Punto & Virgola

Fattoria di Vaira: un esempio di investimento green alternativo al deposito bancario, ormai infruttifero


04/05/2021

di Andrea di Furia

Passata la Festa del Lavoro quale dovrebbe essere il primo maggio, con il retrogusto amaro che “al lavoro” il nostro Governo gli abbia fatto un anno di festa ma in un altro senso, si torna a parlare di crescita e investimenti. Buffo: l’invito viene da parte di chi ci ha portato in un periodo decennale di reale decrescita, che ora si vuole generosamente attribuire al Covid-19.

E uno dei mantram per la ripresa che va per la maggiore è che si deve investire nella green economy. Paradossalmente sembra di assistere ancora una volta al Monello di Chaplin, che rompe il vetro con un sasso e (guarda caso) poco dopo passa il vetraio ambulante: che per noi a inizio terzo millennio sembra avere il volto di Banche e Governi.

Economia verde, che sarà mai? In astratto è quell’economia che si ritiene faccia bene all’ambiente, ma che poi nella realtà non è sempre così. Ad esempio, a Kyoto si sono permessi gli Emission Trading che consentono lo scambio di crediti di emissione tra Paesi industrializzati ad economia in transizione e un Paese virtuoso che abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiore al proprio obiettivo: quest’ultimo può così cedere tali "crediti" a un Paese fortemente inquinante che, al contrario, non sia stato in grado di rispettare i propri impegni di riduzione delle emissioni di gas-serra.

Un chiaro esempio di parassitismo economico ambientale: il Paese inquinatore continua finché trova Paesi virtuosi a cui comprare le riduzioni di inquinamento che gli servono a rientrare nelle quote a lui richieste.

Tornando agli investimenti sull’economia verde, la questione non è poi così peregrina e lontana da tutti i conti correnti degli Italiani dato che a febbraio 2021 (fonte ABI) risultano bloccati su tali conti oltre 1.737 miliardi di euro.

È liquidità economica trasformata in depositi-palude che non fanno bene a un’economia che ristagna. Come il sangue nelle vene, altrimenti ci si ammala, anche il denaro deve circolare.

E le Banche sono le prime a non aver più interesse ai depositi, perciò si sta chiarendo una stagione di nuovi rapporti coi correntisti che è già iniziata con i tassi prima verso lo zero e poi negativi, da una parte, e con allettanti proposte di fondi di investimento green, sia di tipo azionario che di tipo obbligazionario, dall’altra: ad esempio su energie rinnovabili (Aziende che fanno turbine eoliche, fotovoltaico ecc.) ed efficientamento energetico nella transizione verso un’economia meno basata sull’utilizzo del carbone.

Così se ci si domanda se davvero può esserci la possibilità di un investimento economico che vada a diretto beneficio dell’ambiente siamo per forza riportati alla prima e originaria attività economica dell’uomo: l’Agricoltura.

Fanno riflettere I dati dell'export dell'Unione Europea. Il 35% di grano tenero Ue è esportato in Nord Africa. Almeno il 50% delle farine dell’Ue finisce all’Africa subsahariana. Una tendenza dalla quale si evince come l'Europa si stia riducendo a produrre, tramite l’agroindustria convenzionale, prevalentemente materie prime di basso valore con l’obiettivo di invadere e competere coi mercati più poveri.

Qui davvero si dovrebbe investire pesantemente per risanare un terreno agricolo non più economicamente sostenibile e defertilizzato dalla pratica delle coltivazioni intensive: al terzo posto per emissioni di gas serra dopo il settore energetico e il settore dei processi industriali, e fortemente inquinanti non solo il terreno agricolo, ma tutto l’ambiente circostante, per l’uso di fitosanitari (pesticidi, fungicidi, acaricidi ecc.) e fertilizzanti azotati.

Agricoltura intensiva che è concausa di inquinamento, desertificazione, riscaldamento globale e, al contempo, ne è vittima perché i cambiamenti climatici stanno riducendo la resa di molte colture anche per mancanza di acqua e aumento delle temperature.

