altri) sono esempi eclatanti proprio per la loro effettiva competenza.

Indicare che il fenomeno osservato non è solo italiano ma mondiale, additare gli anni ’80 come lo spartiacque che ha sparigliato tutto ciò che prima si conosceva sui rapporti indicati (disuguaglianze e mutata struttura del conflitto pubblico) è assolutamente corretto. Ma perché è corretto? Lo può riconoscere, come vedremo, solo chi ha un minimo di familiarità con la strutturazione malsana del sistema sociale attuale: “a 1 Dimensione predominante sulle altre due, che asserve e soffoca”.

Gli anni ’80 sono giustamente uno spartiacque perch'è successo questo: la Società liquida a predominio politico ha ceduto il passo alla Società gassosa a predominio economico. Entrambe sono manifestazioni malsane del sistema sociale perché unilaterali: pur cambiando la dimensione predominante infatti (quella politica cede a quella economica) la strutturazione “a 1D” rimane la stessa.

Osserviamo questa strutturazione monodimensionale del sistema sociale con maggiore attenzione. Oggi tutto ciò che riguarda Cultura, Politica ed Economia - ricomprendendo in questa sintesi tridimensionale tutte le rispettive Istituzioni e tutte le miriadi di possibili iniziative passate, presenti e future – finisce “indifferenziatamente” in un unico contenitore: che prima degli anni ’80 è lo Stato (nella Società liquida politica), ma dopo diventa il Mercato (nella Società gassosa economica).

Solo la comprensione dei meccanismi derivanti dal fatto che le 3 dimensioni sociali finiscono per essere compresse e mischiate alla rinfusa in un unico contenitore "indifferenziato" spiega ciò che sorprende i ricercatori.

I Ricercatori notano fatti - ad esempio Piketty parla di multiple-élite party system, indicando con ciò una democrazia che ha una pluralità di Partiti di élite e non più semplicemente una pluralità di Partiti per tutti – e osservano anche fenomeni come quelli indicati dal titolo del suo studio: Sinistra di bramini e Destra di mercanti. Ma se poi voleste sapere il perché ciò accade la delusione è forte.

Anche l’ultima differenziazione - bramini e mercati - che è corretta [se, come vedremo insieme, viene guardata dal punto di vista strutturale sistemico] come tentano di spiegarla?

 


Nadia Urbinati: «Come spiega Piketty, i partiti dell’establishment serrano i ranghi - quelli di centrosinistra diventano “braminici” (castali e sacerdotali) e quelli di centrodestra di “mercanti” - e si trovano alleati naturali contro l’anti-partitismo populista, identitario nazionalista o blandamente gentista. Questa biforcazione è presente in tutti i Paesi occidentali e scuote le intelligenze».

Come vedete, in realtà questa frase non spiega nulla. Perché senza la sottostante e fondamentale nozione di “strutturazione monodimensionale” del sistema sociale - con tutto ciò che comporta, compreso il contenitore sociale unico indifferenziato – non possiamo arrivare sul piano delle cause prime di ciò che viene additato dagli studiosi.

Arricchendo il mero concetto astratto con l’immagine-sintesi concreta, visualizziamo che nel contenitore unico e indifferenziato – che dagli anni ’80 a livello mondiale è il “Mercato” - le tre Dimensioni (la predominante Economia e le asservite e soffocate Cultura e Politica) si trovano strette e intrecciate anche contro la loro volontà. La dimensione economica fa sempre valere le sue superiori pretese: anche sulla democrazia gestita dai Partiti, come ben vediamo nei fenomeni del lobbismo e della corruzione.

I Partiti, che non vivono in una torre d’avorio solo politica, presi in questo vortice tridimensionale all’interno del nuovo contenitore unico indifferenziato (il Mercato) subiscono una pressione verticale e una orizzontale.

La prima dinamica, relativa alla rappresentatività politica, li eleva a Partiti di élite rispetto alle masse sottostanti (che non vengono più da loro rappresentate) producendo quell’effetto notato da Piketty e definito multiple-élite party system; la seconda dinamica spinge lateralmente (ossia li mischia alle altre due dimensioni sociali: Cultura ed Economia) sia i Partiti di élite che le masse non più rappresentate.

Alcuni Partiti di élite sono spinti verso la dimensione culturale originando la Sinistra dei bramini acculturati– essendo i Bramini, in quanto sacerdoti, rappresentanti specifici della Cultura – mentre altri Partiti di élite sono spinti verso la dimensione economica originando la Destra dei mercanti ricchi. Allo stesso modo le masse vengono spinte anch’esse lateralmente: alcune verso la dimensione culturale originando l’anti-partitismo, altre verso la dimensione economica originando il populismo.

Dato che questi fenomeni sono dovuti all'esitenza del “contenitore unico e indifferenziato” imposto dalla strutturazione monodimensionale prevalente del sistema sociale attuale, volerli affrontare senza andare a questa radice “strutturale” del fenomeno è un assurdo... oltre che sterile.

Se volessi anche solo ridurre il fenomeno del populismo – ma questo ragionamento è vero per qualsiasi altro fenomeno degenerativo antisociale del presente, come le disuguaglianze sociali ad esempio – devo sostituire l’attuale “raccolta indifferenziata” del sociale (nell’unico “contenitore” che ora nella Società gassosa a traino economico è il Mercato) con la “raccolta differenziata” del sociale, istituendo 3 diversi e specifici contenitori dimensionali: uno per dimensione sociale!

E non occorre inventarseli: contemporaneamente all’emanciparsi reciproco delle tre diverse dimensioni sociali nei secoli li abbiamo già sviluppati. E sono il Mercato per l’Economia, lo Stato per la Politica e la Scuola per la Cultura.

Dunque, se vogliamo evolvere in senso umano e non involvere in senso disumano, osserviamo questa differenza fondamentale:
a)
1 contenitore unico per le 3 dimensioni sociali è imposto dalla malsana e antisociale struttura “a 1Dimensione predominante sulle altre due, che asserve e soffoca”; 
b) 3 contenitori diversi per le 3 dimensioni sociali sono invece richiesti dalla sana ed equilibrata struttura tridimensionale del sistema sociale moderno.

Conoscere questo tema centrale della diversa “strutturazione del sistema sociale” [mono o tri-dimensionale] non solo aiuta la Sociologia moderna ad essere più aderente alla realtà e più capace di inciderla - cosa cui anelava Bauman - ma aiuta tutti noi a conoscerne i meccanismi devianti antisociali, le dinamiche che altrimenti passerebbero inosservate e inspiegate.

Aiuta tutti noi a capire dove e come intervenire su problemi e criticità sociali che altrimenti ogni giorno di più si rivelano definitivamente sfuggiti al controllo dell’uomo.

 

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