L'Editoriale

Il Conte che non conta

Genuflettersi al bullo d'Oltralpe quando si ha l’occasione di spezzare lasse franco-tedesco che sta distruggendo l’Italia lascia perplessi


18/06/2018

di Mario Pinzi


Chi ritiene che l’euro sia la salvezza dell’Italia e non riflette su cosa avevamo prima del suo debutto sono certo che non farà molta strada. 
Cari lettori, la saggezza impone di lanciare uno sguardo ai valori del passato che abbiamo perso con la globalizzazione gestita dai furbetti del villaggio. 
Con quello che sta accadendo abbiamo l’obbligo di capire per quale motivo il nostro Paese che era tra i primi al mondo non lo è più. 
Per tornare ad essere grandi dobbiamo puntare su ciò che ci rende unici, perché solo attraverso la nostra fantasia e intelligenza abbiamo la possibilità di sconfiggere lasse franco-tedesco che ci sta annientando. 
Venerdì scorso la politica della genuflessione è giunta all’Eliseo, dove Conte ha incontrato Macron. Ammetto di non aver compreso il motivo del loro incontro, ma una cosa è certa: il bullo francese ha continuato ad offenderci affermando che Salvini non vale nulla, perché “le strategie europee si fanno tra capi di Stato” e non attraverso un populista che è un semplice sottoposto. 
La cosa assurda è che il nostro Giuseppe Conte ha subito l’offesa stringendo la mano al bullo.   
Per il comportamento che Salvini ha avuto con la nave Aquarius, il presidente francese ci ha giudicati “cinici e vomitevoli” e attraverso questo vile insulto il nostro presidente, invece di cogliere l’occasione per spezzare lasse franco-tedesco, rifiutando di incontrare lui e quelli che lo accolgono, si è inginocchiato al suo cospetto fregandosene della propria e della nostra dignità. 
Devo ammettere che attraverso le prime reazioni del nostro governo ero convinto che ci fosse in atto un vero cambiamento, ma quando ho visto Conte volare a Parigi, perdendo l’occasione che l’arroganza francese gli aveva fornito, mi sono cadute le braccia. 
Cari lettori, vi ricordo che lasse franco-tedesco sta annientando gli ideali esistenti alla base dell’Unione, e questa sciagura la sto denunciando da anni.  
Francia e Germania hanno tradito l’Europa vendendosi alla finanza speculativa, e questa affermazione non mi stancherò mai di ripeterla. 
In questa squallida Europa le decisioni vengono prese dall’asse franco-tedesco e tutti noi dobbiamo chiederci per quale motivo la Francia può ignorare le regole sul debito, la Germania quelle sul surplus commerciale e noi non possiamo farlo? 
Per comprendere l’arroganza francese va sottolineato che nel marzo scorso la polizia segreta d’Oltralpe, armata fino ai denti, senza il nostro permesso, è entrata in territorio italiano per bloccare degli immigrati che forse potevano trasferirsi sul loro territorio, e Macron si è permesso d’insultarci per il fermo della nave Aquarius. 
Il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz afferma che l’Europa, così com’è, porterà l’Italia al disastro, e secondo lui la fine della moneta unica è vicina perché una nuova divisa minerà l’euro che, al bene collettivo, ha portato solo disastri.  
Stiglitz sottolinea che gli Stati dell’Unione vogliono un’Europa unita, ma sono stanchi di questa austerità che sta distruggendo l’industria manifatturiera – vera ricchezza delle Nazioni -  e afferma che l’euro ha arricchito solo la Germania. Se non troviamo la forza di uscire da questo cappio, l’unica alternativa che ci resta è quella di creare una nuova moneta che lo affianchi. 
L’illustre economista, per far comprendere il disastro dell’euro, evidenzia i dati economici degli Stati Uniti, dove nel 2000 l'economia statunitense era più grande di quella europea del 13%, ma nel 2016 il divario era balzato al 26%.  
Per lui la ricetta franco-tedesca legata all’austerità dei bilanci statali è sbagliata, e se in futuro l’Europa tornerà a crescere, il Pil non raggiungerà mai il livello che avrebbe raggiunto con una strategia finalizzata a rispettare il consumo.
Questo governo potrebbe arrivare dove gli altri non sono arrivati, ma deve seguire la nuova musica di Salvini che può fare la differenza...      

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