L'Editoriale

Secondo Mario Draghi l'Unione europea, in grave crisi, va rifatta

L’euro ha bloccato l’Italia e gli unici politici che condividono questa verità sono Salvini e Meloni


30/09/2019

di Mario Pinzi


Mario Draghi, presidente uscente della Bce, nel suo ultimo discorso ha affermato che la crisi dell’Europa è molto più grave di quello che si poteva ipotizzare.   
In questo quadro desolante, ha affermato che il Pil previsto per il 2019 del 1,1% sarà inferiore dello 0,6% e lo stesso calo sarà confermata anche per il 2020. 
Il numero uno della Bce attribuisce la decrescita europea ai dazi, al problema russo, alla Brexit e conferma che la svolta del ciclo economico danneggerà maggiormente i Paesi che hanno un’economia manifatturiera forte. 
Con questa premessa ha sottolineato l’urgenza del cambiamento dell’Unione e ha sollecitato la Germania a investire il proprio surplus di cassa per far ripartire i consumi interni. 
Alla luce di queste sagge affermazioni, la domanda che sorge è la seguente: Christine Lagarde seguirà i consigli di Draghi? 
Io credo proprio di no. 
Faccio questa affermazione perché sarà costretta a piegarsi alle richieste dell’asse franco-tedesco che l’ha eletta e il primo ordine che dovrà eseguire sarà quello di rendere attivi i miliardi parcheggiati dalle loro banche nella Bce.   
La liquidità in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie depositate nella Banca dell’Unione ammonta a 1.800 miliardi. 
La Germania ha in deposito 621 miliardi, la Francia 402, l’Italia 70 e il rimanente è suddiviso fra le altre nazioni europee. 
Un tempo la liquidità, per essere attiva, doveva essere investita nell’economia reale, ma ora non è più così. 
Draghi, per salvare l’Europa e le sue banche, ha dovuto stampare moneta distribuendola a zero interessi. 
Purtroppo il suo sforzo non è bastato e ha dovuto fornire un ulteriore “regalo” agli istituti di credito di 800 miliardi di euro (un valore pari a sei volte le riserve obbligatorie). 
Questo strano comportamento ha sottratto risorse all’economia reale e questo è uno dei motivi che ha messo in ginocchio l’industria manifatturiera medio piccola. 
L’agenzia Ue che valuta il rischio del fallimento degli Stati ha stilato la propria lista nera. 
Tra gli undici Paesi esaminati l’Italia non c’è, ma sono state considerate a rischio Germania e Francia che, per la loro situazione economica, potrebbero affossare l’economia del Continente. 
Il nostro Paese non costituisce una minaccia per la stabilità europea e la domanda è: chissà se Salvini e Meloni ce la faranno a convincere le masse che questa Europa non merita i nostri sacrifici? 
Germania, Francia e Repubblica Ceca hanno ricevuto un “avvertimento”, che viene fatto quando il rischio fallimento è evidente.   
Anche Lussemburgo, Olanda, Svezia, Belgio, Danimarca e Finlandia hanno ricevuto un “avvertimento” che corrisponde al primo livello dall’arme e anche in questo gruppo l’Italia non c’è.  
I problemi principali di questi Paesi sono rappresentati dall’indebitamento delle famiglie e alla loro probabile incapacità del rimborso del debito.  
Da questa indagine si evince la saggezza italiana, perché il patrimonio immobiliare che possediamo, abbinato alla nostra propensione al risparmio, sono le leve vincenti del progresso. 
I politici italiani comandati dall’asse franco-tedesco vogliono aggredire il nostro patrimonio tassando il contante e non capiscono che anche loro diventeranno degli schiavi. 
L’Italia ha accumulato un debito che supera i 2.400 miliardi, ma i risparmi delle famiglie italiane lo possono coprire abbondantemente.  
Purtroppo in molti hanno dimenticato che il 70% delle nostre famiglie vivano in case di proprietà, il 10% in usufrutto il reso in affitto e solo Il 19% delle abitazioni sono gravate da un mutuo e per questo nostro posizionamento siamo i più solidi al mondo.   
Siccome noi italiani ci indebitiamo quasi esclusivamente per l’acquisto della casa, l’asse franco-tedesco ci invidia e vorrebbe vederci schiavi.   
La cosa che sorprende è vedere la finanza speculativa che presta i soldi alla Germania a tasso negativo e lo fa sapendo che il suo mercato immobiliare, motore di traino dell’industria manifatturiera, è talmente gonfiato che potrebbe esplodere in qualsiasi momento facendo fallire le proprie banche.    
Questa strana situazione evidenzia la strategia di conquista che c’è dietro a questo strano comportamento e proprio per questo motivo i ricercatori dell’agenzia Ue hanno considerato l’asse franco-tedesco a rischio fallimento. 
Dall’ingresso nell’euro ci siamo fermati e l’Italia è impantanata in una stagnazione economica che continua a crescere. 
Il nostro Pil è fermo e se vogliamo tornare alla situazione del 2007 dobbiamo riconquistare la sovranità monetaria.
Evidenziata la leva della salvezza dobbiamo seguire l’esempio inglese e per farlo dobbiamo allontanare dal potere chi prende ordini dall’asse franco-tedesco e tornare al voto…        

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