Punto & Virgola

Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio

La "Santa verità di noster vècc di Roberto Zago


08/10/2017

di Andrea di Furia

Pochi giorni fa, a Milano, ci ha lasciato Roberto Zago, autore e regista teatrale che con la sua Compagnia dei Giovani ha segnato un’epoca. Vorrei salutarlo e farmi ora ispirare dalla sua Arte ricordando una sua frase: Santa verità di noster vècc (da “Mì voti el mè marì”) con cui commentava una saggezza proverbiale ancora valida, per quanto spesso non capita e perciò sottovalutata.

Questa frase ci offre il destro per esaminare la validità di un proverbio secolare, Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, ai giorni nostri: che ci vedono disorientati frequentatori di un sistema sociale “strutturalmente”  antisociale malsano e proiettato al disumano.

Questo proverbio, oggi, come andrebbe interpretato? Poiché i proverbi per la loro valenza archetipica hanno la peculiarità di sopravvivere ai millenni: sono cioè capaci di essere interpretati ogni volta secondo lo spirito dell’epoca, secondo l’attualità in evoluzione.

Iniziamo dalla seconda parte:ma non fidarsi è meglio”. Va riferita negli ultimi 7 millenni alla forma del sistema sociale in quanto nel tempo, dopo un’iniziale apparente positività, questa "forma" come vedremo decade e si ammala di una unilateralità strutturale assolutamente incoerente rispetto alla socio-diversità evolutiva delle 3 dimensioni sociali: Economia, Politica e Cultura.

Di fatto non ci si può fidare di un sistema sociale strutturato così perché avremmo un rapporto tra “Forma sociale” (1 struttura unitaria) e “Sostanza sociale” (3 dimensioni sociali) che già matematicamente raffigura la frazione 1:3 (un terzo) ossia l’insufficienza sociale, l'incapacità di organizzare l'intero sistema sociale. Il "vorrei ma non posso sociale" tutt'ora in auge ovunque sul Pianeta.

Insufficienza strutturale del sistema sociale poiché la forma sociale non si è mai evoluta. Cosa che inevitabilmente continua a produrre anche ai tempi nostri, come nel passato preistorico e storico, il caos antisociale. Caos antisociale che a sua volta determina l’inquinamento e la reciproca corruzione delle tre dimensioni sociali depotenziando e soffocando la loro reciproca emancipazione evolutiva che, viceversa, negli ultimi 7 millenni si è intanto completata.

Ed è invece proprio a questa evoluzione dimensionale per gradi successivi che va riferita la prima parte del proverbio Fidarsi è bene. Parte che non rimane immutata (come abbiamo visto la seconda) ma che si rivolge via via a soggetti sociali diversi, fino a giungere ai tempi nostri.

Se torniamo infatti alla preistoria umana, quando la dimensione culturale-religiosa aveva ancora in gestazione presso di sé quella politica e quella economica, Fidarsi è bene poteva essere applicato esclusivamente alla Persona come membro della propria tribù, della propria etnia. Del proprio simile secondo il sangue era corretto fidarsi, ma assolutamente no di tutto ciò che è estraneo ad esso.

 


È l’epoca che culmina poi nelle Teocrazie orientali le quali, da questo rapporto “fondato sulla Persona ma in relazione al sangue” e ispirato da precetti religiosi, derivavano poi tutti quegli altri rapporti che sintetizziamo oggi come norme di diritto e di morale.

In questo momento la vita spirituale, quella giuridica e quella economica costituiscono un’unità. Unità strutturale e sostanziale, in quanto sistema sociale, che vale la pena rappresentarci in immagine come di una Madre (la dimensione culturale) che ha ancora in grembo ciò che prima e poi verrà alla luce, in tempi diversi, come sue figlie (la dimensione politica prima, la dimensione culturale poi). E questa Madre cultura, donna all'epoca molto religiosa, vive in una Casa che si è fatta su misura delle proprie iniziative e attese, che possiamo coerentemente immaginarci come un Santuario.

