Punto & Virgola

Corrotti d'Italia: diamo una mano a una Sociologia ancora ferma all' "attenti al cane"

Con Tangentopoli facciamola salire al secondo gradino della scala di Zygmunt Bauman


01/01/2017

di Andrea di Furia

Abbiamo già riportato il parere di uno dei massimi Sociologi moderni, Zygmunt Bauman, circa il fatto che la Sociologia è rimasta al primo gradino: quello del “cave canem”. Rammentate il cartello appeso su alcuni cancelli a denunciare la presenza di un cane pericoloso e ringhiante?

Ebbene, quello del warning, dell’alert sarebbe per Bauman il primo e unico gradino che la Sociologia ha fin qui superato. È il gradino della messa in guardia, dell’avvertimento. Però, si lamenta un frustrato Bauman, tutto ciò è incapace di incidere sulla realtà sociale: è il gradino della denuncia sterile, dell’attenti al cane.

La Sociologia moderna ha il problema, assai grave purtroppo, di ignorare letteralmente che sta usando un pensiero - quello “scientifico concettuale astratto”, ormai divenuto usuale e automatico in tutti noi - che può farle salire solo il primo gradino, ma non è all’altezza del secondo gradino della scala Bauman: quello che la renderebbe capace di incidere davvero sulla realtà sociale… prima del disastro da lui “profetizzato” come inevitabile - ove questo non avvenisse - nel suo “Paura liquida”.

Per tentare di capire insieme approfitteremo di un ottimo studio, di uno dei più recenti e circostanziati “attenti al cane” della Sociologia. Estrarremo dati del rapporto promosso dalla Fondazione Res di Palermo: uno studio di 170 pagine, coordinato dal professor Rocco Sciarrone che all’Università di Torino insegna “Sociologia della criminalità organizzata”.

Parliamo di uno dei massimo esperti europei, e la base statistica è rigorosa: 541 politici selezionati attraverso sentenze definitive della Corte di Cassazione, 541 istruttivi casi di corruzione nelle sue creative forme.

L’interessantissimo studio, integrato dai fascicoli delle autorizzazioni a procedere del Parlamento italiano, fa la storia dei Corrotti d’Italia: prima e dopo Tangentopoli.

Pre-Tangentopoli: certo, il 30% dei condannati che ruba per sé ce lo aspettavamo, ma colpisce di più il nostalgico 42% che orgoglioso di farlo ruba per il Partito e si sorprende della condanna, non ritenendo ciò un furto ma una capacità virtuosa e altruista.

Post-Tangentopoli: i corrotti-nostalgici crollano al 7%, mentre i corrotti-profiterol (i ladri per sé) non lasciano ma raddoppiano al 60%.

Sia prima che dopo i condannati appartenenti all’area di centro destra surclassano i condannati appartenenti all’area di centro sinistra. Tuttavia, indipendentemente da chi vince la classifica della corruttela - 1 su 2 per il centro-destra contro 1 su 3 per il centro-sinistra, dopo Tangentopoli - parliamo per entrambi (destra e sinistra) di un dato vergognoso e insostenibile.

Dato questo, però, che non meraviglia più di tanto, essendo i destri più “colorati” economicamente ed i sinistri più colorati “politicamente”. In altre parole più lobbisti i primi dei secondi: che però indifferenti all’handicap di partenza non mollano l’osso e scalano velocemente posizioni.

Interessante la mutazione genetica del corrotto: prima il classico notabile, dopo il professionista; prima il singolo, dopo la rete dei contatti.

Rete che dopo Tangentopoli si trasforma nel classico triangolo no! C’è l’imprenditore che paga, c’è il politico che decide e c’è il funzionario che concretizza il colpo.

E sempre più spesso al posto dell’imprenditore lobbista fa la sua comparsa il Boss lobbista: segnale clamoroso della reattività della malavita organizzata nel saper leggere al volo i segni dei tempi: prima e meglio di politici e Sociologi.

