Punto & Virgola

Progressisti e Conservatori: un bene o un male?

Considerazioni sull’ultimo libro di Federico Rampini


10/04/2019

di Andrea di Furia

Se nella realtà sociale moderna osserviamo il contrasto tra Progressisti e Conservatori, troviamo che ogni guerra, ogni lotta in corso nelle tre dimensioni del sistema sociale (Economia, Politica, Cultura) sul nostro Pianeta è riconducibile ad esso.

Possiamo osservare questo permanente contrasto tra Religioni/Confessioni progressiste e Religioni/Confessioni conservatrici; tra Movimenti/Partiti politici progressisti e Movimenti/Partiti politici conservatori; tra Istituzioni/Laboratori economici progressisti e Istituzioni/Laboratori economici conservatori.

Apparentemente è un contrasto tra due atteggiamenti irriducibilmente opposti ma, invero, questa apparenza dipende dall’essersi imposto un pensiero sociale astratto dovuto al fatto che oggi non viviamo all’interno della storia, ma alla sua periferia. Subiamo la storia, non la comprendiamo.

Cartina al tornasole di quanto osservato è la frase: “Non si impara mai dalla Storia”. Applicabile ai massimi temi sociali del presente e del passato. Non del futuro! Perché questo è sempre escluso sia dall’illusione progressista, sia dall’allucinazione conservatrice. Lo conferma la realtà della storia da cui non si impara mai.

E quante volte l’abbiamo pronunciata o sentita pronunciare di fronte a questo o all’altro evento. In Italia, per eccesso di zelo, risuona più che in ogni altro Paese del mondo. Pensiamo (un esempio tra milioni) a come sono stati affrontati - all’insegna della frase “Non si impara mai dalla Storia” – i vari Terremoti: dal Belice, all’Irpinia, all’Aquila, all’Emilia, ad Amatrice e dintorni. Cosa hanno ottenuto Progressisti e Conservatori, illusi gli uni e allucinati gli altri, per i Terremotati? Davvero miserrimi risultati.

Altro esempio è la disperazione che in Italia colpisce molti intellettuali circa la prematura scomparsa della Sinistra. Perché? Perché nei vari intellettuali che hanno impulsato la cultura italiana, specie quella politica, si è creato un auto-mito utopistico di cui sono poi diventati vittime loro stessi. Cosa recitava quel mito? Che la Sinistra era “progressista/riformatrice” mentre la Destra era “conservatrice/reazionaria”.

Oggi, quando costoro vedono che i Partiti di sinistra sono diventati reazionari, vanno in tilt. Subiscono la storia e non la comprendono più: tanto da dissentire con mascherata sufficienza e finta affabilità chi fa loro notare questo passaggio epocale. Come ad esempio ha fatto Corrado Augias, presentando l’ultimo libro di Federico Rampini in TV: La notte della Sinistra. Da dove ripartire.


Rampini scrive che:Ci fu un tempo in cui Sinistra e popolo erano quasi la stessa cosa. Adesso in tutto il mondo le classi lavoratrici, i mestieri operai vecchi e nuovi, cercano disperatamente protezione votando a destra. Perché per troppi anni le sinistre hanno abbracciato la causa dei top manager, dell'Uomo di Davos; hanno cantato le lodi del globalismo che impoveriva tanti in Occidente. E la Sinistra italiana da quando è all'opposizione non ha corretto gli errori, anzi. È diventata il partito dello spread. Il partito che tifa per l'Europa «a prescindere», anche quando è governata dai campioni della pirateria fiscale. E' una Sinistra che abbraccia la religione dei parametri e delle tecnocrazie. Venera i miliardari radical chic della Silicon Valley, nuovi padroni delle nostre coscienze e manipolatori dell'informazione. Tra i guru «progressisti» vengono cooptate le star di Hollywood e gli influencer sui social media, purché pronuncino le filastrocche giuste sul cambiamento climatico o sugli immigrati. Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity. Mentre trattano con disgusto quei bifolchi delle periferie che osano dubitare dei benefici promessi dal globalismo. Non rispondetemi che «quegli altri» sono peggio - scrive Federico Rampini -, non ditemi che è l'ora di fare quadrato, di arroccarsi tra noi, a contemplare con orgoglio tutte le nostre sacrosante ragioni, a dirci che siamo moralmente superiori e che là fuori ci assedia un'orda fascista. Quand'anche fosse vero che «quelli» sono la peste nera, allora dobbiamo chiederci: com'è stato possibile? Come abbiamo potuto regalare a «loro» l'Italia più gli Stati Uniti, l'Inghilterra più la Svezia e in parte la Francia? Se davvero una barbarie reazionaria sta dilagando in tutto l'Occidente, dov'eravamo noi, cosa facevamo mentre questo flagello si stava preparando? (Aiutino: spesso eravamo al governo). C'è qualcosa di malsano nel pensare che una maggioranza degli italiani sono idioti manipolati da mascalzoni: come si costruisce su queste basi una convivenza civile, un futuro migliore?”.

