L'Editoriale

La resa dei conti a livello europeo potrebbe risultare vicina

In ballo, nel voto del 26 maggio, una nuova forma di libertà economica


29/04/2019

di Mario Pinzi


Come afferma Giulio Tremonti, quando fu firmato il Trattato di Roma che fondò la Comunità economica europea, gli italiani si fidavano ancora della propria classe politica e i politici si sforzavano di intercettare i bisogni delle masse per essere rieletti. 
Dall’inizio della globalizzazione tutto è cambiato, perché è evidente che i governi dell’Unione non esprimano più la volontà dei popoli, ma ubbidiscono alla finanza speculativa che ci sta schiavizzando. 
L’arroganza della globalizzazione ha creduto di poter governare il mondo scavalcando le leggi degli Stati e il buon senso delle famiglie, ma alle prossime elezioni questa insolenza sarà umiliata. 
Per poter competere alla pari con i grandi del mondo, il concetto dell’Unione europea è sicuramente un’idea giusta, ma quello che è sbagliato è il pensiero imperialistico che c’è dietro, perché toglie ai singoli Stati la sovranità monetaria e la forza della diversità. 
Rifare l’Unione è un atto di saggezza che si deve concretizzare nell’autonomia imprenditoriale in tutti i settori merceologici, e si dovrà comprendere che la forza della diversità è l’unica leva adeguata per rendere grande un Continente come il nostro.   
Insomma, cari lettori, se vogliamo che si crei un corretto connubio tra Patria e Europa, la Bce deve essere posseduta dal popolo dell’Unione.  
Dal ponte pasquale è emersa una grande sorpresa.  
Contro Salvini finalmente è iniziato l’assedio giudiziario che ho sempre auspicato. 
Lo vogliono arrestare per il blocco dei porti che hanno trattenuto in mare gli extracomunitari trasportati dai sciacalli di esseri umani.   
Questa strategia è stata vincente per eliminare Berlusconi, ma non lo sarà per annientare Salvini. 
Fortunatamente sono privi di fantasia, e la tattica obsoleta che stanno utilizzando diventerà un bumerang che li metterà al tappeto. 
Se fossi in Salvini, li provocherei chiedendo l’arresto, perché questa arroganza gli farebbe perdere il controllo, e le manette ai polsi del leader leghista diventerebbero la soluzione per quietare l’ira.   
Cari lettori, questa idea può sembrare esagerata, ma questo atto provocatorio potrebbe diventare la leva vincente per far ottenere alle Lega la maggioranza assoluta alle prossime elezioni europee. 
Purtroppo, il nostro debito è in continuo aumento, e sta diventando sempre più pericoloso. 
Senza il controllo della moneta, il passivo non si può fermare, e se qualcuno avesse la voglia di esaminarne le motivazioni capirebbe che le capacità personali non contano nulla. 
Insomma, come ho già scritto, il patrimonio finanziario del pianeta è nelle mani di pochissimi privati ai quali è stato conferito per legge di governare il mondo. 
La tassa del signoraggio, che viene applicata quando si stampa la moneta, è l’espressione massima della sudditanza dei popoli. 
Normalmente, uno Stato, spende soldi per affrontare gli aspetti della vita sociale, e non essendoci circolante a sufficienza è costretto a chiedere alla Bce, che è privata, di stampare quella moneta che poi restituirà con gli interessi attraverso le tasse. 
Questo stratagemma crea un debito pubblico infinito che, in pratica, non potrà mai estinguersi. Purtroppo, questa schiacciante verità dimostra che il rosso dai nostri bilanci sparirà solo se cambieremo le cose, e la vittoria alle prossime elezione europee sarà fondamentale per farlo.  
Siamo sul baratro, e per non cadere dobbiamo diventare come la Georgia che fa parte dell’Unione, ma possiede la sovranità monetaria. 
Questo Paese, grazie ad un sistema bancario solido, una burocrazia snella e aliquote fiscali basse, sta diventando la Svizzera del Caucaso. 
Con una tassazione del 5% sul reddito delle persone fisiche per interessi, dividenti e royalties, la Georgia mira ad attirare verso di se gli investitori di tutto il mondo, offrendo loro una serie di facilitazioni che vanno dall’apertura di un conto bancario, alle relazioni con lo Stato e un pagamento facilitato delle tasse. 
Queste agevolazioni generano ricchezza, e anche l’Italia se vorrà diminuire il proprio debito dovrà snellire la burocrazia e ridurre le tasse. 
Una ricerca condotta da Karen Harris, manager director di Bain&Company, afferma che nel 2030 l’invasione dei robot porterà un aumento di produzione pari al 30%, ma in contropartita avremo un calo di occupazione del 25% che, calcolato globalmente, produrrà 40 milioni di nuovi disoccupati, e una riduzione del salario medio. 
In pochi anni i robot ridurranno la forza lavorativa dell’80%, e la media borghesia sparirà completamente. 
Cari lettori, questo è l’effetto della globalizzazione che ci hanno imposto. 
Quando in un Paese restano solo due classi sociali: “Ricchi e poveri”, non ci vuole un genio per comprendere che la sovranità di uno Stato è fondamentale per evitare il disastro. 
Il progresso della tecnologia non va fermato, ma regolamentato affinché diventi produttivo per la collettività.
Per ottenere la resurrezione, occorre una vittoria elettorale che non abbia eguali, ed è superfluo rammentare che questa è l’unica speranza che c’è rimasta…            

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