Punto & Virgola

Il Capitalismo della sorveglianza secondo Shoshana Zuboff


17/11/2020

di Andrea di Furia

Difficile essere all’altezza dei tempi in cui viviamo. Siamo sempre più vittime sacrificali delle innumerevoli informazioni farlocche ci vengono fornite e delle conoscenze utili che ci vengono negate. Da qui sorge la necessità di un approccio plurilaterale rispetto a quanto può essere oggetto del nostro pensiero cosciente, particolarmente quando venga applicato al sociale.

Il modo di vedere qualsiasi cosa come “buona o cattiva”, “giusta o sbagliata”, “utile o non opportuna” ha comportato nei secoli una strutturazione del sistema sociale unilaterale: ovvero capace di privilegiare solo una delle tre dimensioni sociali, rispettivamente Cultura, Politica, Economia, sulle altre due.

Pensiamo all’epoca delle Teocrazie orientali come l'Antico Egitto dei Faraoni in cui la Chiesa locale decideva se una cosa è “buona o cattiva”: allora la dimensione sociale Culturale dominava unilateralmente le altre due, determinandone limiti e discrezionalità a suo uso e consumo.

Pensiamo all’epoca risorgimentale ottocentesca in cui lo Stato decideva se una cosa è “giusta o sbagliata”: allora la dimensione sociale Politica dominava unilateralmente le altre due, determinandone limiti e discrezionalità a suo uso e consumo.

Pensiamo a inizio terzo millennio in cui il Mercato decide se una cosa è “utile o non opportuna”: adesso la dimensione sociale Economia domina unilateralmente le altre due, determinandone limiti e discrezionalità a suo uso e consumo.

In questo periodo di circa 7 millenni l’evoluzione dell’Umanità è come proceduta per inerzia senza che l’uomo abbia coscientemente contribuito ad essa. Il passaggio dalla Società umana solida delle Chiese religiose orientali (o del Medio-evo papale) alla Società umana liquida degli Stati moderni e alla Società umana gassosa attuale si è compiuto storicamente in modo per così dire automatico.

Fino a ora, però. Infatti, da qualche decennio assistiamo ad una inversione di tendenza notevole. Ora c’è un nuovo potere che vuole consapevolmente modificare a suo uso e consumo l’evoluzione dell’Umanità. Quindi non a vantaggio di tutti noi, ma solo del proprio elitario gruppo di appartenenza.


Shoshana Zuboff, prima donna ad avere una cattedra di ruolo alla Harvard Business School dove insegna dal 1981, lo chiama Capitalismo della sorveglianza.

Fenomeno che si è reso possibile solo ora, dopo che l’emancipazione della dimensione sociale Economia dalle altre due ha prodotto sul piano umano l’infantile idolatria tecnoscientifica del “magico algoritmo” e la tragica rottura del rapporto da uomo a uomo che sempre, fino ad ora, ha caratterizzato le tre unilaterali e oggi antisociali tipologie (solida a predominio culturale, liquida a predominio politico, gassosa a predominio economico) di sistema sociale, di Società umana.

Rapporto che le élite del predominio culturale-religioso coltivavano tra Chiesa e fedeli; che le élite del predominio giuridico-politico coltivavano tra Stato e sudditi; che le élite del predominio economico-finanziario coltivano tra Mercato e consumatori.

Oggi, nell’antisociale Società umana gassosa a traino economico, a questa “attenzione partecipe” al rapporto reciproco tra élite e masse si va sostituendo una “indifferenza radicale”. Le attuali élite non sono più i Capitalisti del Mercato, come ancora si crede, ma personaggi come Mark Zuckerberg di Facebook.

Costoro non si rapportano più con il Consumatore, (Consumatore che è, per loro, merce) ma con il proprio Cliente: colui che usufruisce dei dati che Zuckerberg&soci estraggono dal web “mettendo in contatto i consumatori tra loro”. Cliente che, indifferentemente, può essere un’Entità culturale o politica o economica.

Se il prodotto del Capitalista del Mercato è ancora legato alla realtà della soddisfazione di un bisogno del Consumatore, il prodotto del Capitalista della sorveglianza è la realizzazione di un “comportamento di massa” che soddisfa le proprie o altrui aspirazioni manipolative delle realtà economiche, politiche, culturali.