Ho sottolineato la frase "È diventata il partito dello spread" proprio perché in nome dello spread Augias ha ripetutamente dissentito da alcune tesi sostenute da Rampini.

La cosa che avrebbe dovuto far pensare entrambi è che tutti e due - apparentemente opposti l’uno su tesi progressiste e l’altro su tesi conservatici - non si accorgono di coltivare la medesima e unica radice da cui originano sia i Conservatori che i Progressisti.

Radice unica che giustifica il fatto, spessissimo inosservato, come Progressisti professi nella dimensione politica siano felicemente Conservatori nelle dimensioni economica e culturale. E viceversa, nelle molteplici combinazioni possibili. Un sereno autoesame di sé, da parte di chiunque, può oggettivamente provarlo.

Qual è l’errore iniziale che colpisce questi due atteggiamenti, solo apparentemente contrapposti? Che alimenta tutta la violenza del mondo? E che produce le svariatissime disuguaglianze sociali da cui Rampini indica si debba ripartire, per ritrovare una Sinistra all'altezza dei tempi?

Si fatica ad esprimerlo, perché dopo secoli di pensiero scientifico applicato indiscriminatamente a tutta la realtà sociale oggi mancano i termini per comprendere pianamente da dove origini. L’abisso che si apre tra il pensare religioso-culturale delle Teocrazie orientali e il pensare scientifico-finanziario degli attuali Imperi economici occidentali è davvero enorme.

Tuttavia non è invalicabile, se ci riallacciamo alla storia dell’Umanità come fosse la nostra individuale storia. Siamo partiti da una situazione in cui non eravamo liberi, ma accettavamo passivamente la “rivelazione” dall’alto, vissuta fuori del tempo, fuori dalla storia.

Era l’epoca in cui l’intemporalità “rivelata” si esprimeva nel linguaggio della Genesi e nel Mito. Linguaggio che la dimensione scientifica non è più in grado di capire, perché il suo specifico linguaggio è completamente differente.

Questa passività però permane anche quando l’individualità, secolo dopo secolo, si afferma in me. Tanto che prima si poteva geograficamente/etnicamente trovare sul Pianeta Popoli civili e primitivi a Oriente e Occidente. Oggi primitivi e civili; orientali e occidentali si ritrovano all’interno del medesimo Popolo in tutti i Popoli presenti sulla Terra.

Questo avvento del nostro Io individuale più libero che si affranca dall’entità collettiva del proprio Popolo – lo vediamo concretamente nei tanti giovani che si stabiliscono all’interno di Popoli diversi dal Proprio di nascita, sia per motivi di lavoro che di migrazione politica/economica – però richiede attività nel pensare sentire volere. Attività, non passività soprattutto nel cogliere la realtà sociale!

Richiede consapevolezza oggettiva della realtà sociale e non rifiuto/accettazione per antipatia/simpatia soggettiva personale. Rifiuto che si limita alla critica, anche la più corretta e centrata, ma che non si muove di lì. Critica che non incide nella realtà: come ha riscontrato il Sociologo Zygmunt Bauman, di cui pochi Progressisti e altrettanto pochi Conservatori capiscono l’auto-critica a fine percorso e la commentano, dissentendo, come dovuta alla sua età avanzata.

L’incapacità dei Progressisti/Conservatori “pratici e teorici” di incidere sulla realtà è perché, al di là dell’attivismo e della vis polemica mostrata nei talk show, la subiscono passivamente. Oggi accolgono i pensieri, il mondo, le vicende del proprio e dell’altrui destino come una volta raccoglievamo la "rivelazione".

I problemi odierni richiedono invece penetrazione cognitiva attiva, attendono dall’uomo (che siamo oggi) la vita che essi più non hanno e più  non trasmettono.

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