Segnale riassunto nella parolina magica “globalizzazione”. Ovvero il passaggio - nel sistema attuale strutturato a 1Dimensione predominante sulle altre due - dal dominio della dimensione politica dello Stato al dominio della dimensione economica del Mercato.

E proprio qui cogliamo il mutamento culturale mafioso: via la romantica lupara e avanti a tutta mazzetta!

 


Proprio così, perché dopo Tangentopoli l’habitat dei Corrotti d’Italia, ossia il Mercato della corruzione, è clamorosamente cambiato e si è decisamente ampliato.

Se prima si pasturavano Ministri e Parlamentari, dopo è tutto un frullar di pinna di Assessori comunali e Consiglieri regionali per accoppiarsi bramosi ai lobbisti della corruzione.

Anche il tariffario segue le leggi dell’economia sia quando supera il mezzo milione di euro in funzione del rango del corrotto (di ciò sono accusati il 40% dei Parlamentari) sia quando ci si vuole parare il sidecar con il più semplice baratto. Tanti si concedono infatti per case, auto, assunzioni o promozioni di parenti e per gli immancabili pacchetti-promozionali di voti garantiti al limone.

Esaminando l’età dei Corrotti d’Italia lo studio del professor Sciarrone conferma un’ntuizione di quel grande che fu nel Medio Evo Federico secondo di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero nel XIII secolo. Per colui che fu definito “stupor mundi” - parlava correntemente sei lingue e fu l'unico crociato che riconquistò Gerusalemme alla cristianità medievale senza colpo ferire (!) - il funzionario di Stato non doveva rimanere nello stesso posto per più di 2 anni.

Perché? Perché altrimenti, secondo Federico, avrebbe avuto il tempo di tessere le proprie reti e coltivare le proprie clientele. Funzionario statale che dopo 24 mesi veniva comandato in altra sede.

Pensiamo adesso ai nostri politici di carriera (a vita!) in nome della democrazia e vediamoci come i Tafazzi che siamo… se ci lamentiamo del malaffare e della corruzione debordante.

Lo studio Sociologico ci dice infatti che l’età media dei condannati è di 48 anni. D’accordo: la lentezza della giustizia italiana e i 3 gradi di giudizio ci mettono del loro; ma è anche vero che serve, dice lo studio, “un percorso lungo, attraverso l’accumulo di esperienze e relazioni”.

La regione più corrotta? La Campania con il 17% dei condannati conquista il primato e, come gli ultimi fatti sembrano riconfermare, la Lombardia è buona seconda con l’11%.

Direi un quadretto niente male! C’è da complimentarsi coi ricercatori.

Eppure... non ci scolliamo dal primo gradino di Bauman. C’è la denuncia, precisa, ma non c’è la terapia sociale. Cosa manca, allora, alla Sociologia? per avere quell’efficacia che auspicherebbe Bauman e che anche noi auspicheremmo nasca, da subito, magari in questo nuovo anno 2017?

Intanto occorre capire che il problema non sta nella Sociologia in sé, ma "nel pensiero che la pensa".

In quel pensiero scientifico così automatico in tutti noi moderni, in quel pensiero concettuale astratto che 2500 anni fa era appannaggio dei soli Socrate, Platone e Aristotele – dei massimi filosofi Greci, e tuttavia dopo decenni di studi per appropriarsene – mentre oggi sgorga spontaneamente persino nel parcheggiatore illetterato extracomunitario che non ha mai visto un banco di scuola.

È l’evoluzione, bellezza: 2500 anni non passano senza colpo ferire e le conquiste di pochi pionieri dello Spirito diventano proprietà di tutta l’Umanità secoli, millenni dopo.

Purtroppo di un’Umanità, quella odierna, che ne usufruisce automaticamente e che non si avvede come questo pensiero scientifico concettuale astratto sia solo fatto di “pensati” e sia perciò adatto solo a ciò che si pesa, si misura e cade sotto i nostri occhi.