Si può rimediare a questo scempio dell’ambiente naturale, della qualità organolettica del cibo e dell’economia agricola stessa? Sì, con una diversa modalità di cura del terreno agricolo come ho potuto constatare conversando sul tema AGRICOLTURA BIODINAMICA PER LA TERRA PER LA SOCIETA’ PER LE PERSONE – incontro organizzato da Progetti Micheliani a sostegno della Scuola di Artiterapie Stella Maris di Bologna, in collaborazione con la libreria IBIS - con i due responsabili della Fattoria di Vaira, l’agronomo Elia Gius e il direttore progettuale Fabio Cordella, e con Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturasi (il primo e più grande distributore nazionale di prodotti biodinamici e biologici). Ne sintetizzo alcuni interventi.


Elia Gius: «Il nostro principale obiettivo è accrescere e mantenere la fertilità della terra, attraverso la cura del suo fattore fondamentale: l’humus. Grazie al suo aumento e alle modalità di trattamento di terreno e piante l’organismo agricolo sale di livello, diventa una vera e propria individualità agricola in cui gli equilibri del mondo microbico, di insetti animali e flora, la qualità e quantità di massa vegetale, appaiono con numeri e qualità nettamente superiori rispetto ai terreni confinanti. L’azienda si estende su una superficie di oltre 500 ettari, ha una sessantina di dipendenti, ed è un “organismo agricolo” completo: sono conpresenti vigneti, oliveti, orticole, cereali e foraggi per gli allevamenti di vacche da latte, razza bruna alpina, circondati da siepi, macchie boschive e otto laghetti artificiali che arricchiscono l’agro-ecosistema e la biodiversità. Usiamo la sostanza organica compostata per concimare, si praticano le rotazioni delle colture il metodo biodinamico per rigenerare e aumentare la fertilità del terreno, e si producono formaggi, oltre a vino, olio, miele e passate di pomodoro e pomodorino».

Fabio Cordella: «In Fattoria di Vaira, a partire dalla cura del paesaggio e del terreno, questa impostazione mira a produrre cibi sani di altissima qualità rendendo sane le piante, in modo che possano resistere alle malattie e ai parassiti, ma pensa anche al futuro e lo facciamo in due modi: con il progetto semi resistenti al cambiamento climatico e con il progetto scuole perché per la cura dell’ambiente avremo sempre più bisogno di tantissimi conoscitori, per esperienza diretta, dei vantaggi di questa modalità innovativa di agricoltura, nata i primi del ‘900 da una domanda posta a Rudolf Steiner su come fertilizzare un terreno agricolo che veniva progressivamente impoverito nel tempo dal ripetuto uso dei primi fertilizzanti sintetici usati su larga scala».

Elia Gius: «Assieme ad EcorNaturaSi collaboriamo sia con Sativa, azienda svizzera specializzata nello sviluppo di sementi professionali rivolte a chi pratica l’agricoltura biologica e biodinamica, per la valorizzazione e miglioramento delle sementi antiche, la loro selezione e produzione; sia con lo specialista svizzero Peter Kunz, in un progetto di ricerca per lo sviluppo di varietà biologiche di grano duro per il territorio italiano. E per le Scuole la Fattoria coinvolge alunni e studenti di ogni ordine e grado, dalla scuola primaria all’università, aprendo l’attività della fattoria alla partecipazione diretta nei lavori aziendali per le diverse classi scolastiche, convinti come siamo che niente come l’esperienza diretta e consapevole del lavoro agricolo possa essere veicolo per la una sua presa di coscienza culturale e per un suo futuro impegno: la Terra intera oggi ha bisogno di tantissimi agricoltori biodinamici che ne prendano correttamente cura».

Fabio Cordella: «Fattoria di Vaira ha una vocazione storica per la Scuola: già nel 1952 fu istituita una fondazione con la missione di formare ed educare i giovani alla professione agricola. Le generazioni future sono un nostro obiettivo anche dal punto di vista culturale e sociale. Biodinamica vuol dire anche puntare ad una economia di comunità che, oltre a quella economica, sviluppi la consapevole relazione umana tra produttori, negozianti e consumatori. E in questi tempi difficili è stato proprio grazie agli investimenti su di noi da parte di questa eterogenea comunità allargata che abbiamo potuto procedere a un ulteriore sviluppo:portare al nostro interno anche la trasformazione dei nostri prodotti, che ci sta rilanciando non solo economicamente, e completare il potenziamento della nostra vocazione all’agriturismo favorita da una posizione invidiabile tra la campagna molisana e il mare adriatico, oltre dalla nostra cucina sempre variata dall’utilizzo di prodotti strettamente di stagione».


