Punto & Virgola

L'importanza di pensarsi… Ernesto

Modalità illusorie dell’attuale pensiero sociale


12/11/2018

di Andrea di Furia

Quando si trattano le questioni sociali, ovvero si affrontano le domande che nascono dalle dinamiche reciproche delle tre dimensioni sociali (Economia, Politica, Cultura) si confrontano - ma è solo apparenza, rispetto alla realtà sociale concreta – due orientamenti polarmente opposti: quello che punta sugli uomini come punto di appoggio per modificare il mondo e le sue Istituzioni e quello che punta sulle Istituzioni come punto di appoggio per modificare il mondo e gli uomini.

Il primo possiamo definirlo teorico e l’altro possiamo definirlo pratico. I pensatori teorici partono dalle idee sul sociale e cercano chi le possa incarnare fino alle Istituzioni, i pensatori pratici partono dalle Istituzioni e cercano il modo in cui queste possano agire sugli uomini.

Apparentemente sembrano due opposti modi di pensare capaci di affrontare efficacemente la realtà sociale. Viceversa sono le due facce di un medesimo pensiero inefficiente e inefficace per affrontare la realtà sociale. Pensiero che ha prodotto anche l’attuale Scienza che studia il sociale: la Sociologia. Pensiero foriero di illusioni e delusioni continue come è evidente in massimo grado quando viene applicato alla dimensione Politica: che si dimostra sempre più impotente (giorno dopo giorno anno dopo anno) a inquadrare il sociale.

Sociale che non dobbiamo limitare solo a ciò che è meramente politico, ma che dobbiamo intendere sempre in senso complessivo e tridimensionale se vogliamo parlare di realtà concreta e non di opinione soggettiva: ossia è sociale (=appartenente alla Società umana) tutto ciò che è economico-politico-culturale. Il sociale è tridimensionale!

Che siano lo stesso modo di pensare - che abbiano la medesima radice - lo possiamo vedere attualizzato in un caso specifico grazie al commento sul Corriere della Sera del 10 novembre di Ernesto Galli della Loggia: Roma, Virginia Raggi e il malgoverno da cancellare (anche sui Bus). In tale commento Galli della Loggia invitava i cittadini dell’Urbe a votare “sì” al referendum indetto dai Radicali per la privatizzazione del servizio di trasporti pubblici, oggi gestiti dalla municipalizzata Atac.

Premesso che con queste osservazioni si vuole solo cogliere il fenomeno pensante (che è generalizzato) nella sua inefficacia, e che la situazione incriminata ha origini ben precedenti a Virginia Raggi e al governo M5S capitolino e nazionale... non si può che concordare con quanto scritto sul tema puntuale dei trasporti cittadini in mano al Comune di Roma.

Fenomeno che ci dice, con la logica dei fatti e non delle ipotesi, che puntare sulle Istituzioni (l'ineffabile municipalizzata Atac sotto la guida del Comune) o sull’uomo (gli ultimi 15 sindaci di Roma) non funziona dal punto di vista della concreta realtà sociale: origina illusioni e determina delusioni a ripetizione.

Illusioni e delusioni che nascono da un pensiero sociale (sia che punti sull’uomo, sia che punti sulle istituzioni) inefficiente e incapace di cogliere la realtà concreta. Pensiero che sa criticare ma è cieco rispetto a cosa riferirsi per agire nel sociale di inizio terzo millennio: alla strutturazione del sistema sociale.

Strutturazione che si è via via conformata e consolidata negli ultimi tre secoli e che sta a monte rispetto a uomini e Istituzioni relativamente a tutte le brucianti questioni sociali attuali: economiche, politiche e culturali.

Quello che ci preme ravvisare dal punto di vista della concretezza strutturale sociale, approfittando di questa situazione disastrosa dei trasporti pubblici romani, è che in un medesimo uomo che ci rappresenta tutti – e dunque concretamente in Galli della Loggia – si sono presentati i due orientamenti di pensiero di cui parlavamo sopra (puntare sull’uomo, puntare sulle Istituzioni): confermando con ciò di essere le due facce di un medesimo modo di pensare dell’uomo attuale.

Due modi di pensare il sociale che sanno solo fotografare l’esistente in modo statico e puntuale, ma non sono capaci di vederne le dinamiche e di risalirne alle origini concrete: quelle sole che possono portarlo a un efficace e positivo risanamento Della Società umana tridimensionale: economica, politica e culturale.