Tuttavia, nell’evoluzione dalla preistoria ai giorni nostri quest’unità si spezza e le tre dimensioni si emancipano le une dalle altre, entrando in competizione. Con il culminare infatti dell’epoca greco-romana la preistoria diventa sempre più storia, mentre dall’Estremoriente asiatico ci si sposta sempre più verso la geografica centralità del continente europeo a partire dal suo Sud, dal Mediterraneo. E in questo lungo lasso di tempo, se pensiamo all’Arte della politica nata in Grecia e al Diritto romano qui da noi, vediamo come la dimensione politica si sia via via emancipata e poi separata dalla dimensione culturale.

Ora nello stesso sistema sociale, nello stesso contenitore strutturale, nella stessa Casa-santuario dobbiamo vedere assieme alla Madre Cultura - che porta ancora in grembo ciò che dopo molti altri secoli porterà alla nascita dell’altra figlia Economia – l’ingresso della (per così dire) primogenita Politica. La dobbiamo veder crescere nei vari secoli storici fino alla maturità e a quell’emancipazione che l’ha resa definitivamente autonoma dalla Cultura: che possiamo riconoscere avvenuta al tempo della Rivoluzione francese (1789-92 d.C).

Adesso la prima parte del proverbio, Fidarsi è bene, va riferita non più alla “Persona secondo il sangue” come “regolarmente avveniva” durante il predominio della dimensione culturale in cui le religioni stesse erano “etniche” - altrimenti si finisce socialmente nel disastro, come nel tentativo nazista del secolo scorso - bensì alla Comunità come organismo sociale di base.

L’impulso culturale va via via indebolendosi e viene sostituito dall’ideologia in cui la Comunità si riconosce: cosa che porta al superamento della barriera naturale etnico-razziale e a riconoscersi all’interno di uno Stato organizzato con le sue leggi.

Segno, questo passaggio, della centralità sociale dell’evento avvenuto all'inizio della nostra era 2.000 anni fa in Palestina circa l’evolversi del sistema e la nascita dello Stato che conosciamo oggi: in quanto tale evento porta a superare l’etnicità culturale religiosa preesistente perché si apre “a tutte le Genti”: all’Umanità intera.

Stato prima inesistente in questa forma: in cui La Comunità si caratterizza per i diritti e i doveri che infine autonomamente si dà da se stessa. E per questa Comunità la norma giuridica sostituisce il comandamento etico religioso, cosa che ha l'effetto collaterale di rendere l’Etica da una parte una questione meramente personale, individuale, ma dall’altra una questione “libera”: non più obbligata dal precetto religioso!

Tornando all’immagine di prima, che è capace di sintetizzare millenni di storia e migliaia di acutissime trattazioni sociologiche, la figlia Politica acquista con l’autonomia anche la forza di imporre i propri gusti nella Casa-santuario (il sistema sociale) di cui assume sempre più la direzione.

Casa che tuttavia ora vuole a sua immagine e somiglianza. Smantellato così il Santuario, e attraverso propri “materiali” (come ad esempio i Partiti, la Pubblica amministrazione ecc.) che aggiunge per soddisfare primariamente le sue esigenze, ora essa trasforma l’architettura dell’edificio precedente in Parlamento.

 


Tuttavia l’evoluzione storica è continua. E a partire dal XV secolo avviene un evento che porterà il suo focus geografico a lasciare il continente europeo e a spostarsi decisamente verso l’Estremoccidente: la (ri)scoperta dell’America nel 1492.

Da allora possiamo riconoscere che nella Casa-parlamento, oltre a Madre Cultura che ci sta stretta e alla prima Figlia Politica che dilaga con le sue pretese unilaterali, ora muove i suoi primi passi e si aggira un terzo elemento in via di emancipazione: la Figlia Economia.

Una cosa va però tenuta presente: è vero che gli inquilini della Casa (prima Santuario, ora Parlamento) sono aumentati. Ma la Casa è rimasta “una”. Non ci sono due Case (una per Madre Cultura e una per Figlia Politica, il che eviterebbe molti conflitti inevitabili tra le due, dovuti alla coabitazione forzata nello stesso edificio), ce n’è una sola: il Santuario, nell’evoluzione storica dello Stato, è stato smantellato per far posto al Parlamento.