Fabio Brescacin: «Biodinamica vuol dire nuova cultura, nuova comunità, nuova economia per la nostra e le future generazioni. Vediamo con tristezza la desolazione di tanti terreni agricoli la cui fertilità è stata ridotta ai minimi termini, se non azzerata, dalle coltivazioni convenzionali monoculturali intensive, orientate a produrre a sempre minor prezzo per favorire il Consumatore. Così però, remunerando con 8 centesimi di euro il pomodoro da industria, si uccide il Produttore e sul Consumatore si scaricano costi occulti che pagherà in altro modo. Inoltre si creano quelle situazioni antisociali di cui poi ci si scandalizza come il caporalato e la schiavitù dei migranti raccoglitori stipati nelle invivibili baraccopoli. Questa non è vera economia. Vera economia è quella che valorizza il lavoro di chi produce riconoscendogli quel giusto prezzo che gli permette la produzione futura. Diversamente si vive come sfruttatori in un’economia malsana che uccide se stessa. La questione del giusto prezzo è fondamentale per un’economia sociale sana: garantisce e crea un’alleanza tra i tre protagonisti dell’economia: produttore, negoziante-distributore e consumatore. Tema attualissimo.

Non solo la cura della terra che tutti ci nutre – ossia cura dell’ambiente e del paesaggio, oltre al lavoro per il prodotto - e che deve essere posta alla base di tutto, ma anche il perseguimento del giusto prezzo per tutta la filiera economica, dal produttore al consumatore, è un’ulteriore ragione per investire su realtà biodinamiche come Di Vaira. Favorire il passaggio da un’economia competitiva antisociale dello sfruttamento ad un’economia collaborativa sociale di comunità è il grande tema economico da affrontare per la salute dell’ambiente e il controllo del cambiamento climatico: perché la biodinamica sviluppa un terreno che assorbe anidride carbonica invece di scaricarla sull’ambiente.

Tema economico che comporta anche un uso consapevole del denaro di acquisto, di prestito e di dono perché le future generazioni non si ciberanno di titoli azionari. Ci sono più di 1,7 miliardi bloccati sui conti correnti degli italiani e le oltre 400 aziende certificate Demeter, ma anche tutte le altre biodinamiche, sono senza dubbio un solido investimento su cui puntare per il futuro».

Da queste conversazioni chi bada al sodo potrebbe trarre l’errata convinzione che siano solo motivi culturali di protezione dell’ambiente, di cui ultimamente sono portatori i giovani aderenti al movimento strike for the future di Greta Tumberg, o solo motivi sociali dei promotori delle varie forme di economia di comunità (civile, circolare, solidale ecc.) a orientare sull’agricoltura biodinamica l’interesse degli investitori.

In realtà la biodinamica, o moderna agro-ecologia che si diversifica per metodi e cultura rispetto all’agro-industria, è “economicamente” un esempio di grande redditività aziendale.

Carlo Triarico, presidente dell'Associazione per l'agricoltura biodinamica, su Terra e vita dell’aprile 2019 segnala che nei comparti specializzati ad alto valore agricolo “il fatturato annuo medio per ettaro delle aziende biodinamiche (certificate Demeter) è stimato dal Bioreport 2018 in circa 13.300 euro, rispetto ai circa 3.300 delle aziende convenzionali”.

Negli ultimi 10 anni, in Italia sono raddoppiate le aziende che si sono convertite all’agricoltura biodinamica: sono ben 4.500 su una superficie di quasi 15.000 ettari. Siamo il primo paese esportatore al mondo di prodotti biodinamici, il secondo per ettari e il terzo in Europa, dopo Germania e Francia, in termini di produzione.

Sarebbe opportuno che oltre a parlare di investimenti per l’efficientamento energetico nella transizione verso un’economia meno basata sull’utilizzo del carbone, si potesse anche parlare di investimenti in green economy per l’efficientamento verso un’agro-ecologia biodinamica che (invece di degradarla) rifertilizza la terra e rigenera il paesaggio: con il doppio vantaggio, nutrizionale e ambientale, per tutti noi.

(riproduzione riservata)