Pensiero concettuale astratto adatto solo ad indagare la Natura, l’inorganico, la tecnica e stop! Pensiero che può ben sognarsi (senza provocare danni) il Bosone di Higgs, ma che purtroppo “toppa” (e fa danni inevitabilmente) quando esce dal meccanico e dal meccatronico inorganico: quando tenta di approcciare e sogna  - senza avere la forza per un approccio cosciente - “il vivente”, “il sociale” e addirittura “l’umano”.

Proviamo allora a partire dal dato scientifico che abbiamo testé tratteggiato e dai concetti espressi. Adesso aggiungiamo ad essi l’immagine dell’habitat (sociale), che abbiamo visto corruttivamente peggiorare da prima a dopo Tangentopoli.

Dal punto di vista della “salute” del sistema sociale Italia prendiamo l’habitat di una fertile pianura attraversata da un fiume come immagine del “prima di Tangentopoli” e l’habitat di un arido deserto come immagine del “dopo Tangentopoli”.

Cosa è cambiato? È cambiato decisamente il paesaggio. È scomparso il fiume e il fresco paradiso è diventato un inferno infuocato.

Il fiume scomparso era un elemento paesaggistico “strutturale”, ed essendo scomparso vuol dire che era in via di scomparire già da prima. Non essendosene accorti gli abitanti, questi improvvisamente si sono trovati davanti l’arido deserto in cui ora si affannano quotidianamente.

Ecco cosa manca alla Sociologia: la consapevolezza dell’elemento “strutturale” malato del sistema sociale Italia. Elemento strutturale che l’immagine del fiume inquinato "già da prima"... ci dà.

 


Malanno originario del sistema sociale moderno che più volte abbiamo segnalato essere “la sua strutturazione a 1Dimensione sociale prevalente sulle altre due”. Elemento strutturale ignorato che era già malato prima di Tangentopoli e ovviamente è peggiorato dopo Tangentopoli, dato che nessuno degli Italiani, e tanto meno nessuno dei Sociologi, se ne è accorto!

Sistema sociale malato, dunque, esattamente perché strutturato a 1D prevalente sulle altre due. Purtroppo anche questo è un concetto che al pensiero scientifico non dice nulla o quasi. Se tuttavia potenziamo questo concetto astratto con l’immagine concreta che serve - quella della “modernità liquida” di Bauman - allora tutto si chiarisce perfettamente.

Se la società moderna è “liquida”, sono “liquide” anche le tre dimensioni sociali classiche di cui si compone: Cultura, Politica, Economia.

Se la struttura, il sistema sociale che contiene queste 3 dimensioni liquide è a 1Dimensione allora in questo che è un "contenitore unico" finiscono ben tre liquidi differenti: diciamo 1/terzo di acqua-cultura, 1/terzo di vino-politica, 1/terzo di olio-economia.

Un mix imbevibile! Che fa organoletticamente schifo! E non per “colpa” dei liquidi in sé, ma semplicemente perché sono conservati nello stesso contenitore “unico”… e non in tre contenitori diversi. Come fa ogni massaia a casa propria se non li vuole inquinare!

Se poi nel contenitore unico quei liquidi sociali permangono mescolati insieme per anni e decenni, quel mix non può che fermentare e imputridire, peggiorando sempre più la situazione esistente.

Ecco spiegato - con un linguaggio più chiarificatore e adatto al tema sociale – ecco spiegato “strutturalmente” perché i Corrotti d’Italia si moltiplicano invece di diminuire. Così come stanno gradatamente peggiorando tutti gli altri fattori della coesione sociale (culturali, politici, economici che siano) come rilevato da altri studi dei Sociologi.