Casi più conosciuti dell’attuale potenza manipolativa del Capitalismo della sorveglianza attuale sono Google e Facebook, i cui algoritmi estrattori di dati sono il sottofondo predittivo per Clienti (uno tra tutti Cambridge Analytica) che hanno prodotto “campagne di disinformazione per corrompere il dibattito e i risultati elettorali in Indonesia, Filippine, Colombia, Germania, Spagna, Italia, Ciad, Uganda, Finlandia, Svezia, Olanda, Estonia, e Ucraina” prima delle presidenziali USA del 2016 e, come sembra plausibile, anche di quelle del 2020, di pochi giorni fa.

La cosa interessante - per chi vuol capire e non subire, e addirittura non diventare per ignoranza e disattenzione complice involontario degli Adepti di questa innovativa e corrotta forma di “Capitalismo comportamentale” - è che lo scenario di riferimento di questi Capitalisti della sorveglianza non prevede nessuna etica, né legge capaci di limitare la propria utile libertà: che è tanto più libera di esprimersi distruttivamente quanto più riesce a manipolare e schiavizzare le masse e i gruppi di riferimento nelle tre dimensioni: Università, Partiti e Imprese.


Se osserviamo, l’indifferenza radicale di questa moderna Casta sacerdotale laica  (comprensibilissima in un’ottica sub-umana) verso il rapporto di reciprocità con il Consumatore si espande invasiva come un colloso blob anche verso l’etica personale e le leggi pubbliche. Realtà antisociale assolutamente in sintonia con l’essenza unilaterale sistemica della Società umana gassosa a traino esclusivo economico. E il libro della professoressa Zuboff, Il Capitalismo della Sorveglianza, ne dà ampia testimonianza.

Shoshana Zuboff: «L’indifferenza radicale risponde agli imperativi economici, e solo di rado possiamo vedere davvero il rigore con il quale viene applicata. È capitato nel 2018, quando BuzzFeed ha pubblicato un memo interno di Facebook, vecchio di due anni. Scritto da Andrew Bosworth, uno dei dirigenti storici più influenti dell’azienda, mostrava l’applicazione scientifica dell’indifferenza radicale. “Spesso parliamo di quanto c’è di buono e di cattivo nel nostro lavoro. Io voglio parlare del brutto” iniziava Bosworth, e poi continuava spiegando come l’equivalenza sia più importante dell’uguaglianza se tutti sono “organismi tra gli altri organismi” e si cerca di guadagnare grazie ad una conoscenza totale: “Noi mettiamo le persone in contatto. Può essere una cosa buona se fanno qualcosa di positivo. Magari qualcuno troverà l’amore o salverà la vita di un potenziale suicida. Ma può essere una cosa cattiva se fanno qualcosa di negativo. Magari qualcuno dovrà affrontare il bullismo e ci rimetterà la vita. Magari qualcuno morirà per colpa di un attacco terrorista coordinato con i nostri strumenti. Ma continuiamo a connettere le persone. Il lato più brutto della faccenda (…) è che per noi qualunque cosa ci permetta di connettere più persone, di fatto è positiva. Per quanto ci riguarda, è forse il solo ambito nel quale i calcoli sono del tutto sinceri.  (…) Ecco perché il nostro impegno per crescere è giustificato. (Come ) Tutte le operazioni discutibili per importare i contatti. (Come) Tutte le sfumature di linguaggio che fanno in modo che i contenuti di una persona sino ricercabili dai suoi amici. (Come) Tutta la fatica per aumentare la mole delle comunicazioni. (…) Non sono i prodotti migliori a vincere. Sono quelli che usano tutti. (…) Se siamo qui, è senza dubbio grazie alle nostre tattiche per crescere”. Come dice chiaramente Bosworth, l’indifferenza radicale ritiene equivalenti i fattori positivi e negativi, malgrado i loro diversi esiti e significati morali».

Se perciò l’obiettivo è quello di “intrappolare tutti in una connessione di massa”, allora la conseguenza ulteriore è che anche verità e menzogna sono equivalenti. E in questo periodo di idolatria della Tecnoscienza mancano i linguaggi comuni condivisi per comprendere il fenomeno dei Big Data nella sua tossicità sociale per l’Umanità attuale. Stranamente un’Umanità più antica questi termini comuni li avrebbe.

Se vivessimo ancora in un’epoca in cui era di abitudine attribuire alla magia fenomeni non conosciuti i nostri Adepti sarebbero stati compresi con il termine comune di Maghi neri; se vivessimo invece un’epoca in cui la religione definiva la realtà nei suoi termini, gli appartenenti al Capitalismo della sorveglianza verrebbero compresi come appartenenti a una Setta satanica.