 


Primo modo di pensare una metà sola della realtà: puntare sull’uomo, in quanto è l’uomo che fa e disfa tutte le cose. Chi così ragiona ritiene che l’uomo giusto al posto giusto basti a risolvere qualsiasi problema. Retaggio di un modo di pensare aristocratico che con un mondo democratico ci “azzecca” proprio poco, e che lascia spazio alla speranza di una possibile alternativa anche in chi non ne può più nonostante il perdurare delle delusioni già subite… che si originano proprio seguendo questa strada che punta all’uomo nuovo: in questo caso all’onesto fuori dagli apparati con la bacchetta magica.

Ernesto Galli della Loggia: «Circa due anni e mezzo fa oltre settecentomila elettori romani (tra i quali chi scrive: è giusto confessare le proprie responsabilità) dando il voto ai 5 Stelle contribuirono a far eleggere sindaco della Capitale d’Italia Virginia Raggi. Naturalmente non avevano la minima idea di chi fosse: come del resto è la norma nel nostro Paese. In Italia nessun elettore o quasi sa realmente chi sia il parlamentare che il suo voto contribuisce ad eleggere. Né per la loro stragrande maggioranza quegli elettori – sono convinto – avevano motivo di una particolare identificazione con il M5S. Semplicemente cercavano un’alternativa».

L’inevitabile delusione ha solo il pregio di far conoscere meglio l’uomo nuovo, meglio: la donna nuova Virginia Raggi.

Ernesto Galli della Loggia: «La sindaca Cinque Stelle non riesce a costruire un’agenda d’impegni significativa per la città, sembra muoversi sempre a tentoni, non ha visione, non ha polso, non sa prendere alcuna decisione tempestiva e importante per arrestare lo sfacelo che la circonda. È evidente che non ha la minima idea di cosa sia la politica. Ostaggio rassegnato dei suoi 60.000 dipendenti, insieme ad essi tiene in ostaggio due milioni e mezzo di romani: non avendo capito che era proprio da quei 60 mila che avrebbe dovuto aver inizio la svolta che in tanti si aspettavano da lei».

Tutto vero. Ma è realistico pensare di risolvere il nodo gordiano di Roma capitale con una Virginia [o con qualsiasi altro, sia ben inteso e lo si è ben visto nei decenni precedenti] e non con Alessandro Magno? È realistico pensare che sia possibile tagliare quel nodo di malcostume amministrativo che oggi si è chiamato “Mafia capitale” senza avere la spada garantita dai poteri assoluti di un tiranno come Alessandro Magno? È realistico pensare che sia possibile in un ambiente “democratico” e soprattutto nel perdurare dell’inosservata strutturazione attuale del sistema sociale umano di inizio terzo millennio? No. Non è realistico, ma illusionistico.

 


Secondo modo di pensare: Ecco che di fronte alla realtà umana inefficace sembra allora acquistare forza l’altro orientamento. Quello che ritiene che modificare le Istituzioni – spesso ciò viene interpretato con il saltare da una dimensione all’altra (ad esempio dalla Politica all’Economia) – sia una risoluzione più pratica, pur se spesso empirica, rispetto al puntare sull’uomo: in questo caso “privatizzare la municipalizzata Atac”.

Ernesto Galli della Loggia: «Sono almeno due le ragioni di merito che militano a favore di una privatizzazione del trasporto pubblico romano. La prima molto empirica è che in tal modo (…) tra il Comune e il Concessionario privato si creerebbe almeno un contrasto di interessi tra controllore e controllato. Quel contrasto che oggi non c’è, dal momento che tra Comune proprietario e i vertici dell’Atac da lui stesso nominati esiste un’ovvia identificazione. (…) La seconda ragione è più generale. E cioè che la privatizzazione costituirebbe un indubbio ammonimento per tutte le altre aziende municipalizzate e per gli stessi uffici comunali. (…) Perché la verità nuda e cruda è questa: il principale problema di Roma è il Comune di Roma. È il modo di intendere il proprio lavoro da parte dei suoi dipendenti e il comportamento dei loro sindacati».

Vediamo già da questi flash come il passaggio dei Trasporti pubblici dalla dimensione politica (municipalizzata Atac) alla dimensione economica (Atac privatizzata) sia vista come più pratica e portatrice di quei correttivi che necessitano alla situazione osservata.