Però questa figlia appena nata (la dimensione economica) ha una sbalorditiva velocità di crescita, estranea alle altre due frequentatrici della Casa: l’Economia cresce con una velocità esponenziale, rispetto alla lentezza millenaria e secolare delle altre due coinquiline.

Se osserviamo: in poco meno di cinque secoli l’ultimogenita dimensione economica ha conquistato prima il Pianeta, con i suoi traffici commerciali-finanziari, e questo le ha dato la forza di emanciparsi e poi di imporsi in tempi brevissimi (pochissimi decenni invero) alle altre due inquiline nella Casa-Parlamento. Immaginate ora il caos dentro quell’unica Casa (il sistema sociale attuale!) in cui sono costrette a convivere le tre coinquiline, ora completamente emancipate e autonome: ciascuna con le sue esigenze qualitativamente diverse, le sue aspirazioni diverse, le sue prospettive future diverse, le sue priorità "totalmente" diverse! Ce ne rendiamo conto una buona volta?

Madre Cultura pensa esclusivamente allo sviluppo dei talenti e delle qualità delle Persone volendo però vivere non più in una Casa-santuario come un tempo, bensì in una moderna Casa-scuola: dove tutto, unilateralmente, è formazione ed educazione. E ogni santo giorno si lamenta con le altre coatte inquiline che tutte le sue prerogative e le sue iniziative e le sue visioni se le è arrogate quell’intrigante della Figlia Politica: prima da sola e adesso in combutta con l’altra figlia Economia.

La Figlia Politica a tutto pensa tranne che a restituirle il maltolto (la gestione delle esigenze della Scuola) e men che mai di allestire una nuova Casa alla Madre Cultura, come risarcimento, e di riconoscerle autonomia ideativa e organizzativa. Primo perché ritiene migliore l’approccio ideologico (il suo!) di quello culturale, e alla mens sana della Madre vuole sostituire la propria mens giuridica: essendo i diritti e doveri della Comunità amministrata il focus della sua interpretazione unilaterale del sociale.

In secondo luogo perché dell’insuccesso palese in Italia della moderna "Squola" dei somari, del bullismo e dell’abbandono non ritiene di essere responsabile (com’è in realtà al 99%) ma solo di non aver avuto soldi a sufficienza. Quei soldi che cerca di strappare alla Figlia Economia.

La quale ultima arrivata, invece, si serve dei soldi e dei lobbisti per ricattare e comprare la Politica: in realtà finge di compiacere i ghiribizzi della Politica per strapparle tutto. Non solo la Scuola, dunque, che brama per farne oggetto delle proprie autoreferenziali e unilaterali esigenze: che sono la circolazione delle Merci e dei servizi sul Territorio.

Immaginiamoci, come in una brillante commedia di Roberto Zago, le prevaricazioni, i litigi, gli scontri, i dispetti, le furbate reciproche, i colpi sotto la cintura. In una parola il caos infernale e antisociale di questa convivenza costretta nella stessa struttura, nello stesso edificio sociale: sempre più litigioso, sempre più angusto, sempre più soffocante in cui competono tutte e tre.

 


Ma la Figlia Economia, cresciuta in un ambiente così unilateralmente egoistico e bramoso di potere, non pensa ad uscire di Casa, pensa invece di comprarsela col denaro per trasformarla a sua immagine e somiglianza.

L’attuale Casa-Parlamento le sta troppo stretta e così, dopo averla smantellata a suon di corruzione legalizzata e non, con altri propri "materiali" aggiunti da lei (ad es. i Lobbisti, la tecnologia, la finanza) si costruisce la Casa dei suoi unilaterali sogni: l'Ipermercato.

E nell’epoca attuale in cui viviamo tutti noi? Quella in cui la monodimensionale strutturazione del sociale è divenuta la Casa-ipermercato? Come va interpretato il Fidarsi è bene?

Se in epoca di predominio culturale-religioso, l’epoca che possiamo definire della Società “solida”, ci riferivamo alla Persona; se in epoca di predominio politico-statale, l’epoca che definiamo con Bauman Società liquida, ci riferivamo alla Comunità organizzata; adesso nell’epoca del predominio economico-finanziario, che definiamo della Società gassosa, dobbiamo riferire la prima parte del proverbio "al Territorio", in cui si trovano le materie prime sulle quali la dimensione economica pone il suo focus, come espressione sintetica delle merci e servizi che circolano in esso.