Poiché invece siamo in un’epoca in cui il linguaggio religioso è stato completamente rimosso dobbiamo accontentarci di una definizione asettica come “indifferenza radicale” per descrivere in un linguaggio scientifically correct quello che Anna Harendt ha così ben definito come la “banalità del male” riferendosi ai crimini nazisti. Banalità del male che però non è asettica rispetto alla nostra conoscenza della realtà sociale. [nostre le parentesi seguenti per comprendere il testo seguente, utili per chi non ha letto il libro].

Shoshana Zuboff: «Una conseguenza rilevante dell’uso dell’indifferenza radicale è che il primo testo (che appare sul web) diviene (opportunamente) corruttibile da contenuti che normalmente sarebbero ritenuti ripugnanti: menzogne, disinformazione (e controinformazione) sistematica, violenza, odio, e così via. Basta che i contenuti aiutino a “crescere” perché Facebook “vinca”. È una vulnerabilità che può diventare un problema dirompente dal punto di vista della domanda, dell’utente, ma che fa breccia nella fortezza dell’indifferenza radicale solo quando minaccia di interrompere il flusso di surplus (i dati degli utenti) nel secondo testo ombra: quello destinato a loro e non a noi. Di norma, la corruzione dell’informazione non viene ritenuta problematica finché non allontana gli utenti o attira l’attenzione della legge, minacciando le operazioni di rifornimento di surplus, definite da Bosworth come l’imperativo della connessione. Per questo la “moderazione dei contenuti” è al massimo una tattica difensiva, non una presa di responsabilità».

Questa realtà dei fatti, stupefacente nella sua tecnoscentifica attualità, è assolutamente negativa rispetto all’evoluzione dell’individuo autocosciente e responsabile, e sta provocando un fenomeno di assuefazione passiva nelle masse degli utenti: manipolati per mutare da Individui autocoscienti ad anonimi membri dell’Alveare sociale.

Eppure, comprendere la tossicità di questo sfruttamento delle nostre menti (i contenuti del web e dei social ora sono prodotti dalla massa degli utenti) è capitale. Perché nel processo di acquisizione dei dati attraverso le connessioni, queste nostre menti vengono cambiate in modo rapido e radicale da un gruppo che potremmo definire “riformisti del comportamento delle masse”, i quali sono radicalmente indifferenti al fatto che i loro obiettivi siano, per noi, positivi o negativi: perché guadagnano in tuti e due i casi!

Anche nelle martellanti comunicazioni sull’attuale epidemia di Covid-19 a livello mondiale si intrecciano gli obiettivi di questi Capitalisti comportamentali, con evidenti implicazioni a livello economico, politico, culturale per le masse dei cittadini di tutto il mondo.

Approfondiremo questo Capitalismo elitario della sorveglianza, che poteva attecchire e manifestarsi solo nella Società umana gassosa a traino esclusivo economico-tecnoscientifico e che già ora non può essere contrastato agendo sulla sua sostanza specifica - essendo già capace (vedi udienza di Zuckerberg al Congresso americano per i fatti di Cambridge Analytica-Facebook) di sottrarsi all’imperio dell’etica e della legge nazionale - ma soltanto sparigliando il sistema attuale dal punto di vista strutturale.

Non però riproponendo una sua variante liquida o solida come ad esempio cercano di fare i Politici o i Virologi oggi, bensì cambiando il sistema da unidimensionale prevalente che è (e che persiste nella tossica raccolta indifferenziata dei rifiuti sociali economici, politici e culturali) e mutandolo in un sistema tridimensionale, che pratica invece la più opportuna e adeguata ai tempi nostri raccolta differenziata dei rifiuti sociali. Rifiuti sociali di cui il Capitalismo della sorveglianza è, direi, un esempio fresco di giornata.

Sistema tridimensionale equilibrato e sano che abbiamo indicato quale Società umana calorica per distinguerla dalle antisociali Società monodimensionali: Società umana calorica che è il primo passo strutturale indispensabile per alimentare ritrovate forze e spinte sociali “sostanziali” capaci di contrastare l’attuale disumana e antisociale Involuzione dell’Umanità e di riorientare tutti noi verso una più umana Evoluzione sociale.

(riproduzione riservata)