Ernesto Galli della Loggia: «Le une (municipalizzate) e gli altri (uffici comunali) gestiti in un modo che dire pessimo significa dire un eufemismo: senza alcuno spirito di servizio, all’insegna di un’efficienza che rasenta l’incredibile, con sacche di potere personale di capi e capetti, con fenomeni diffusissimi di assenteismo e di privilegio sindacale scandalosi, con un’altrettanto diffusa opacità di pratiche e di condotta da parte di molti dipendenti».

Al nostro intelletto tutto ciò non può che sembrare incontrovertibile e auspicabile, e tuttavia non è aderente alla realtà perché è l’altra faccia della medaglia dell’usuale modo di pensare oggi la Società umana: in modo astratto. Ma quest’altro modo di pensare il sociale è realistico? No. Non è realistico, ma illusionistico.

Certo, tutto ciò che si condanna – malagestione per 1,3 mld di debito, elefantiasi occupazionale con i 13.000 dipendenti, 12% di assenteismo dei dipendenti, il 50% dei 2500 autobus che versa in cattive condizioni – Ernesto Galli della Loggia non lo ascrive a Virginia Raggi o al M5S.

Correttamente lo ascrive a molto prima degli ultimi due o cinque anni, ma senza cogliere le ragioni che hanno portato a questo malgoverno/assenza di governo che denuncia. Ragioni però che non sono tanto dovute a uomini (certo uomini hanno concorso, ma non è questo il punto chiave) secondo il primo orientamento di pensiero o di Istituzioni (certo anche le Istituzioni hanno concorso, ma neanche questo è il punto chiave) secondo l’altro orientamento di pensiero.

Il punto chiave - che entrambe le facce opposte di questo pensiero che osserva il sociale e vuole modificarlo ignorano, perché non osservano la realtà concreta – è qualcosa che precede le azioni di uomini e Istituzioni: qualcosa che automaticamente corrompe gli uomini e degrada le Istituzioni; qualcosa che (da secoli!) promuove e alimenta l’antisocialità di quei comportamenti umani e l’antisocialità di quel degrado istituzionale.

E quel qualcosa che pre-esiste e pre-opera come cieco automatismo antisociale, rispetto a uomini e Istituzioni, è la squilibrata “strutturazione” attuale del sistema sociale. Quei comportamenti e quel degrado istituzionale sono dovuti al fatto che per decenni in Italia la struttura del sistema sociale si è basata sul fatto che la dimensione politica ha avuto il predominio unilaterale del sociale complessivo (culturale, politico, economico).

Tale dominio squilibrato della Politica sulle altre due dimensioni sociali ha dato i risultati che oggi vediamo diffusi ovunque: valori culturali corrotti se non abrasi, relazioni civiche compromesse se non degradate, servizi pubblici economicamente insostenibili se non dismessi e attività private alla frutta. E ha dato questi risultati perché si è servita dello Stato come contenitore unico per la "raccolta indifferenziata" del sociale culturale-politico-economico. Realtà concreta strutturale "monodimensionale” che non dipende da uomini o da Istituzioni, ma che fa decisamente dipendere da sé uomini e Istituzioni.

In definitiva pensare soluzioni ai problemi sociali con lo stesso pensiero (nelle sue due facce illusorie) che li ha prodotti è assai poco ragionevole: non solo perché lo ha osservato Einstein, ma perché è pura espressione di una logica aderente alla realtà concreta.

Se il guasto sociale complessivo è in primis “strutturale” - ovvero è promosso in automatico dalla squilibrata forma monodimensionale prevalente del sistema sociale attuale indipendentemente dagli uomini e dalle Istituzioni che si trovano al suo interno, e quindi guasto sociale solo in seconda battuta dipendente dall’umano/istituzionale - dobbiamo aprirci a un concreto pensiero che sappia affrontare l’elemento strutturale unilaterale del sistema sociale attuale per risanarlo.

Come? In senso autenticamente tridimensionale. Si tratta di passare dalla obsoleta generalistica “raccolta indifferenziata” del sociale complessivo (culturale, politico, economico) a contenitore unico - che sia lo Stato ieri e oggi il Mercato è assolutamente indifferente - alla specialistica “raccolta differenziata” del sociale culturale, politico ed economico in tre contenitori specifici: il Mercato per tutta l’Economia, lo Stato per tutta la Politica, la Scuola per tutta la Cultura.

Questa innovativa e specialistica strutturazione del sistema sociale è la Società tridimensionale adatta ai nostri tempi: alla quale tutti (ancora in modo non compiutamente consapevole) aneliamo in concreto. Ernesto compreso.

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