 


E in questo contenitore di liquame sociale a 1Dimensione prevalente sulle altre due che fermenta e imputridisce da decenni - che in Italia è lo Stato e nel Mondo è il Mercato globalizzato – ogni iniziativa inizialmente “positiva”, essendo liquida anch’essa, non può che co-inquinarsi da sùbito non appena si immerge in quel preesistente superinquinato “brodo di coltura”, anzi in quel “brodo di corruttela” che è il prodotto spontaneo di base del sistema sociale moderno a 1D.

Ecco dunque evidenziato perché nulla funziona a dovere in questo sistema sociale malato a 1D prevalente sulle altre due. Ed ha avuto ragione quel grande pedalatore di Bartali, che non è un Sociologo, a sentenziare che in Italia: «L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!».

Per farci un’idea concreta del sociale moderno, dunque, abbiamo dovuto usare insieme un pensiero ed un linguaggio di livello superiore a quello scientifico in uso nella Sociologia (e purtroppo non solo) che raggiunge solo l'astrattezza. Astratto vuol dire privo di immagini ma anche, e soprattutto nel sociale, è il contrario di “concreto”: non incide in nulla.

Non essendo concreto, il linguaggio scientifico concettuale astratto della Sociologia può solo abbaiare alla luna, può solo fermarsi al primo gradino di Zigmunt Bauman: quello della denuncia sterile che non aiuta a prendere le giuste contromisure ma le sogna da oltre due secoli nei vari programmi di Partito. Inevitabilmente illusi e delusi.

Contromisure che consistono, concretamente e specificatamente, nel passaggio “strutturale” da un sistema sociale malsano a 1Dimensione prevalente sulle altre due (che vengono stritolate e soffocate nel suo abbraccio mortale) a un sistema sociale sano perché strutturato a 3 dimensioni sociali autonome e in rispettoso equilibrio di potere reciproco: così come fossero 3 Stati sovrani che collaborano in sinergia perché “federati o confederati”.

Al linguaggio scientifico concettuale astratto vanno perciò aggiunte immagini-sintesi concrete (come la “modernità liquida” di Bauman) per poter assurgere a interpretare e orientare con efficacia il sistema sociale moderno. Ma in questo modo il superficiale pensiero “scientifico” sociale viene potenziato e si trasforma nel concreto pensiero “artistico” sociale… di livello nettamente superiore.

Curioso, vero? Bauman ha colto una “chiave immaginativa” basilare per capire il sociale moderno, ma non se ne è accorto per la “genetica” impotenza sociale del pensiero scientificoconcettuale astratto che egli stesso prevalentemente usa.

Bauman ha solo partorito questa immagine geniale di “modernità liquida” per meglio chiarire un suo concetto interpretativo “soggettivo” - quello di una Società in cui i valori vanno liquefacendosi da solidi che erano – e purtroppo non l’ha usata per potenziare il concetto “oggettivo” di sistema sociale, al punto da poterlo cogliere fin "entro" la sua struttura portante.

Banalmente la differenza di livello tra il primo gradino della scala di Bauman (sterile denuncia astratta del sociale) e il secondo gradino (capacità trasformativa concreta del sociale) della Sociologia sta tutto qui: è la differenza che si evidenzia nell’uso amplificato dello strumento “pensiero”, che da privo di immagini che era diventa concretamente “immaginativo”.

Più precisamente e sinteticamente il livello del pensiero astratto-concettuale scientifico “statico” resta impotente alla superficie esterna del “sociale moderno”, mentre quello scientifico-immaginativo concreto “dinamico” ha la forza di penetrare all’interno del “sociale moderno”.

Purtroppo non è affatto banale rendersene conto, se nemmeno il grande Bauman c’è riuscito. E tuttavia la speranza è sempre l’ultima a morire. Prendendo così in prestito l’incoraggiamento con cui in televisione il Maestro Alberto Manzi rincuorava gli analfabeti del dopoguerra italiano suoi allievi, e augurando un Buon 2017 alla Sociologia mondiale (come a tutti voi), anche noi le diciamo fiduciosi: «Non è mai troppo tardi».

 

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