Fidarsi è bene ora esce dall’ambito etico-personale e da quello giuridico-comunitario per entrare in quello utilitaristico-merceologico del “soddisfatti o rimborsati”: ora ci si fida del marketing, dell’efficacia tecnologica, del denaro tout court. Il soggetto sociale non è più "umano" (Persona, Comunità), ma "sub-umano" (merce). Di qui il rischio concreto, per l'unilaterale dominio finanziario sull'intero sistema sociale da parte della dimensione economica, di tendere ancor più sotto: verso il disumano.

Questo passaggio (da Persona a Comunità a Territorio) in realtà involutivo, che ci segnala la prima parte del proverbio, è invero la conseguenza di quanto (involutivo anch’esso) si riferisce alla seconda parte del proverbio ma non fidarsi è meglio. Nel sistema di oggi su tutto il Pianeta (!) la struttura sociale inosservata (la forma unitaria) condiziona e rende illusorio il triplice apporto dimensionale (la sostanza tridimensionale): determinando l'attuale e futuro caos incontrollabile.

Ossia la persistente e obsoleta unilateralità della strutturazione sociale ammorba, degrada e corrompe il triplice apporto dimensionale sociale (di Economia, Politica e Cultura) in quanto è rimasta immutata negli ultimi 7 millenni.

Nonostante la novella ristrutturazione dovuta al predominio della Figlia Economia, infatti, la Casa in cui vivono le tre inquiline è rimasta sempre e solo “una”. E non corrisponde all’evoluzione della sostanza sociale che si è separata, che si è emancipata in tre dimensioni funzionalmente differenti [le tre coinquiline ormai diventate tutte adulte] che vogliono vivere in tre strutture diverse: per metratura, altezza, larghezza e profondità qualitativa.

Rammentate il rapporto di “un terzo” tra forma strutturale (1) e sostanza dimensionale (3) dove l'Unità (l'intero) è solo sognata e illusoria? Per essere armonico e sano, non disumano e malato, quel rapporto deve diventare forma strutturale (3) e sostanza dimensionale (3). Matematicamente questo rapporto è 3:3, “tre terzi”, che è uguale all'Unità (l'intero) concreta e fattiva.

Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, se applicato al sistema sociale, ci esorta a passare dalla sua struttura attuale malsana (perché frazionata e monodimensionale) all’equilibrato e sano “intero” sociale: che è tridimensionale. Come direbbe Roberto Zago: “Santa verità di noster vècc”.

Ecco allora la necessità attualissima di uscire dalla “condominiale” malata e predatoria Società gassosa di oggi, a dominanza unilaterale economico-finanziaria, e di entrare nella Società tridimensionale dei nostri tempi: dove le tre dimensioni sociali hanno un loro specifico spazio strutturale dedicato, reciprocamente autonomo, in cui esprimersi al meglio.

Strutturazione "tridimensionale" del sistema sociale adatta ai tempi nostri, in cui Madre Cultura, Figlia Politica e Figlia Economia non vivono più nello stesso stretto, conflittuale e soffocante edificio, ma vivono ognuna nella propria Casa separata dalle altre due: ciascuna nello specifico spazio abitativo che si è costruita su misura per soddisfare al meglio le proprie esigenze senza più inquinarsi - come invece è inevitabile ora (!) nel decotto sistema sociale in cui viviamo, per il loro preventivo coatto mescolarsi e reciproco corrompersi - con quelle delle altre 2 ex-inquiline.

Libere ora tutte e tre (in questa diversa strutturazione "tridimensionale" del sistema sociale) di crescere all’interno del loro spazio sociale vitale (la Cultura nella Scuola; la Politica nello Stato; l’Economia nel Mercato) e libere tutte e tre di incontrarsi nella piazza sociale, su cui si affacciano le loro tre Case finalmente separate, ogni qual volta occorra una sinergica collaborazione: a vantaggio delle Persone, della Comunità e del Territorio.

 

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